I 100 anni di Henry Mancini - Intervista esclusiva alla figlia Monica Mancini
I 100 anni di Henry Mancini - Intervista esclusiva alla figlia Monica Mancini
Nella data odierna si celebrano i 100 anni dalla nascita, avvenuta il 16 aprile del 1924, dell’italoamericano Henry Mancini, colui che mutò radicalmente lo stile della musica per immagini degli anni ‘50, introducendo il jazz nei tradizionali arrangiamenti orchestrali e divenendo il compositore più noto della cosiddetta commedia sofisticata. Il suo cult Colazione da Tiffany, score tra le più note in carriera, prevalentemente jazz, raccolse i suoi incancellabili frutti compositivi anche dalla nascente pop music, dalla musica da ballo e dal citazionismo esotico dell’epoca. La movie song “Moon River”, un successo discografico planetario su testo di Johnny Mercer, fu scritta in un mese e pensata per la voce fanciullesca ma affascinante di Audrey Hepburn.
Mancini ha ottenuto 20 Grammy e due Emmy, oltre alle diciotto nomination all’Oscar, aggiudicandosene quattro proprio grazie al sodalizio più lungo in vita, quello con Blake Edwards, per gli score del succitato Colazione da Tiffany del 1961, I giorni del vino e delle rose del 1963 e Victor Victoria del 1982.
In occasione dei festeggiamenti in tutto il mondo dei 100 anni dalla nascita del compositore Henry Mancini, nome d’arte di Enrico Nicola Mancini (Cleveland, 16 aprile 1924 – Beverly Hills, 14 giugno 1994), abbiamo avuto l’immenso piacere e onore di intervistare la figlia Monica, cantante straordinaria, grazie all’intercessione di Gaetano Randazzo, compositore, produttore e direttore d’orchestra, che ha preparato empaticamente un progetto con la medesima di cui parleremo specificatamente molto presto. Monica Mancini a quattordici anni cantò professionalmente con il coro di suo padre Henry Mancini, così come prima di lei sua madre Virginia e sua sorella. È diventata una cantante freelance per gli studi di incisione di Los Angeles. Il suo album di debutto, “Monica Mancini” risale al 1998 ed è stato accompagnato da uno speciale televisivo sulla PBS. Durante la sua carriera ha lavorato con Plácido Domingo, Quincy Jones e Michael Jackson. E’ sposata con il rinomato produttore discografico e musicista Gregg Field. Monica sarà ospite d’onore della serata inaugurale del 18 aprile a L’Aquila, all’interno dell’evento del Conservatorio “A. Casella” che rende omaggio a Henry Mancini dal 17 al 20 aprile 2024 proprio a L’Aquila, Scanno, Francavilla al Mare, Teramo, dove saranno presenti anche i figli di Henry, Chris e Felice, per l’occasione in arrivo da Los Angeles, e per la prima volta nei luoghi delle loro origini, quelli dei nonni e prozii.
Senza indugiare oltre, ecco a voi l’unica intervista rilasciata ad oggi in Italia dalla figlia di Henry Mancini per tributare i 100 anni dalla nascita di cotanto padre, uno dei titani della Musica per Immagini e non solo.
Julie Andrews & Blake Edwards
Henry Mancini & Audrey Hepburn
Colonne Sonore: Quando si parla di grandi connubi tra regista e compositore, coloro che vengono citati più frequentemente sono Alfred Hitchcock & Bernard Herrmann, Sergio Leone & Ennio Morricone, Steven Spielberg & John Williams, Federico Fellini & Nino Rota, tralasciandone altri dal medesimo valore nella Settima Arte, tra cui, in primis, quello tra Blake Edwards & Henry Mancini – 4 gli Oscar ottenuti, su 18 nomination totali in carriera, proprio con i film dell’amico regista, ovvero Colazione da Tiffany (Miglior Score e Canzone), I giorni del vino e delle rose (Miglior canzone) e Victor/Victoria –. Quale ritiene sia stato il colpo di fulmine professionale tra i due che li ha portati a collaborare su più di trenta titoli tra serie TV e cinema, da fine anni ’50 ai primi ’90? E qual è il ricordo che serba di più nella memoria del loro sodalizio sia pubblico che privato?
