Il fascino del nascosto: Sherlock Holmes secondo Billy Wilder e Miklós Rózsa
Il fascino del nascosto: Sherlock Holmes secondo Billy Wilder e Miklós Rózsa
«I tre più grandi personaggi di finzione per il grande schermo sono Robinson Crusoe, Tarzan e Sherlock Holmes, e non si è mai fatto un film decente su nessuno di loro» diceva Billy Wilder nel 1963. Possiamo forse dissentire dall’ultima affermazione, ma senz’altro riconosceremo al regista di aver realizzato un film definitivo sull’investigatore inglese: uno studio sul suo carattere, il primo e forse l’unico che sotto il berretto deerstalker ritrae non un simbolo ma un uomo reale.
The Private Life of Sherlock Holmes di Wilder (1970) è un film misterioso. Anzi: amletico, nel senso più calzante del termine, tanto che alla domanda di Robert Stephen su come dovesse interpretare il ruolo di Holmes, Wilder rispose: «Devi recitarlo come se fosse Amleto». Di qui l’indagine sul suo rapporto tormentato con le donne, sull’amicizia con Watson, sui tormenti interiori e osiamo dire: esistenziali.