4 dollari di vendetta
Benedetto Ghiglia
4 dollari di vendetta (1966)
GDM Music 4126
27 brani (24 di commento + 3 canzoni) - durata: 56' 42"
Nel periodo compreso tra il 1965 e il 1967, Benedetto Ghiglia ha scritto le musiche per una mezza dozzina di spaghetti western. Nel caso di 4 dollari di vendetta, una delle innumerevoli coproduzioni italo-spagnole di quegli anni, il compositore si è perlopiù mantenuto entro il solco tracciato dall’allora recente tradizione inaugurata da Ennio Morricone, senza peraltro mancare di trattare la materia con professionalità.
Il vero limite di questa OST è quello di essere eccessivamente ripetitiva: oltre ai consueti brani da saloon (“Buffo saloon” e “Allegro pianino”), alle sequenze in stile deguello (“Deguello per una vendetta”) con l’irrinunciabile tromba sugli scudi, ad un valzer spensierato (“Valzer grazioso”) e ad uno malinconico (“Valzer dei ricordi”) – che tra l’altro riprende, adattandovi il tipico ritmo ternario, un motivo precedentemente composto dallo stesso artista fiesolano per il film Adios gringo (1965) – i temi fondamentali sono essenzialmente due, “Let him go”, proposto in ben nove versioni, e “Fuorilegge”, che invece ne conta otto.
Il primo parte con una breve sequenza fischiata, per poi lasciare spazio alla tromba e ad un paio di strofe eseguite dal coro 4+4 di Nora Orlandi. Quest’ultima sezione sembra per la verità richiamare da vicino i western d’oltreoceano, con quei tamburi e quelle voci marziali su un ampio sottofondo d’archi: è una scelta stilistica ben integrata con l’ambientazione militare della pellicola e con l’identità del protagonista, un soldato dell’esercito nordista in congedo. Nelle versioni seguenti la melodia verrà eseguita anche da una chitarra elettrica e occasionalmente preceduta o interrotta da brevi intermezzi drammatici.
Il secondo vira invece verso sonorità folkloristiche via via prodotte, a velocità diverse, da vari strumenti (chitarra e tamburello, tromba, flauto) ed è legato alla presenza nella storia della solita banda di banditi messicani e al fatto che lo stesso protagonista, per consumare la propria vendetta, sarà costretto a travestirsi da popolano, con tanto di barba e poncho.
Va comunque sottolineato che a riscattare in parte il lavoro da tale ridondanza, interviene la cantabilità di tutti i brani, aspetto non trascurabile in colonne sonore di questo tipo.
Se Benedetto Ghiglia non avesse abbandonato il western nell’arco di così poche stagioni, in quale chiave l’avrebbe interpretato successivamente? Difficile ipotizzarlo. È certo però che con Un dollaro tra i denti (1966), partitura in cui il sound morriconiano viene trasfuso in un’amalgama tanto insolita quanto convincente, il musicista aveva intrapreso un percorso tutt’altro che scontato.