Fantasia in Live Music a Santa Cecilia
Fantasia in Live Music a Santa Cecilia
Un flop. Tale era stato l’avveniristico progetto filmico in ‘Fantasound’ ideato dal mitico Walt Disney nel 1940, destinato a sconvolgere le abitudini visive e musicali dello spettatore. Concepito originariamente per avvicinare il pubblico dell’infanzia, insieme ai propri genitori, al mondo della musica classica attraverso la suggestione di coinvolgenti immagini animate, il film era composto da otto episodi corrispondenti ad altrettante famose partiture orchestrali realizzati da diversi registi. In realtà il travolgente successo Fantasia lo ottiene trenta anni più tardi, al momento della sua ripresa presso un pubblico di hippie-teenagers con capelli lunghi, spinelli, camice slabbrate e pantaloni scampanati…
Il geniale ‘Fantasound’ viene realizzato quasi quaranta anni prima della nascita della tecnica hi-fi del Dolby-Sorround e prevede l’installazione nelle sale cinematografiche da 30 a 80 altoparlanti supplementari con l’intento di immergere lo spettatore in un travolgente universo sonoro. Un’idea di non sempre facile applicazione per la maggior parte delle strutture cui era difficile spesso la semplice realizzazione di un’adeguato equilibrio stereofonico.
Il costi del progetto raggiungono presto l’astronomica cifra di 2.30 milioni di dollari soprattutto proprio a causa delle impegnative registrazioni musicali affidate alla Philadelphia Orchestra diretta da Leopold Stokovsky e del complesso apparato acustico la cui installazione nei cinema finì per scoraggiare la grande distribuzione. Disney decide quindi di occuparsi di persona della distribuzione e il film esce in sole dodici copie il 13 novembre 1940. Un disastro dal punto di vista economico, che porta la sua casa di produzione sull’orlo del fallimento.
Sono soprattutto le immagini dai contorni psichedelici ad ammaliare il pubblico delle generazioni hippie agli inizi degli anni settanta che si lascia trasportare in un incantato viaggio musicale e tributa al lavoro un clamoroso successo che l’autore, spentosi nel 1966, non riuscirà a vivere.
Con Fantasia ci troviamo in una situazione capovolta rispetto agli abituali soundtrack. Non è la musica ad essere composta per accompagnare le immagini di un film, bensì sono ora le immagini che vengono create per essere associate a capolavori classici. Abbiamo poi naturalmente numerosi esempi di utilizzo di partiture classiche che nel corso della storia del cinema, hanno trovato un suggestivo impiego in grandi lavori. Ci limitiamo a citare Senso (1954) di Luchino Visconti (Adagio dalla ‘Settima Sinfonia’ di Anton Bruckner), Proibito (1954) di Mario Monicelli (‘Adagio’ dalla ‘Quarta Sinfonia’ di Johannes Brahms) o Il Nono Giorno (2004) di Volker Schloendorff (‘Concerto per violoncello n. 1’ di Alfred Schnittke).
In occasione del sessantesimo anniversario dell’uscita, nel 2000 il progetto Fantasia viene ripreso e aggiornato in una nuova veste con nuovi brani e con la Chicago Symphony Orchestra diretta da James Levine che sostituisce la Philadelphia Orchestra guidata da Leopold Stokovsky, con risultati complessivi fortemente deludenti.
Il film perde buona parte della sua sognante raffinatezza, del suo avvolgente cromatismo, della intensa carica poetica e del profondo anelito spirituale. Questa violenta ferita, difficile da accettare, si avverte soprattutto con la rimozione dei brani di apertura (‘Toccata e Fuga’ di Bach BWV 565, nella magnifica e imponente orchestrazione del Maestro Stokovsky) e di chiusura ‘Una Notte sul Monte Calvo’ di Modest Mussorgski insieme all’ ‘Ave Maria’ di Franz Schubert. In sostituzione intervengono il primo movimento ‘Allegro con brio’ della ‘Quinta Sinfonia’ di Beethoven e il poema sinfonico ‘I Pini di Roma’ di Ottorino Respighi.
Già il voler proporre un capolavoro in forma amputata troviamo sia una violenza culturale e intellettuale allarmante ma quando viene poi associata a dozzinali e sterili raffigurazioni di farfalle e pipistrelli il disgustoso intruglio trasmette solo profonda tristezza. Le straordinarie immagini avvolte nell’elegantissimo e affascinante astrattismo ideate dal grande artista tedesco Oskar Fischinger che originariamente si intessevano in modo superlativo nella ‘Toccata e Fuga’ di Bach/Stokovsky rimangono un lontano e profondamente nostalgico ricordo.
Il demone Chernabog in piena notte sveglia e raduna gli spiriti del male e le anime irrequiete in cima al Monte Calvo. Danzano, volano e vengono infine respinti dai rintocchi delle campane all’alba del nuovo giorno. Le note della coinvolgente partitura di Mussorgski nell’orchestrazione del Maestro Stokovsky si allaccia in toccante e intenso slancio mistico a quelle dell’ ‘Ave Maria’di Schubert che chiudono il film con un’assorta preghiera nell’incantesimo di un paesaggio avvolto nella quiete brumosa. Al contrario ‘I Pini di Roma’ di Respighi che concludono la versione 2000 vengono associati in modo assolutamente delirante a un contesto visivo che più distante non si potrebbe (Oceano Artico) e dove un branco di megattere si produce in una inverosimile e plateale serie di evoluzioni stunting che sembra molto più appartenere al mondo di Guerre Stellari che al sognante universo fiabesco originariamente concepito da Walt Disney.
