Il vuoto
Massimiliano Lazzaretti
Il vuoto (2023)
Flipper Music
13 brani – durata: 24’00”
Il vuoto di Giovanni Carpanzano, con protagonisti i giovani attori Gianluca Galati e Kevin Di Sole, ci espone la storia d’amore tra Giorgio e Marco, due ventenni dall’estrazione sociale differente - uno è figlio di un avvocato affermato, l’altro di un agricoltore - che in un contesto chiuso e retrogrado come quello della Calabria cercano strenuamente di difendere il loro amore visto da molti malamente. Le musiche sono affidate a Massimiliano Lazzaretti che gioca un ruolo fondamentale all’interno del filmico, avendo costruito una colonna sonora giocata su toni melanconici, sofferti e sofferenti che, già dal brano d’apertura dal titolo “Anna e Giorgio”, con violino e piano solisti sul fil di lana in controcanto, delinea un leitmotiv proprio straziante, che tocca le corde emotive dell’ascoltatore sin in profondità. “Giorni nuovi” è un tema rasserenante e delicatissimo, con piano e violino in assolo che si sfiorano leggiadramente per lasciare spazio a fisarmonica, archi e tastiera all’unisono sul finale gaudioso. “Il grande vuoto” dall’andamento circolare minimale alla Glass in crescendo, ha nel violoncello elettrico sullo sfondo il suo perno, strumento che magnifica una melodia dai tratti epici (di rivalsa morale, sociale e sentimentale). “Il nostro primo sguardo” per piano solo rivela un leitmotiv in bilico tra melanconia e struggimento interiore, che si rafforza con il sopravvento del violoncello solo. “Io e mia sorella” suona brioso e giocoso, per archi, clarinetto, fisarmonica, triangolo, tutti divertiti. “Che ci fai qui” su effetti metallici percussivi e liquescenti e una pianola ‘lontana’ con il violoncello elettrico che appare e apre a sensazioni ascetiche e meditabonde. “Prima stanza” ripresenta il leitmotiv dei due giovani innamorati con tastiera e violoncello in primo piano che delicatamente ne commentano sensazioni e approcci amorosi: davvero un brano intensamente lirico e appassionato, tutto in levare come una corsa d’amore senza fine e senza tempo.
“Quel bacio che non ti ho dato” procede glassianamente ondulante e assai classico (con un certo barocchismo di fondo) nel suo elogio funereo a salire. “Lezioni a teatro” è profondamente circolare nel suo muoversi dal minimalismo penoso, con qualche lieve barlume di speranza qui e là. “Matrimonio” si fa sospeso per piano solo che ‘canta’ il tema sentimentale che potrebbe essere perfettamente una canzone per commedie amorose alla Notting Hill o Love Actually, celebrante la Love Story di Giorgio e Marco. “Sai cosa ci devi fare” possiede un timbro dolorosamente vagabondante e puntellante. “E’ finita” per piano solo e violoncello in controcanto (i due protagonisti assoluti della partitura) è una traccia brevissima e molto amara. “Ultima stanza” è aperto da un suono sintetico lungo, stridente, agghiacciante e ricco di tensione assordante, che il violoncello stronca bruscamente e ancora più duramente con un attacco sulle corde disturbante.
Così commenta Lazzaretti questo suo score parecchio intimista: <<Il lavoro che ho fatto per la colonna sonora è caratterizzato da un fortissimo TEMATISMO. E’ stata una scelta di comune accordo con il regista che ha apprezzato estremamente la mia propensione al TEMATISMO. La colonna sonora mette in risalto soprattutto gli aspetti drammatici e le difficoltà che incontrano i protagonisti nella loro travagliata storia d’amore. E’ uno score che strizza l’occhio, stilisticamente, alle pellicole americane dello stesso genere con temi di largo ed ampio respiro e molto profondi>>.