Monica Mancini: Dalla loro prima collaborazione con il serial televisivo sul detective privato Peter Gunn, Blake ha imparato presto a fidarsi delle scelte musicali di papà. Mi ricordo che Blake suggerì di usare un bongo in una delle scene, e papà, alzando gli occhi al cielo, gli disse: “Non ti dico come dirigere, non mi dici come scrivere la musica per una scena”. Da allora c’è stata totale autonomia nel loro rapporto, durato decenni. Avevano anche lo stesso senso dell’humor, difatti papà rideva di tutte le scene comiche di Blake, in particolare quando si trattava dell’Ispettore Clouseau!
CS: Cosa si aspetta che accadrà nei confronti di suo padre quest’anno, a livello di eventi o tributi, dato che decorrerà il centenario dalla sua nascita, avvenuta il 16 aprile del 1924 a Cleveland? E voi familiari cosa avete organizzato o vorrete realizzare per omaggiarlo?
MM: Prima della morte di mia madre, un paio di anni fa, la famiglia le promise che ci saremmo assicurati che l’eredità di mio padre sarebbe stata protetta e promossa. Voleva che il mondo continuasse ad ascoltare la sua musica per le generazioni a venire, e siamo stati molto impegnati a vedere il suo desiderio diventare realtà. Abbiamo in programma diverse celebrazioni per il 100esimo anno dalla nascita, con un concerto celebrativo in tour in tutto il mondo, un documentario in lavorazione e siamo molto emozionati per un nuovo album che abbiamo appena finito con Michael Bublé, John Williams, Lizzo e molti altri importanti musicisti, che interpretano i più grandi successi di papà!
CS: Facciamo un gioco: io le dico quali sono alcuni dei miei leitmotiv preferiti nella corposa filmografia di suo padre, spaziando tra i tanti generi che ha frequentato e Lei spero possa fare lo stesso, in più motivando ogni scelta tematica dal punto di vista squisitamente emozionale, magari citando tra questi temi il suo o i suoi maggiormente amati e perché. Allora i miei temi più ammirati sono: “Softly” dalla serie TV Mr. Lucky; “The Lifeforce Theme (Main Title)” dal film Space Vampires, “Breakfast At Tiffany’s” da Colazione da Tiffany; “Condorman Main Title” dal film Condorman; “Dreamsville” dalla serie Peter Gunn; “The Thorn Birds Theme” dalla serie Uccelli di rovo; “Love Theme” dal film I girasoli; “Cortina” dal film La pantera rosa; “Something For Audrey” dalla pellicola Due per la strada e mi fermo qui, anche se ve ne sarebbero moltissimi altri. Ora spetta a Lei.
MM: E’ una lista abbastanza grande! Condividiamo alcuni degli stessi temi: I girasoli e Colazione da Tiffany… canto “Meggie’s Theme” da Uccelli di rovo in concerto, una melodia così bella, e ovviamente il tema principale di Due per la strada che è diventata la canzone dei miei genitori durante il loro matrimonio. “Lujon’ da Mr. Lucky Goes Latin è ricercato su Tik Tok ed è diventato il preferito della generazione Z, e l’ho cantato spesso in concerto, con un testo di Norman Gimble.
CS: Vi è una sequenza di vita familiare con suo padre che le è rimasta particolarmente impressa e per quale motivo? Può darsi che tale ricordo sia legato anche al motivo per cui Lei ha intrapreso la carriera di cantante?
MM: Mia madre mi ha ispirato a diventare cantante, non mio padre. Se avessi sentito cantare mio padre capiresti (ride)! La mia carriera è iniziata negli studi dove ho soprattutto ascoltato e non visto. Ho cantato in colonne sonore di film, spot radio e televisivi e per i sottofondi di dischi. E’ stato solo quando papà è morto che il compositore Bill Conti mi ha chiesto di unirmi a lui sul palco mentre dirigeva i concerti della Pops Symphony in suo onore. Questo ha dato inizio alla mia carriera concertistica e in studio di registrazione, per lo più incidendo omaggi a mio padre. Una volta ho proposto a mio padre di andare in viaggio insieme dove avrei cantato le sue canzoni, rispondendomi: “Lavoro da solo, ragazza”.
CS: Tutti si riferiscono a Henry Mancini come al padre della musica per la commedia sofisticata ed è assolutamente vero, tuttavia dimenticano che è stato un grandissimo compositore di partiture d’azione, d’avventura, thriller/horror, di fantascienza, di guerra, di molte marce patriottico-dissacratorie, nonché un raffinato arrangiatore e direttore d’orchestra di temi di altri suoi colleghi, non soltanto di musiche per il grande e piccolo schermo. Da cantante che definizione darebbe ai suoi arrangiamenti e al suo modo di dirigere l’orchestra?
