Primi baci
Claudio Cimpanelli
Primi baci - Musica da camera (2023)
Joseba Publishing
11 brani – Durata: 71’00”
In una chiacchierata con il Maestro Claudio Cimpanelli (classe 1956) riguardo questo suo ultimo album, mi confessa che: “si tratta di una raccolta che ricopre un lasso di tempo che va dal 1985 fino al 2003, benché “Primi baci lungo le Mura Aureliane” lo scrissi nel 1973, a 17 anni, nella versione originale per violino e pianoforte, che in questo CD viene affidato all’oboe, al fagotto e al pianoforte. Primi baci come Primi passi nell’ambito della Composizione. Questo pezzo del 1973 è molto filmico…”.
Di rado trattiamo tra le nostre pagine album di musica da camera, però questo scritto da Cimpanelli, autore delle colonne sonore di Mondo cane oggi – L’orrore continua, La bella vita, Un inverno freddo freddo e Baciami piccina (queste ultime due recensite dal sottoscritto), nei suoi 11 brani, di cui due titoli suddivisi in 4 parti, ascoltabile unicamente sulle piattaforme streaming (Apple Music, Deezer, You Tube Music, Amazon Music Unlimited, Spotify), raffigura pagine molto vicine nello stile e nel pensiero a quelle ponderate per un film. Ogni traccia è un quadro visivo ben preciso che respira, filtra, immaginifica e trasmette pentagrammi di celluloide.
L’album deve essere (e sottolineo ‘deve’) ascoltato con estrema attenzione e cura di non essere distratti da alcunché di esterno – cosa che si dovrebbe fare costantemente quando ci si cimenta nel primo ascolto (e successivi) di un album, per una questione di rispetto per chi ha lo ha concepito, in primis, e in secondo luogo per noi che lo abbiamo desiderato e comprato per averlo nella nostra collezione discografica – per non perdere ogni tonalità concettuale e di scrittura che come uditori vi percuoterà sin nelle viscere. “Ricercare su di un nome” (tra numerologia e cabalismo secondo il suo compositore), eseguito da Gianni Oddi al sax soprano, Filiberto Palermini al sax alto, Alessandro Tomei al sax tenore e Marco Guidolotti al sax baritono, aprente l’album digitale, è un pezzo di matrice jazz alla Piero Umiliani e Armando Trovajoli solo all’apparenza, che ben presto, tra gli splendidi dialoghi dei quattro virtuosi sax, si tramuta in un gioco di suggestioni ideologico-musicali alternate e reiterate che tendono al divino.
“Emera notte” (sul dualismo tra Giorno e Notte), con gli straordinari Davide Simoncini alla tromba ed Elena Domasheva al piano, è, nella sua dissonante forma jazzistica progressiva, un funambolico pezzo da noir anni ’40 – ’50 franco-americano che dapprima deraglia per poi implodere su sé stesso e nella seconda parte divenire meditativamente addolorato e plumbeo nei suoi tetri colori timbrici.
“Sogni” (ispirato dalla lettura de “L’ultimo dei Giusti” di Swahrz-Bart), con la performance di Francesco Malatesta al violino e Paolo Cigli al pianoforte, suona melodiosamente in bilico tra Dave Grusin e Jerry Goldsmith di molti noir e drammi sentimentali, nel quale il sottile interscambio tra i due strumenti assurge a corteggiamento senza fine ma sempre sul punto di raggiungere il vertice di una Love Story senza tempo né luogo. “Rem” (sulla nota fase del sonno onirico), per fagotto solista eseguito rigogliosamente da Eliseo Smordoni, è un balletto strambo, a tratti delicatamente lineare, dalle sottolineature timbriche gershwiniane che ne accrescono la rapsodica funzionalità espressiva.
