26 Feb2015
Uomo avvisato mezzo ammazzato… Parola di Spirito Santo
Bruno Nicolai
Uomo avvisato mezzo ammazzato… Parola di Spirito Santo (1972)
Beat Records Company CDCR 127
23 brani (16 di commento + 7 canzoni) - Durata: 45' 16"
Il 2014 è stato un anno poco prolifico per quanto riguarda le novità discografiche dedicate al western all’italiana. Normalmente tra le etichette più attive in tal senso, la Beat Records è tornata ad occuparsi di Bruno Nicolai curando un’edizione estesa – rispetto alla precedente e prima in assoluto concessa in licenza nel 2004 alla spagnola Saimel – di Uomo avvisato mezzo ammazzato … Parola di Spirito Santo.
La regia di Giuliano Carnimeo era intenzionata a coniugare, mantenendo inalterata la consueta dose di violenza, le allora più recenti istanze del genere: ironia e rivoluzione, con netta prevalenza della prima. La vicenda vede il pistolero Spirito Santo (Gianni Garko), all’inizio unicamente interessato ad impadronirsi delle ricchezze di una miniera, lasciarsi convincere da Juana (Pilar Velàzquez), pasionaria figlia del presidente dello stato messicano del Morelos, democraticamente eletto ma spodestato con la forza dal generale Ubarte, a sposare la causa dei rivoluzionari che mirano a rovesciare l’usurpatore. Il debutto nelle sale del film fu di poco posteriore a … E lo chiamarono Spirito Santo (1971) di Roberto Mauri, primo episodio di una trilogia, a sé stante e di fatto solo nominale, interamente musicata da Carlo Savina. Lo Spirito Santo di Carnimeo si configura però in modo diverso: è una specie di Sartana biancovestito (come bianca è la colomba, detta Aquila, che si porta sempre sulla spalla), un angelo vendicatore in possesso di facoltà più che umane, ma inguaribilmente ossessionato dall’oro. Questa sua natura, per un verso tendente al soprannaturale, per l’altro beffardamente spietata e venale, induce il maestro Nicolai ad affibbiargli un tema identificativo a tempo medio e dalle sonorità insieme sacre e profane (“Seq. 1”, “Seq. 3”, la leggermente più lenta “Seq. 8” e la più veloce “Seq. 16”): all’organo liturgico e al coro orante rispondono i fugaci arabeschi d’ocarina, il fischio irriverente, i guizzanti arpeggi di chitarra acustica, le martellanti note singole di chitarra elettrica.
In realtà l’elemento più accentratore della colonna sonora é rappresentato da “Libertad”, un inno grondante di furore barricadero che viene declamato con veemenza dal coro I Cantori Moderni di Alessandroni e, a partire dai titoli di testa, si sovrappone a tutte le scene d’azione rivoluzionaria. Spiccano alcuni accorgimenti tipici del sound del western italico: nella struttura orchestrale il tocco mediterraneo del marranzano, nell’interludio le sillabazioni simili a grugniti (più avanti ci sarà spazio anche per i vocalizzi e gli assoli d’organo). Il testo in spagnolo di Giulia De Mutiis, con liriche tipo "queremos vivir como hombres, queremos la libertad / callando no pueden mas el alma y el corazòn / luchando empezarà nuestra revoluciòn", appare fin troppo impegnativo in rapporto ad un contesto filmico improntato alla leggerezza e in cui la tematica populista risulta essere poco più che un innocuo scenario per le mirabolanti imprese del protagonista. Il tema si ripresenta anche in due interpretazioni strumentali lente – “Seq. 11” per due chitarre e “Seq. 11” per chitarra e tastiera - che così trattate restituiscono una più definita impressione folk e sono collocate a ridosso dei momenti in cui i personaggi discutono sulla rivoluzione.
“Seq. 13” e “Seq. 15” sono due motivetti di tono burlesco per pianoforte e marranzano effettato; li troviamo annessi all’incredibile scena trash dell’assalto al forte del generale Ubarte, sferrato usando come esca una comitiva di ragazze da saloon e di peones en travesti. Il resto della partitura è costituito da una galleria di paesaggi drammatici - normalmente introducono le scene di violenza o pericolo - in cui il maestro Nicolai ha modo di esibire la sua straordinaria abilità di alchimista della suspense: le sequenze 4, 5, 6, 7 e 9 sfruttano le dissonanze per archi nelle cui trame si insinuano ora note a grappolo di pianoforte o chitarra arpeggiata ora corposi accordi di chitarra elettrica distorta; le sequenze 2, 12 e 14, basate su un dialogo serrato tra archi staccati e pianoforte, sono invece esempi di tensione ricavata entro i confini dell’area tonale.
“Seq. 17”, uno strumentale di “Libertad” con la melodia principale tracciata dall’organo, chiude una raccolta che, pur evidenziando incontestabilmente l’influenza di Ennio Morricone, dà atto all’invenzione melodica di Bruno Nicolai, assai rigogliosa qui come in molti altri suoi western.
