Sepè Le Mokò
AA.VV.
Sepè Le Mokò (2022)
Daniele Sepe
Encore Music BD 1781
12 brani – Durata: 63’52”
Solo nel leggere i nomi dei compositori eseguiti e di colui che li riesegue, sale la febbre dell’appassionato cinefilo e in special modo del collezionista cultore di colonne sonore. Armando Trovajoli, Carlo Rustichelli, Piero Umiliani, Lelio Luttazzi, Alessandro Cicognini, Piero Piccioni, tutti alla mercè del grande, il solo, l’eccezionale, l’irraggiungibile e mai dimenticato Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, al secolo l’unico Totò, il principe della risata, della commedia dell’arte, reinterpretato attraverso le sue iconiche musiche per film da Daniele Sepe in questo album che già dal titolo è tutto una citazione d’intenti: Sepè Le Mokò, facendo bonariamente il verso ad uno dei classici film dell’attore, commediografo, comico, poeta, paroliere, sceneggiatore e filantropo italiano (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), Totò le Mokò di Carlo Ludovico Bragaglia del 1949. Sepe che è un rinomato sassofonista e compositore partenopeo (classe 1960) tributa uno dei suoi (e dei nostri) miti, uno dei napoletani Doc più importanti al mondo, il Principe Antonio De Curtis, con un CD contenente 12 tracce da altrettante pellicole stranote di Totò, in compagnia dei suoi straordinari compagni di allegre scorribande, quali Peppino De Filippo, in primis, e a seguire tanti altri che hanno reso indimenticabile il nostro Cinema dell’epoca d’oro della commedia all’italiana, specchio dei nostri drammi dolceamari, ipocrisie, miserie, boom economico, l’arte dell’arrangiarsi, ingenuità e cinici mutamenti. I dodici film selezionati sono iconici sin dai titoli: si va da cult assoluti a titoli puramente di cassetta (commerciali) passando per pellicole in cui il Nostro fa un cammeo o partecipazione speciale, quali La banda degli onesti, Totò, Peppino e i fuorilegge, Gli onorevoli, Audace colpo dei soliti ignoti, Letto a tre piazze, Risate di gioia, Totò Diabolicus, Totò, Peppino e…la dolce vita, Totò e Peppino divisi a Berlino, Totò Sexy e Rita, la figlia americana.
Sepe riesce nell’intento, espresso a chiare lettere nel libretto del CD – “Perché un album sulle musiche di Totò? Tanto per cominciare perché, in larga parte, le musiche relative ai film non sono reperibili. Le dadaiste avventure di Totò e i suoi comprimari, Peppino De Filippo, Vittorio Gassman, Nino Taranto, Aldo Fabrizi, Anna Magnani sono talmente intense e veloci che il più delle volte prestiamo poco orecchio a quello che avviene al di sotto, alle strepitose partiture che sottolineano la comicità tragicomica delle sceneggiature, e così perdiamo di vista un elemento prezioso.” –, di restituirci le partiture dei suddetti grandi compositori con una tale vitale rispettosità concettuale originaria anche se stravolgendole in toto (non Totò; scherzo!), per farle rinascere alle nostre orecchio distratte o propriamente non troppo attente, anche se percependone la ‘bellezza in note’ fuori e dentro le immagini, con una nuova veste che ne rafforza l’ispirazione e l’esecuzione originale, arricchendole e facendoci venire immediatamente voglia di rivedere i film, magari andando a scovare le correlate score (qualora queste fossero rinvenibili, cosa che per la stragrande maggioranza dei casi è impossibile, come ben detto da Sepe stesso poco sopra).
Allora, nella sarabanda di leitmotiv tutti cantabili, subito leggendari tormentoni che non ti si scollano più dalle orecchie (e per un compositore di musica per immagini crearne di così semplici e immediati non crediate sia cosa facile, anzi più complicato che mettere in piedi una sinfonia o un’opera lirica), tutti eccellentemente interpretati da Sepe al flauto, flauto basso, sax tenore, clarinetto e fagotto, Riccardo Pittau alla tromba, Alessandro Tedesco e Roberto Schiano ai tromboni, Franco Giacoia alle chitarre, Lello Di Fenza al vibrafono, marimba, glocken e timpani, Antonello Iannotta alle percussioni, Mario Nappi al pianoforte e rhodes, Davide Costagliola al basso e contrabbasso, Paolo Forlini e Claudio Marino alla batteria, Alessandro De Carolis al flauto dolce, Antonello Capone al fagotto, troviamo Armando Trovajoli con Totò e Peppino divisi a Berlino (una samba sfrenata e multilinguistica, altamente colorata nei timbri, che anticipa di sei anni, con la sua irriverente marcetta, quella popolare e scanzonata di Piero Piccioni per Il medico della mutua – “Marcia di Esculapio”), Totò Sexy (un jazz euforicamente swingante e classico al contempo, suonato con virtuosismo estremo, come tutti i pezzi di questo incredibile album), Gli onorevoli (twist funambolico e divertente, che ti viene voglia di ballare agitatamente, con voce iniziale di Totò e vocalismi femminei spumeggianti; vari assoli saettanti per contraltare) e Totò, Peppino e…la dolce vita (un soft jazz che striscia piano sotto pelle sbeffeggiandoci bellamente e sfacciato ci mostra tutto il lato tragicomico della vicenda narrata non solo filmicamente ma soprattutto musicalmente; in questa versione con una classe inappuntabile tutta in levare); Carlo Rustichelli con Letto a tre piazze (due i brani: il tema portante e il “Cha Cha Mambo”. In entrambi i pezzi la performance dei solisti è qualcosa da brivido lungo le ossa, in cui si passa dalle soffuse romanticherie del primo brano all’Hellzapoppin’ del secondo); Piero Umiliani con Audace colpo dei soliti ignoti (il sax la fa da padrone all’inizio per poi lasciare spazio a tutti gli altri strumenti in un caldo e suadente abbraccio amoroso che toglie il fiato); Lelio Luttazzi con Risate di gioia (il brano “Due tromboni in frack” profuma di lounge swingato/jazzato che avvolge, seduce e svenevole incanta); Alessandro Cicognini con Totò, Peppino e i fuorilegge (ballabile con brio che furoreggia tra jazz d’annata dai colti ricami e sprazzi di foxtrot goffamente superbo) e La banda degli onesti (raggae schernente e giocoso con voce di Totò e Peppino sullo sfondo: uno dei temi più famosi delle OST del Principe della Risata); Piero Piccioni con Totò Diabolicus (tango con nuance danzanti jazz oscure in crescendo, che poi prendono il sopravvento, con ululati, nitriti e versi di animali vari a contorno); dulcis in fundo Antonio De Curtis dall’aldilà e Shell Shapiro folletto gracchiante e acido con “Veleno” da Rita, la figlia americana su musiche di Guido Cenciarelli e David Norman Shapiro: una canzone pazzamente rock che sembra uscita dagli Skiantos o Elio e le Storie Tese che deforma non poco tutto quello fin d’ora ascoltato.