“Ground Zero”, suddiviso in 4 movimenti (“Before”, “Desolation”, “Reflection” e “Lovers Will Come Back to Kiss Again”), dedicato, come intuibile sin dal titolo, alla tragedia dell’11 Settembre 2001, vede Davide Simoncini alla tromba ed Elena Domasheva al piano cercare di (e riuscirci pienamente) riportare tutte le emozioni succedutesi dopo cotanto nefasto, incancellabile e brutale avvenimento che ha cambiato per l’ennesima volta il volto e l’anima dell’umanità – come tutti quegli accadimenti che le sempre ingiuste e immotivate guerre comportano, nonché tutti quegli aberranti atti umani contro noi stessi e contro la natura che ci circonda, continuandoci ad amare ugualmente pur non essendo ricambiata (vedi gli sconvolgimenti climatici e il declino inarrestabile del nostro Pianeta a causa della nostra menefreghista e ignorante incuria) –, con una sequenza continua, tra un movimento e l’atro, talmente emozionale, costituita da passaggi dalla tromba al pianoforte solista e in duo che fanno scuotere e rasserenare al contempo: una composizione assai intimista e sofferta che diviene pura depurazione spirituale del proprio Io.
“Ave Maria gratia plena” (dedicata alla memoria della madre Maria del compositore e sua quinta “Ave Maria” composta in carriera), con la vocalità angelica del soprano Angela Nicoli e il delicatissimo pianoforte di Luigi Mastracci, è di una dolcezza straziante e commovente a tal punto da sentirsi in pace con sé stessi ad ogni nuovo, prezioso e necessario ascolto: una preghiera cantata che ogni essere umano desidererebbe avere la facoltà di poter dedicare a colei che ci ha dato la vita e che sarà sempre parte di Noi perché Noi siamo stati parte di Lei.
“Angoli di città” per trio d’ance, anch’esso suddiviso in 4 movimenti (“Risoluto Nord”, “Danzante Ovest”, “Regale Est”, “Gioioso Sud”), tributante i punti cardinali contestualizzati in una città immaginaria dal suo autore, è un brano che respira sin nel suo eccellente e dinamico nucleo fondativo di quelle sinfonie aperte, fatate, eteree, liriche e cullanti alla Ottorino Respighi, Miklós Rózsa e Sergej Sergeevič Prokof'ev. I tre virtuosissimi Luca Vignali all’oboe, Angelo De Angelis al clarinetto ed Eliseo Smordoni al fagotto appaiono come una grande orchestra nel loro modo interpretativo così omogeneo, perfetto e toccante vette di reale ascensione armonica sublimante. La cantabile e dolcissima “Childhood Games” per sassofono contralto (Gianni Oddi) e piano (Luigi Mastracci), che odora di ricordi d’infanzia e di crescita dei propri cari a detta dello stesso Cimpanelli, allieta e gratifica il cuore di chi l’ascolta e, non ultimo, fa ritornare piccini con tutto quel carico indimenticabile di memorie che sono il motore per la nostra esistenza, da sempre. “Fantasia d’Autunno” (omaggio alle poesie autunnali di autori quali Carducci, Cardarelli, Quasimodo, Lorca, Dickinson, Hikmet studiate sui banchi di scuola), per trio d’archi (Barbara Agostinelli al violino, Antonio Bossone alla viola e Augusto Chiri al violoncello) e pianoforte (Elena Domasheva), nella sua lunga trasfigurazione jazz e swing (8’12”), tra climax e anticlimax musicale, altro non è che un sentito omaggio a quell’enfant prodige di Nino Rota che tanto ha donato alla composizione sia filmica che non, con un briciolo semi celato di quello stile ‘Americana’ inventato da quel genio di Aaron Copland.
“Rush Hour” per quartetto di sassofoni (Gianni Oddi al sax soprano, Filiberto Palermini al sax alto, Alessandro Tomei al sax tenore e Marco Guidolotti al sax baritono), commissionato a Cimpanelli da Oddi da dedicare al suo gruppo denominato Ialsax Quartet, è un divertissement folle come un giullare impazzito al cospetto del proprio Re e della sua Corte. Un gioco a rimpiattino tra i 4 sax che ricorda quelle sarabande swing-jazz di un euforico Lelio Luttazzi.
Chiude l’album digitale “Primi baci lungo le Mura Aureliane” (vedi frase riportata in testa alla recensione del suo compositore) per oboe (Gianfranco Bortolato), fagotto (Massimo Martusciello) e pianoforte (Elena Domasheva), una melodia struggentemente morriconiana, talmente e sottilmente intima da andare dritta al cuore, anche per quella sua linea pastorale sullo sfondo che quando termina lascia quasi come incompiuti pur se ampiamente appagati.