MM: Dovrei ricordarmi anche questo. Ricordo che amava tutti quei generi... era un fan dei film e gli piaceva vedere tutto. Ma prima si considerava un musicista. Ecco perché le orchestre amavano lavorare con lui: sia negli studi che sul palco di un concerto, era uno di loro e li trattava come colleghi, non come “Il direttore Star con la bacchetta” (non sono sicura se questa sia la risposta corretta alla tua domanda).
CS: C’è una composizione tra quelle extra cinematiche di suo padre che l’ha sempre affascinata e coinvolta? Se sì, perché?
MM: Sono sempre stata intrigata da Lifeforce. Mio padre amava comporre al di fuori della sua zona di conforto ed era molto entusiasta di realizzare film che avrebbero ampliato i suoi confini.
Henry Mancini & Audrey Hepburn
CS: Ancora oggi, dopo ben 30 dalla scomparsa di suo padre, molti colleghi lo emulano, lo riscoprono, perfino Dj che utilizzano samples di suoi temi per pezzi da discoteca, migliaia di cover di “Moon River”, etc. etc. etc. Che effetto le fa questo perenne interesse e ammirazione verso la musica di Henry Mancini?
MM: Nessuno sarebbe più felice di mio padre nell’apprendere che la sua musica viene “reimmaginata” ancora oggi. Se chiedi a qualunque 40enne chi è Henry Mancini, non ne ha idea. Ma quando canti le prime tre note di “Moon River” o della Pantera rosa, riconoscono la musica. L’obiettivo della nostra famiglia è collegare la musica all’uomo. Sapere che questa musica non si è scritta da sola.
CS: Da italiano non posso non chiederle quanto del nostro Paese vi era nell’anima d’artista di suo padre, non solo nel suo DNA per provenienza?
MM: Oh mio dio, era così orgoglioso di essere italiano!! Penso che si sia molto rispecchiato in tutte le sue scelte musicali. L’humor, il cuore, l’umanità. Il suo più grande rimpianto è stato quando i suoi genitori, che emigrarono negli stati uniti, si rifiutarono di parlare italiano nella loro casa. Volevano diventare “americani” e volevano che il loro unico figlio vivesse il sogno americano. Parlava in italiano quando andava al ristorante italiano e amava cucinare la pasta per la cena della domenica.
CS: Grazie signora Mancini per questa intervista. Le auguriamo tutto il meglio.
MM: Grazie mille!!!
Le migliori partiture del compositore italoamericano per rendere omaggio al centenario dalla nascita. Selezione su Spotify a cura del direttore della rivista web sulla musica per immagini, Massimo Privitera:
https://open.spotify.com/playlist/5f2JJsUhJxmjiO5AghGt44?si=d5096b0fb1394981
Monica Mancini e il marito Gregg Field
English Version:
Colonne Sonore: When we talk about great collaborations between director and composer, those who are cited most frequently are Alfred Hitchcock & Bernard Herrmann, Sergio Leone & Ennio Morricone, Steven Spielberg & John Williams, Federico Fellini & Nino Rota, leaving out others of the same value in the Seventh Art, including, first and foremost, the one between Blake Edwards & Henry Mancini - 4 Oscars obtained, out of 18 total career nominations, with the films of his director friend, namely Breakfast at Tiffany's (Best Score and Song), Days of Wine and Roses (Best Song) and Victor/Victoria –. What do you think was the professional “love at first sight” between the two that led them to collaborate on more than thirty titles between TV series and cinema from the late '50s to the early '90s? And what is the most memorable memory of their public and private professional partnership?
Monica Mancini: Since their very first collaboration with the television private detective show Peter Gunn, Blake learned early on to trust dad’s musical choices. Blake offered a suggestion to use a bongo in one of the scenes, to which dad rolled his eyes as if to say, “I don’t tell you how to direct, you don’t tell me how to score a scene”. Ever since then there was total autonomy in their relationship, which lasted decades. They also had the same sense of humor so dad laughed at all of Blake’s comic scenes, particularly when it came to Inspector Clouseau!
CS: What do you expect will happen around your father this year, in terms of events or tributes, given that it will be the centenary of his birth on April 16? And what have you family members organized or would you like to do to pay homage to him?