Uomo avvisato mezzo ammazzato… Parola di Spirito Santo (1972)
Beat Records Company CDCR 127
23 brani (16 di commento + 7 canzoni) - Durata: 45' 16"
Il 2014 è stato un anno poco prolifico per quanto riguarda le novità discografiche dedicate al western all’italiana. Normalmente tra le etichette più attive in tal senso, la Beat Records è tornata ad occuparsi di Bruno Nicolai curando un’edizione estesa – rispetto alla precedente e prima in assoluto concessa in licenza nel 2004 alla spagnola Saimel – di Uomo avvisato mezzo ammazzato … Parola di Spirito Santo.
La regia di Giuliano Carnimeo era intenzionata a coniugare, mantenendo inalterata la consueta dose di violenza, le allora più recenti istanze del genere: ironia e rivoluzione, con netta prevalenza della prima. La vicenda vede il pistolero Spirito Santo (Gianni Garko), all’inizio unicamente interessato ad impadronirsi delle ricchezze di una miniera, lasciarsi convincere da Juana (Pilar Velàzquez), pasionaria figlia del presidente dello stato messicano del Morelos, democraticamente eletto ma spodestato con la forza dal generale Ubarte, a sposare la causa dei rivoluzionari che mirano a rovesciare l’usurpatore. Il debutto nelle sale del film fu di poco posteriore a … E lo chiamarono Spirito Santo (1971) di Roberto Mauri, primo episodio di una trilogia, a sé stante e di fatto solo nominale, interamente musicata da Carlo Savina. Lo Spirito Santo di Carnimeo si configura però in modo diverso: è una specie di Sartana biancovestito (come bianca è la colomba, detta Aquila, che si porta sempre sulla spalla), un angelo vendicatore in possesso di facoltà più che umane, ma inguaribilmente ossessionato dall’oro. Questa sua natura, per un verso tendente al soprannaturale, per l’altro beffardamente spietata e venale, induce il maestro Nicolai ad affibbiargli un tema identificativo a tempo medio e dalle sonorità insieme sacre e profane (“Seq. 1”, “Seq. 3”, la leggermente più lenta “Seq. 8” e la più veloce “Seq. 16”): all’organo liturgico e al coro orante rispondono i fugaci arabeschi d’ocarina, il fischio irriverente, i guizzanti arpeggi di chitarra acustica, le martellanti note singole di chitarra elettrica.
In realtà l’elemento più accentratore della colonna sonora é rappresentato da “Libertad”, un inno grondante di furore barricadero che viene declamato con veemenza dal coro I Cantori Moderni di Alessandroni e, a partire dai titoli di testa, si sovrappone a tutte le scene d’azione rivoluzionaria. Spiccano alcuni accorgimenti tipici del sound del western italico: nella struttura orchestrale il tocco mediterraneo del marranzano, nell’interludio le sillabazioni simili a grugniti (più avanti ci sarà spazio anche per i vocalizzi e gli assoli d’organo). Il testo in spagnolo di Giulia De Mutiis, con liriche tipo "queremos vivir como hombres, queremos la libertad / callando no pueden mas el alma y el corazòn / luchando empezarà nuestra revoluciòn", appare fin troppo impegnativo in rapporto ad un contesto filmico improntato alla leggerezza e in cui la tematica populista risulta essere poco più che un innocuo scenario per le mirabolanti imprese del protagonista. Il tema si ripresenta anche in due interpretazioni strumentali lente – “Seq. 11” per due chitarre e “Seq. 11” per chitarra e tastiera - che così trattate restituiscono una più definita impressione folk e sono collocate a ridosso dei momenti in cui i personaggi discutono sulla rivoluzione.
“Seq. 13” e “Seq. 15” sono due motivetti di tono burlesco per pianoforte e marranzano effettato; li troviamo annessi all’incredibile scena trash dell’assalto al forte del generale Ubarte, sferrato usando come esca una comitiva di ragazze da saloon e di peones en travesti. Il resto della partitura è costituito da una galleria di paesaggi drammatici - normalmente introducono le scene di violenza o pericolo - in cui il maestro Nicolai ha modo di esibire la sua straordinaria abilità di alchimista della suspense: le sequenze 4, 5, 6, 7 e 9 sfruttano le dissonanze per archi nelle cui trame si insinuano ora note a grappolo di pianoforte o chitarra arpeggiata ora corposi accordi di chitarra elettrica distorta; le sequenze 2, 12 e 14, basate su un dialogo serrato tra archi staccati e pianoforte, sono invece esempi di tensione ricavata entro i confini dell’area tonale.
“Seq. 17”, uno strumentale di “Libertad” con la melodia principale tracciata dall’organo, chiude una raccolta che, pur evidenziando incontestabilmente l’influenza di Ennio Morricone, dà atto all’invenzione melodica di Bruno Nicolai, assai rigogliosa qui come in molti altri suoi western.