La memoria del mondo
Marco Robino
La memoria del mondo (2022)
Plaza Mayor Company Ltd/Sony Music/Sergent Major Company Ltd SERG355
9 brani – Durata: 29’00”
Una liturgicamente ancestrale deformità spirituale, che sapientemente trasfigura sacro e profano, natura e divinazione, scienza e fantascienza, è insita in questa colonna sonora scritta da Marco Robino. Noto compositore e violoncellista, fondatore e leader del complesso da camera Architorti, stretto collaboratore del regista Peter Greenaway per pellicole e istallazioni, Robino per il film noir La memoria del mondo di Mirko Locatelli, segue passo passo la storia con una capacità melodica che profuma di passato, quell’intimo ‘ieri’ compositivo classicheggiante tra Ennio Morricone e Riz Ortolani. Il film è ambientato in Friuli-Venezia-Giulia, e vede l’artista visivo Ernst Bollinger tornare nei luoghi della sua infanzia per allestire una sua nuova mostra. Durante questo soggiorno, la moglie Helena scompare improvvisamente e la polizia brancola nel buio. Lo studioso d’arte Adrien, che segue Ernst per scriverne la biografia, decide di affiancare l’artista per perseguire in proprio le indagini, girovagando nello scenario invernale della Laguna di Grado, entrambi perdendosi via via in una sorta di ermetico viaggio incorporeo tra reale e irreale.
Lo score prettamente costruito su archi (i membri degli Architorti) e coro è un profondo percorso doloroso, ascetico, introiettivo e sentimentale, rispecchiante le anime e le menti dei vari personaggi che intessono le loro esistenze nel film: violini, viole, violoncelli, contrabbassi, coro maschile e femminile, organo e suoni della natura (gocciolio d’acqua, versi di uccelli, rumore di battello e altro legato al mondo lagunare della pellicola) sono le fondamenta di questa spiritualità sonora al contempo altisonante e trattenuta. Il tema che viene esposto in “La memoria del mondo” è un adagio tormentato che però ha nel suo nucleo una luce di speranza; una tal luce seppur flebile ma delicatissima che si fa strada nel successivo e morriconiano “Dolceamara”, che lascia spazio a “Memoria di solitudine” un adagio che perpetua quanto espresso nel primo brano del CD, a proseguimento di un’idea di scrittura melodicamente barberiana, intimamente spossata e bramosa di ritrovarsi e far ritrovare, connessione invisibile tra i personaggi della narrazione e il potere evocativo della partitura. “Vapore acqueo” suona chiesastico con quell’organo addolorato e rabbuiato, cosparso di suoni gocciolanti d’acqua sorgiva. “Velo di Maya” si mostra velatamente ondivago e astratto nel suo disvelarne un leitmotiv ortolaniamente romantico e intenso. “Redona” si apre con uno zeffiro sospirante e gli archi afflitti in una sovrapposizione architettonica drammaturgicamente in levare, che rimanda ad un certo Sakamoto per Bertolucci. Tondeggiante nella sua linea melodica glassiana ripetitiva e asfissiante, con il coro riverberante e glaciale dai tratti desolanti in crescente armonia, è “Dialogo minore”. “Memoria arcaica” presenta un andamento brillante nei flautandi degli archi lievi e aerei. L’ultimo brano, “Per Adrien”, parte morriconianamente tra sospirazioni e attese armoniche che si aprono ad un leitmotiv emotivamente largo, gravido di riconoscenza e affetto.