MM: Before my mother passed a couple of years ago, the family promised her that we would make sure that my father’s legacy would be protected and promoted. She wanted the world to continue to hear his music for generations to come, and we have been very busy seeing her wish come true. We have several Mancini 100th concert celebrations planned worldwide, a documentary in the works and we are very excited about a new album that we just finished featuring Michael Bublé, John Williams, Lizzo and many other important musicians, interpreting dad’s biggest hits!
CS: Let's play a game: I'll tell you what some of my favorite leitmotifs are in your father's extensive filmography, ranging across the many genres he frequented and I hope you can do the same, plus motivating each thematic choice from an exquisitely emotional, perhaps mentioning - among these themes - your most loved ones and why. So, my most loved themes are: “Softly” from the TV series Mr. Lucky; “The Lifeforce Theme (Main Title)” from the film Lifeforce, “Breakfast At Tiffany's” from Breakfast at Tiffany's; “Condorman Main Title” from the movie Condorman; “Dreamsville” from the Peter Gunn series; “The Thorn Birds Theme” from The Thorn Birds series; “Love Theme” from the film Sunflowers; “Cortina” from the film The Pink Panther; “Something For Audrey” from the film Two for the Road and I'll stop here, even though there would be many others. Now it's your turn.
MM: That’s a pretty tall order! We share some of the same themes: Sunflowers and Breakfast at Tiffany’s…I sing “Meggie’s Theme” from The Thorn Birds in concert, such a beautiful melody, and of course the main theme from Two for the road which became my Parents song throughout their marriage. “Lujon’ from Mr Lucky Goes Latin has blown up on Tik Tok and has become a favorite of Gen Z, and has I often sing it in concert, with a lyric by Norman Gimble.
CS: Is there a sequence of family life with your father that particularly impressed you, and for what reason? Could it be that this memory is also linked to the reason why you began your career as a singer?
MM: I was inspired to become a singer by my mother, not my father. If you heard him sing you would understand! My career started in the studios where I was heard and not seen. I sang on movie soundtracks, radio and television commercials, and singing backgrounds on records. It wasn’t until dad passed away that I was asked by composer Bill Conti to join him on stage as he conducted Pops Symphony concerts in his honor. This began my concert and recording career, mostly paying tribute to him. I once proposed to my father that we go on the road together and I would sing his songs, to which he replied, “I work alone kid”.
CS: Everyone refers to Henry Mancini as the father of music for sophisticated comedy and it is absolutely true. However, they forget that he was a great composer of scores for action, adventure, thriller/horror, science fiction, war, of many patriotic-desecratory marches, as well as a refined arranger and conductor of themes by other of his colleagues, not only of music for the big and small screen. As a singer, what definition would you give to his arrangements and his way of conducting the orchestra?
MM: You had to remind me of that as well. I remember that he loved all of those genres… he was a fan of the movies and he liked to see everything. But he thought of himself as a musician first. That’s why orchestras loved working with him: whether in the studios or on a concert stage, he was one of them and he treated them like colleagues, not like “The Star Conductor with the baton” (not sure if that answered the question).
CS: Is there a music composition among your father's extra-cinematic ones, that has always fascinated and involved you? If yes, which one and why?
MM: I’ve always been intrigued by Lifeforce. He loved creating out of his comfort zone and was very excited to score films that would stretch his boundries.
CS: Even today, 30 years after your father's passing, many colleagues emulate him, rediscover him, even DJs who use samples of his themes for disco songs, thousands of covers of "Moon River", etc. What effect does this perennial interest and admiration towards Henry Mancini's music have on you?
MM: No one would be happier than my father to see how his music is being “reimagined” to this day. If you ask someone in their 40’s who Henry Mancini is, they have no idea. But when you sing the first three notes of "Moon River" or The Pink Panther, they know the music. Our family’s goal is to connect the music to the man. To know that this music didn’t just write itself.
CS: As an Italian, I can't help but ask you how much of our country was in your father's artistic soul, not just in his DNA by origin?
MM: Oh my goodness, he was so proud of being italian!! I think it is very reflected in all of his musical choices. The humor, the heart, the humanity. His biggest regret was that when his parents immigrated to the states, they refused to speak italian in their home. They wanted to become “American” and they wanted their only son to live the american dream. He spoke restaurant italian ad loved to cook pasta for sunday dinner.
CS: Thank you Ms Mancini for this interview. We do wish you all the best.
MM: Grazie mille!!!