26 Feb2015
La grande notte di Ringo
Carlo Rustichelli
La grande notte di Ringo (1966)
Digitmovies/Digitsoundtracks CDDM 238
15 brani - durata: 33’ 34’’
Il titolo di lavorazione della pellicola di Mario Maffei – regista e sceneggiatore a lungo assistente di Mario Monicelli, con all’attivo quest’unica esperienza nel western all’ italiana – era La notte del desperado. Il cambiamento, che mette in evidenza il soprannome di Ringo forzatamente attribuito al protagonista solo nel finale della storia, è motivato dal tentativo di catturare qualche spettatore in più, sfruttando la fama dei film di Duccio Tessari con Giuliano Gemma. Ringo, il cui vero nome è Jack (William Berger), è impegnato nel recupero dei 200.000 dollari di una rapina e nell’individuazione dei responsabili; l’impresa avverrà tutta nel corso di una notte.
Il commento musicale approntato da Carlo Rustichelli si presenta come un esercizio di mestiere e annovera un unico motivo conduttore che viene reiterato per ben dieci volte. La scelta, sorprendente per un compositore la cui peculiarità deriva, come è noto, dal suo approccio politematico alla partitura, è probabilmente corrispondente alla compattezza della narrazione filmica, per buona parte (quella notturna appunto) rispettosa delle unità di luogo, tempo e azione. “Seq. 1 – Titoli” mette dapprima sotto i riflettori una tromba che dispone la melodia in un contesto armonico spagnoleggiante e di tono scuro; prosegue con una baldanzosa parentesi “americana”, dove il coro I Cantori Moderni di Alessandroni si cimenta in una serie di vocalizzi e l’armonica di Franco De Gemini ricama con discrezione; nel finale lo stesso coro ripropone le battute iniziali. Minime le varianti riscontrabili successivamente e perlopiù riferibili alle combinazioni strumentali o alla disseminazione di interludi di suspense: “Seq. 2” e “Seq. 15 - Finale” hanno una veste più orchestrale in cui brillano gli ottoni; in “Seq. 4” tutto si riduce ad una chitarra elettrica sorretta dalle percussioni; in “Seq. 6” l’esecuzione (nella prima sezione affidata all’organo, in quella conclusiva alla tromba) si fa lenta e a tratti rarefatta; “Seq. 8” chiama di nuovo in causa, ma con un fraseggio più deciso, la chitarra elettrica. Particolarmente evocatori di tensione e mistero appaiono gli episodi atmosferici, solitamente ottenuti intrecciando tra loro archi e fiati (sequenze 3, 5, 9 e 14). “Seq. 11”, fugace comparsata per piano-saloon, rappresenta l’unica fuoriuscita dal duopolio leitmotivico e drammatico
Il recupero dei nastri originali in mono ha permesso alla Digitmovies di pubblicare questa OST per la prima volta in assoluto.
La grande notte di Ringo (1966)
Digitmovies/Digitsoundtracks CDDM 238
15 brani - durata: 33’ 34’’
Il titolo di lavorazione della pellicola di Mario Maffei – regista e sceneggiatore a lungo assistente di Mario Monicelli, con all’attivo quest’unica esperienza nel western all’ italiana – era La notte del desperado. Il cambiamento, che mette in evidenza il soprannome di Ringo forzatamente attribuito al protagonista solo nel finale della storia, è motivato dal tentativo di catturare qualche spettatore in più, sfruttando la fama dei film di Duccio Tessari con Giuliano Gemma. Ringo, il cui vero nome è Jack (William Berger), è impegnato nel recupero dei 200.000 dollari di una rapina e nell’individuazione dei responsabili; l’impresa avverrà tutta nel corso di una notte.
Il commento musicale approntato da Carlo Rustichelli si presenta come un esercizio di mestiere e annovera un unico motivo conduttore che viene reiterato per ben dieci volte. La scelta, sorprendente per un compositore la cui peculiarità deriva, come è noto, dal suo approccio politematico alla partitura, è probabilmente corrispondente alla compattezza della narrazione filmica, per buona parte (quella notturna appunto) rispettosa delle unità di luogo, tempo e azione. “Seq. 1 – Titoli” mette dapprima sotto i riflettori una tromba che dispone la melodia in un contesto armonico spagnoleggiante e di tono scuro; prosegue con una baldanzosa parentesi “americana”, dove il coro I Cantori Moderni di Alessandroni si cimenta in una serie di vocalizzi e l’armonica di Franco De Gemini ricama con discrezione; nel finale lo stesso coro ripropone le battute iniziali. Minime le varianti riscontrabili successivamente e perlopiù riferibili alle combinazioni strumentali o alla disseminazione di interludi di suspense: “Seq. 2” e “Seq. 15 - Finale” hanno una veste più orchestrale in cui brillano gli ottoni; in “Seq. 4” tutto si riduce ad una chitarra elettrica sorretta dalle percussioni; in “Seq. 6” l’esecuzione (nella prima sezione affidata all’organo, in quella conclusiva alla tromba) si fa lenta e a tratti rarefatta; “Seq. 8” chiama di nuovo in causa, ma con un fraseggio più deciso, la chitarra elettrica. Particolarmente evocatori di tensione e mistero appaiono gli episodi atmosferici, solitamente ottenuti intrecciando tra loro archi e fiati (sequenze 3, 5, 9 e 14). “Seq. 11”, fugace comparsata per piano-saloon, rappresenta l’unica fuoriuscita dal duopolio leitmotivico e drammatico
Il recupero dei nastri originali in mono ha permesso alla Digitmovies di pubblicare questa OST per la prima volta in assoluto.