14 Dic2010
Milano: il clan dei calabresi
Gianni Marchetti
Milano: il clan dei calabresi (1974)
DDJ 002 (distribuito da Beatrecords Company)
18 brani - durata: 51' 02"
Tipico esempio di poliziottesco intento a coniugare il realismo e la violenza dei più o meno coevi cop-movie d’oltreoceano con dinamiche e vicende desunte dalla cronaca italiana, Milano: il clan dei calabresi vanta una colonna sonora rutilante firmata da Gianni Marchetti, la quale, come il film, intraprende la strada della mescolanza tra elementi italiani ed americani. Accanto ad una manciata di brani basati su improvvisazioni jazzistiche da locale notturno o ispirati alla blaxploitation, e quindi con ritmiche funky e robusti interventi di chitarra elettrica e wah wah, il commento prevede infatti la ripetizione continua di un bel tema traboccante di dolore e passionalità, la cui essenza mediterranea, ulteriormente avvalorata dall’abbondante impiego dello scacciapensieri, richiama un poco quella percepibile nel Leitmotiv scritto da Ennio Morricone per Il clan dei siciliani (1969).
All’incirca i due terzi della OST - la pubblicazione della quale è una novità assoluta e corrisponde al secondo CD della nuova serie DDJ targata Beatrecords - sono occupati da rivisitazioni di questo motivo che non solo allude alle radici del protagonista Paolo Mancuso, emigrante affrancatosi dalla miseria e divenuto un boss della malavita calabrese trapiantata a Milano, ma anche probabilmente al suo dramma, quello dell’uomo solo in lotta contro tutti: le forze dell’ordine, i traditori, le bande rivali e da ultimo pure il tempo. Lenta o più veloce in relazione alle esigenze filmiche, la melodia è veramente affascinante: ne apprezziamo via via le versioni per orchestra accompagnate da un’intensa voce femminile (lo stile è quello di Edda Dell’Orso; che sia proprio lei?), per fischio e chitarra arpeggiata, per pianoforte e sottofondo d’archi, per armonica e scacciapensieri inusualmente coniugati lungo una ritmica chitarristica, fino alla variazione conclusiva, tanto allucinata all’esordio quanto incalzante nella parte finale con quegli inaspettati interventi di chitarra elettrica distorta.
In definitiva, una colonna sonora di sicuro effetto e talmente ispirata da indurci a considerare con maggiore attenzione e curiosità l’attività di compositore per il cinema di Gianni Marchetti, un artista che merita di essere rivalutato.