Terminator Salvation
Danny Elfman
Terminator Salvation (id. – 2009)
Warner Bros/Reprise 519707-2
15 brani (14 di commento e 1 canzone) – durata: 50’24’’
L’album si apre con “Opening”, brano che guarda alle partiture composte per le due pellicole di James Cameron attraverso la fusione del carattere più robusto e inquietante di Danny Elfman, conosciuto in lavori come Planet Of The Apes di Tim Burton, a movimenti ed intonazioni di temi ed unisoni che sembrano voler riportare alla mente il sapore dell’eroico motivo composto da Fiedel senza citarlo mai, bensì regalando il suo sapore epico attraverso delle interpretazioni degli ottoni inserite all’interno di performance elettroniche e presenze orchestrali cupe e graffianti, che vedono uno sviluppo ancora più penetrante ed imponente in “All Is Lost”, costruite su di un tappeto sintetico che porta indubbiamente la firma stilistica del noto artista.
Il nuovo tema composto per la pellicola, già incontrato nel brano d’apertura, viene svelato attraverso una interpretazione più brillante e di ampio respiro in “Broadcast”, intonato da corni seducenti e rafforzati prima da brillanti ostinati d’archi e poi da potenti strappi dei tromboni, i quali donano al tutto un carattere ancor più eroico e incisivo, regalando un’esperienza d’ascolto molto emozionante e appagante, che introduce astutamente “The Harvester Returns”, brano action particolarmente vibrante e nerboruto.
Da questi infatti si comprende come Danny Elfman abbia dedicato particolare attenzione alla tessitura action della composizione, facendo delle ritmiche incalzanti e variegate e degli incastri tra i vari blocchi dell’orchestra i suoi punti di forza. Le componenti infatti evocano molte delle soluzioni tipiche dell’autore, principalmente per le produzioni riguardanti i supereroi (Hulk, Batman, Spider-Man), mantenendosi però su di una linea muscolosa ed aggressiva che rispecchia di più le recenti prove per Hellboy The Golden Army e Wanted.
Non mancano quelle situazioni più calme e minimaliste, nelle quali trovano spazio gli interessanti pizzicati di “Freeside” o il romantico leitmotiv per archi e chitarra di “Farewell”, ma si tratta di scelte rarefatte all’interno di un’atmosfera concepita principalmente sul principio dell’incudine e del martello, ovvero botta e risposta puntuali e incisive che, immerse nello stile più personale dell’autore, riescono comunque a riportare alla mente l’approccio di Brad Fiedel alle pellicole di Cameron, senza però esagerare nella stesura di lunghe pagine claustrofobiche e d’atmosfera.
Non si può fare a meno di notare la crescita stilistica di Elfman, il quale regala delle ricercatezze timbriche di pregevole fattura, risultato di una esperienza tale da renderlo uno degli autori più importanti nel panorama musicale odierno. Le sfumature più graffianti affidate a percussioni e ottoni, contrapposte alle interpretazioni più morbide e nostalgiche degli archi testimoniano un notevole impegno dell’autore nella scelta della paletta timbrica più adeguata alle tonalità del film; a testimonianza di tutto questo il lungo brano “Reveal / The Escape”, che oltre a regalare queste interessanti soluzioni nella prima parte del pezzo, offre una performance sinfo-elettronica molto particolare, che in parte guarda alle migliori pagine di Hulk e Spider-Man, senza tralasciare l’impronta forte e graffiante che Elfman dona all’intera colonna sonora.
L’album offre numerose pagine che, di brano in brano, propongono differenti costruzioni ritmiche e soluzioni timbriche manifesto di questa scelta, che si tratti della frenetica “Final Confrontation”, in cui spiccano brillanti strappi di tromboni e lunghe pagine d’azione vigorose e penetranti, o della tagliente e drammatica “Serena”, trovando nell’eroico sinfonismo di “Salvation” la giusta conclusione, caratterizzato dall’arrangiamento più malinconico e penetrante del motivo portante della partitura.
A chiusura del disco è presente inoltre “Rooster”, canzone interpretata dagli Alice In Chains, brano a metà strada tra l’hard rock e il metal più melodico, grazie ad una performance perforante dalla ritmica andante e dal sound tipicamente conclusivo, adatto ai titoli di coda.
Lo score composto da Danny Elfman in sostanza si rivela molto buono sia sotto il profilo tematico che quello timbrico. Il giusto connubio tra presenze sintetiche e gli elementi dell’orchestra, unito ad una spiccata capacità dell’artista nel carpire l’essenza delle composizioni di Brad Fiedel per i primi due film, elemento non indifferente nella creazione di un retrogusto capace di riportare alla mente il sapore delle vecchie pellicole, genera una serie di pagine musicali che testimoniano una crescita artistica notevole ed una indiscussa padronanza degli elementi a sua disposizione. Da sottolineare poi il modo in cui l’autore sviluppa sonorità cariche dei suoi tratti stilistici più significativi, riuscendo però a non discostarsi troppo anche dalla variante più muscolosa e trasversale sviluppata da Marco Beltrami. Sebbene gli elementi action risultino essere i più forti e carichi d’identità, Terminator Salvation rappresenta egregiamente tanto il mito della serie creata da James Cameron quanto l’identità più marcata e riconoscibile dell’autore nell’evoluzione di questi ultimi anni.