27 Ott2009
Prison Break – Seasons 3 & 4
Ramin Djawadi
Prison Break – Seasons 3 & 4 (id. – 2005-2009)
Varese Sarabande 302 066 973 2
21 brani – durata: 48’34’’
La serie, che ha riscosso un notevole successo anche qui in Italia, è commentata dalle musiche di Ramin Djawadi (Iron Man, Fly Me To The Moon), che tra soluzioni ben collaudate e sequenze action ben note in casa MediaVentures scrive per la terza e quarta stagione numerose pagine piuttosto convincenti, facendo largo uso di elettronica, sintetizzatori e orchestra.
All’interno dell’intera colonna sonora si respira l’aria opprimente e frenetica della fuga, grazie soprattutto ad una serie d’incastri ritmici (“Just Business”) caldi e coinvolgenti, che riportano alla mente sequenze tipiche di pellicole quali The Peacemaker o Phone Booth, dei colleghi Zimmer e Gregson-Williams.
Il “Main Title” risulta essere tanto bello quanto privo di un sufficiente spessore, finendo con l’adattarsi tanto alla classica sigla da TeleGiornale quanto ad un qualsiasi videogioco in stile Metal Gear Solid; più interessanti invece le sequenze di commento quali “Michael Scofield” o “Dirt Nap”, che offrono numerosi incastri ritmici e sintetici caldi e avvolgenti, anche se potenzialmente affiancabili a costruzioni dello stesso genere ad opera dei colleghi Klaus Badelt o Harry Gregson-Williams.
Si nota infatti uno stesso ceppo comune nel concepimento dell’intreccio sinfonico, che favorisce l’impiego di massicce sezioni d’archi, atte a scandire action ed effetto suspense, metodologia questa che se da un lato offre un risultato convincente e funzionale all’interno della serie, finisce però con l’essere facilmente interpretato come surrogato di composizioni quali La Regola Del Sospetto (The Recruit) del collega e maestro Klaus Badelt.
Più interessanti le sequenze cervellotiche, in cui l’utilizzo astuto e adeguato degli incastri ritmici, generano piacevoli movimenti sinfo-elettronici già più ricchi di personalità o quantomeno lievemente colorati dello stile compositivo di Djawadi, come si può facilmente percepire in “The 6 P’s”; purtroppo si tratta comunque di piccole gocce nell’oceano, che precedono di pochi secondi l’impiego dei tipici banchi musicali nati in casa MediaVentures.
“Bang And Burn” risulta infatti essere parecchio debitrice delle sequenze action più strausate della contestata associazione di compositori, spaziando lungo tutti gli anni ’90 e toccando in particolar modo le sequenze “The Rescue” e “Rush Hour” da Speed di Mark Mancina, o la più frenetica “The Chase” da The Rock di Hans Zimmer e Nick Glennie-Smith.
Sebbene il commento da concepire per una serie televisiva possa in un certo senso generare a prescindere una sorta di ripetitività, vuoi per le location, per i personaggi o per le situazioni, ciò non giustifica una evidente assenza di originalità e identità nella scrittura della musica per la terza e quarta stagione di Prison Break, ad opera di Ramin Djawadi.
Negli ultimi anni siamo stati abituati a commenti musicali per le serie TV di ben altro livello, basti pensare alle incredibili ed intelligenti pagine concepite da Michael Giacchino per la serie Lost, e anche in passato alcuni tra gli autori più celebri hanno regalato a quelli che erano dei semplici telefilm commenti di pregevole fattura, Jerry Goldsmith, Alan Silvestri, Lalo Schifrin, Morton Stevens (solo per citarne qualcuno).
Le case cinematografiche e i produttori negli ultimi anni hanno puntato molto su questo nuovo modo di fare serie TV, portando qualità e quantità (si pensi alle serie anni ’80 che duravano dai 15 ai 20 minuti per episodio ai circa 45 per quella in questione) all’interno di prodotti ormai paragonabili ai lungometraggi che vengono proiettati sul grande schermo, e questo dovrebbe essere, data per scontata la qualità del prodotto, fonte di maggiore ispirazione per l’autore della colonna sonora, piuttosto che il solito classico buon motivo per riciclare un qualcosa di già sentito.
Un vero peccato, considerate le poche pagine convincenti composte da Djawadi per Prison Break, che avrebbero potuto sfociare in qualcosa di ben più interessante e originale dei soliti banchi musicali triti e ritriti della MediaVentures, che se negli anni ’90 facevano comunque il loro effetto grazie al gusto della novità, a distanza di più di 10 anni ormai hanno fatto il loro tempo e quindi necessitano di una sana rinfrescata.
Viene a questo punto da chiedersi quanto di Djawadi ci sia in Fly Me To The Moon, al momento l’unica opera considerevole nella sua giovane e prolifica carriera.
Per una durata complessiva di quasi 50 minuti, l’album prodotto dalla Varese Sarabande offre una selezione piuttosto generosa della musica composta per la serie rispetto alla quantità di originalità che vi regna. Piacevole d’ascoltare se interessati all’ennesimo rimaneggiamento di Speed, Bad Boys, The Peacemaker e The Recruit.