Ci siamo recentemente intrattenuti sull’argomento con il Maestro Frank Strobel, figura carismatica di riferimento a livello internazionale nell’universo dell’ottava arte e che nel 2015 ha diretto Fantasia in concerto in diverse città europee. Egli considera il film una pietra miliare nella storia del cinema ma allo stesso tempo è rimasto come noi sconcertato dall’associazione di musiche presenti nella nuova versione del film, in particolare dall’eliminazione della ‘Toccata e Fuga’ di Bach.
Il film ora disponibile per concerto su licenza della Disney Company include episodi della versione originale del 1940 e di quella successiva del 2000 e in questa forma è stato proiettato a Roma il 5 gennaio (con repliche il 6, 7 e 8 dello stesso mese) con accompagnamento live dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia guidata dal Maestro Keith Lockhart.
Gli episodi dedicati a Beethoven (‘Quinta Sinfonia’ con farfalle e pipistrelli e ‘Sesta Sinfonia’ con la Grecia mitologica ritoccata dall’edizione del 1940) hanno ricevuto un’esecuzione di approssimativa routine con alcune sfasature sincroniche, in particolare nella ‘Sesta’.
Dignitose sono apparse le esecuzioni dell’immancabile ‘Suite’ dello ‘Schiaccianoci’ di Tchaikovskij e del finale del balletto ‘L’Uccello di Fuoco’ di Igor Stravinskij dove il perfido spirito abitante del vulcano intento a distruggere l’idillico ambiente circostante sostituisce il singolare mondo arcano dei dinosauri che animava il ‘Sagre’ dello stesso compositore russo nella versione del 1940.
Per fortuna il grande climax del film costituito dalle singolari disavventure di topolino alle prese con una marea d’acqua in piena nell’ ‘Apprendista Stregone’ di Paul Dukas rimane, pur con qualche ritocco, un punto fermo con il suo sottile e coinvolgente sarcasmo e profondo messaggio educativo per la grande gioia dei tanti bambini presenti in sala. La musica ideata dal compositore alsaziano “d’après une ballade de Goethe” e eseguita in prima mondiale nel 1897 possiede una forte carica atmosferica e allo stesso tempo una dirompente vitalità ritmica, fantasia timbrica e raffinatezza strumentale. Il suggestivo Scherzo per Orchestra segue lo schema tripartito con Introduction (Assez lent), Scherzo (Vif) e Epilogue (Assez lent). Nella parte centrale della partitura dopo un’iniziale immobilità il percorso musicale si evolve in una marcia dai contorni spettrali che con travolgente crescendo si trasforma in tumultuosa, infernale danza circolare.
Dukas articola con maestria in contrappunto il tema della cospirazione furbesca con le atmosfere familiari del tema danzante. Alla fine con l’intervento risolutore e salvifico dello stregone Yen Sid ritroviamo lo stesso iniziale tema del topolino apprendista. L’apparente calma che segue l’ordine ristabilito viene subito di nuovo turbata da un’accordo in fortissimo di quattro note in percussione.
L’ incontro fra musica e immagine in questo episodio è stupefacente in ogni gesto, in ogni movimento, in ogni inquadratura mentre l’orchestra sfoggia il suo migliore virtuosismo in un’esecuzione smagliante che illumina i pregi della partitura e raccoglie trionfali applausi.
La celebre ‘Danza delle Ore’ dall’opera ‘La Gioconda’ di Amilcare Ponchielli, ripresa dalla versione del 1940, accompagna alcuni singolari e divertenti intrecci di balletti di struzzi, ippopotami, coccodrilli e elefanti.
Davvero imponente la prova dell’orchestra guidata da Keith Lockhart anche nel languore oleografico ai limiti del kitsch del ‘Pomp and Circustances’ op. 39 di Elgar che accompagna le gesta di Paperino, patriarca incaricato da Noè di coordinare l’imbarco di persone e animali nella sua Arca, che in vari incidenti di percorso perde e alla fine ritrova la sua compagna Paperina.
Davvero un accostamento visivo e musicale assai singolare.
Che l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia vada a nozze con Respighi di cui custodisce con cura un’ampio repertorio della sua opera lo ha dimostrato in innumerevoli concerti e registrazioni discografiche. Con Fantasia non viene meno all’appuntamento lanciandosi in un’avvincente rappresentazione del sontuoso affresco sonoro dei ‘Pini di Roma’ dove emergono eleganti gradazioni cromatiche, forte senso timbrico e equilibrato dosaggio dei volumi sonori lontano da sterili compiacimenti enfatici.
Restano ferme le osservazioni sopra esposte sull’inadeguatezza della scelta e accostamento della partitura alle immagini conclusive del film.