Aleksandr Nevskij: Il trionfo di Sergej M. Èjzenštejn e Sergej Prokof’ev
Aleksandr Nevskij: Il trionfo di Sergej M. Èjzenštejn e Sergej Prokof’ev
Reportage del film-concerto tenutosi presso l’Auditorium Giuseppe Verdi di Milano il 22 gennaio 2016
Una serata trionfale. Applausi scroscianti, in una Sala gremita in ogni ordine di posti, al termine della proiezione di Aleksandr Nevskij di Sergej M. Èjzenštejn, capolavoro del “Cinema di Propaganda” del 1938, la cui celeberrima colonna sonora, opera di Sergej Prokof’ev, è stata eseguita dal vivo – e in perfetto sincrono con le immagini - dalla sempre eccellente Orchestra Sinfonica e Coro di Milano Giuseppe Verdi, diretti magistralmente da Giuseppe Grazioli (Maestra del coro: Erina Gambarini). 80 orchestrali e oltre 70 coristi hanno ridato vita a uno dei sodalizi artistici più noti e celebrati della Settima Arte, primo di tre storiche collaborazioni: Aleksandr Nevskij del ’38, Ivan il terribile del ’44 e La congiura dei boiardi del ’46.
L’Aleksandr Nevskij è un’opera capitale nella storia della musica per immagini; un lavoro pioneristico, sia dal punto di vista artistico – per la strettissima e inedita collaborazione fra regista e musicista – che da quello tecnico. Come ha raccontato lo stesso Èjzenštejn, la sinergia fra i due artisti era assoluta e si applicava ad ogni fase della lavorazione del film, ma trovava il punto di massima convergenza al momento del montaggio, del quale il regista russo è considerato giustamente un Maestro: “Di solito Prokof’ev ed io discutiamo accanitamente se prima egli deve scrivere la musica sulla quale poi costruire il montaggio, o se io devo completare il montaggio di una scena e avere la musica dopo. Il primo dei due infatti ha un compito più difficile: deve determinare il ritmo della scena. Il secondo ha un compito più facile: deve erigere un “edificio” adeguato con “materiale” da costruzione fornito dalla sua arte […]. E’ un lavoro febbrile ma molto entusiasmante” (tratto da “Sergej M. Èjzenštejn, Memorie e appunti di cinema e di vita”, Ghibli, Milano 2015).
Per una serie di sfortunate congiunture storiche, al mirabile conseguimento artistico di questa collaborazione purtroppo non corrispose una realizzazione tecnicamente altrettanto soddisfacente. L’industria cinematografica russa dell’epoca non era minimamente paragonabile a quella hollywoodiana che, nel medesimo periodo, aveva già raggiunto uno stupefacente livello qualitativo nella registrazione e sincronizzazione della colonna musicale. Basti pensare che, nel medesimo anno dell’Aleksandr Nevskij, usciva in America The Adventures of Robin Hood, con le musiche di Erich Wolfgang Korngold. Conscio di questo evidente gap tecnologico, Prokof’ev stesso si era recato in visita agli Studi della Disney (che di lì a due anni avrebbero consegnato alla storia del Cinema nientemeno che Fantasia) per aggiornarsi sulle più moderne tecniche di presa sonora e incisione. Purtroppo non gli fu possibile riprodurle in Patria, dove fu costretto a incidere la sua partitura con un organico di soli 30 orchestrali e un sistema di presa sonora e registrazione decisamente primordiali.
Non bisogna peraltro dimenticare le costrizioni alle quali i due artisti dovettero sottostare, lavorando direttamente per la macchina propagandistica del regime. Narra la leggenda – in un racconto degno della penna di Solženicyn o di Grossman – che durante una notte nella quale Èjzenštejn era crollato addormentato in sala di montaggio, dei fidi scagnozzi del Partito requisirono tutte le “pizze” del girato per mostrarle al Compagno Stalin in persona, desideroso di vedere il risultato di mesi e mesi di lavorazione. Il responso fu entusiastico, ma questo paralizzò tutto il lavoro successivo: per paura di scontentarlo con aggiunte o cambiamenti, quella che era fondamentalmente una “copia lavoro” diventò il film finito, così come è giunto a noi, con tutti i difetti e le imperfezioni che piagano, in special modo, la colonna sonora (dialoghi, effetti e musica).
Probabilmente anche per questo motivo, il grande musicista russo rielaborò la sua partitura in una bellissima “Cantata per mezzosoprano, coro e orchestra” (Op. 78), della quale esistono molte pregevoli esecuzioni.
Di grande importanza storica, oltre che di assoluto pregio artistico, è stato dunque il lavoro di ricostruzione della partitura originale del film (incisa per la prima volta da Yuri Temirkanov con la St. Petersburg Philharmonic Orchestra and Choruses su etichetta RCA Victor nel 1993) che ha permesso di godere finalmente del lavoro di Prokof’ev e Èjzenštejn per come era stato originariamente inteso.
E’ stato davvero emozionante ascoltare questo capolavoro della musica da film nel contesto per il quale era stato scritto, soprattutto nella straordinaria e giustamente celebre sequenza della Battaglia sul Ghiaccio (che tanti compositori cinematografici, fino ai giorni nostri, hanno dimostrato di conoscere assai bene, spesso riproducendone “verbatim” intere sezioni) che ha fatto vibrare le pareti dell’Auditorium in una performance elettrizzante dell’intera compagine orchestrale e corale. Degno di menzione anche lo struggente squarcio solistico dell’eccellente mezzosoprano estone Annely Peebo, nella scena straziante dei morti sul campo di battaglia.
Ottima la lettura del Maestro Grazioli che – pur nel rispetto dei sincroni dettati dal fotografico – ha sottratto la partitura dal rischio di un’interpretazione meccanica e impersonale.
Unica nota dolente di una sorprendete serata tra musiche e immagini, i sottotitoli in italiano del film in lingua originale russa, riportati con molteplici errori di battitura e traduzione.
In conclusione, un’esperienza memorabile, il cui strepitoso successo è di ottimo auspicio per i molti film-concerto in programma all’Auditorium nei prossimi mesi!