Una serata con John Williams irrinunciabile
Una serata con John Williams irrinunciabile
Reportage del concerto dell’Orchestra Sinfonica di Milano tenutosi presso il Castello Sforzesco il 25 giugno 2023
Se in cartellone si legge ‘Simone Pedroni esegue o dirige John Williams’ allora si può star certi che non sarà il solito concerto sul compositore cinque volte premio Oscar, che più di ogni altro tra i suoi colleghi dell’Ottava Arte – soltanto il compianto Ennio Morricone è sul medesimo piedistallo della notorietà internazionale – ha saputo forgiare l’immaginario globale di cinefili e non. Pedroni, prima che un magnifico pianista e direttore d’orchestra noto mondialmente, è uno dei Fan numeri 1 del compositore statunitense (classe 1932), splendido novantunenne ancora in attività – l’ultima sua score, quella per Indiana Jones e il quadrante del destino in uscita a breve nei cinema –, e ciò implica una dedizione da parte del musicista novarese di 55 anni che pochi altri hanno avuto e posseggono tutt’ora nel portare le musiche del papà de Lo squalo, E.T., Schindler’s List e The Fabelmans in concerto.
Pedroni con tutta la passione che lo caratterizza da sempre – e tante volte lo abbiamo incontrato, intervistato e recensito tra le nostre pagine web – nei suoi programmi concertistici trova sempre il modo di inserire qualche tema o suite che pochi altri (o nessuno) hanno deciso di eseguire dal vivo – probabilmente solo il suo Creatore – perché risulta più semplice (anche se di semplice da performare nelle musiche di Williams non v’è nulla, come già ben sapete) e sicuro andare sui classici già ampiamente battuti e ribattuti migliaia di volte – persino da Williams (vedi il tanto conclamato concerto al Teatro alla Scala di Milano del 12 dicembre 2022 con la prima volta nel nostro Bel Paese del compositore americano, con l’unica novità del “Tema di Helena” da Indiana Jones 5) – per accontentare i numerosissimi fan.
Il pianista di Novara invece sa come compiacere i proseliti williamsiani e in primis sé stesso, con l’inserimento di qualche leitmotiv che magari i neofiti o i distratti faranno fatica a riconoscere subito, che invece i conoscitori sfegatati, come chi vi scrive, avranno di che goderne e reale motivazione per andare immediatamente ad acquistare il biglietto del concerto. Quello con la performance superlativa della celeberrima Orchestra Sinfonica di Milano nell’ambientazione sempre suggestiva e magica del Castello Sforzesco meneghino, all’interno della serie di concerti e spettacoli dell’”Estate Sforzesca” come ogni Estate, per l’appunto, ci vengono offerti dal Comune lombardo, andato tutto esaurito, ha portato alle orecchie ‘affamate’ di un pubblico attento e festosamente godurioso ad ogni pagina eseguita, una selezione intelligente e fantasiosa, seppur avversata (o infastidita) da un volo incessante di rondini con il loro garrire entusiasta (forse perché anche questi uccellini fan accesi di John Williams), il rumore della fontana incessante e un brusio costante ma lieve dei medesimi astanti, nonché il solito non eccelso service audio che a momenti gracchiava e in altri faceva prevalere la sezione degli archi su quella dei fiati tutti, precludendo non poco i picchi e i contrappunti orchestrali di brani quali quelli estratti da Star Wars o da I predatori dell’arca perduta, in primis.
Quindi, a parte questa pecca non da poco, Pedroni con la sua avvincente e fulminante espressività e passionalità nella direzione di una compagine sempre esecutivamente galvanizzante, ci ha fatto sentire nuovamente parte di una galassia lontana lontana con “Across the Stars” da Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni, “The Throne Room and End Title” da Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza, “The Forest Battle” (primo bis, non propriamente una passeggiata esecutiva, elargito per festeggiare i 40 anni del film che cadono quest’anno) da Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi e l’imprescindibile (e tanto agognata dagli spettatori in trepidante attesa) “Imperial March” da Star Wars: Episodio V – L’Impero colpisce ancora (secondo bis), eccezionalmente dentro Hogwarts con l’“Hedwig’s Theme” da Harry Potter e la pietra filosofale, faccia a faccia con i dinosauri con il “Main Theme” da Jurassic Park, archeologici avventurieri innamorati con il “Marion’s Theme” e la “Raiders March” da I predatori dell’arca perduta, bambini salvatori di un alieno bruttino ma adorabile e amabile da commozione imperitura con il funambolismo di “Adventures on Earth” da E.T., giovani cowboy come nei giochi infantili di ogni bimbo che si rispetti con l’“Ouverture”, maestosa tra romanticismo avventuroso ed epica della frontiera, estratta da I cowboys del 1972 diretto da Mark Rydell con John Wayne, mefistofelici burloni invaghiti di tre donne streghe incantatrici di una bellezza indescrivibile con la sarabanda della “Devil’s Dance” da Le streghe di Eastwick del 1987 diretto da George Miller, con Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer, e dulcis in fundo veterani del Vietnam, con disabilità e tanto onore nelle viscere, con l’elegiaco e commovente “Born on the Fourth of July” da Nato il 4 luglio del 1989 diretto da Oliver Stone con Tom Cruise.
Caro Pedroni, grazie per le Note di John Williams che ci hai fatto (ri)amare e alla prossima occasione, magari con qualche altra chicca che il compositore sodale di Spielberg da anni non esegue più in concerto o non ha mai pensato di eseguire.
Foto di Massimo Privitera