Il sol dell’avvenire
Franco Piersanti
Il sol dell’avvenire (2023)
Radiofandango
12 brani – Durata: 34’33”
Nanni Moretti è tornato… e lo ha fatto con Il Sol dell’avvenire che è l’apogeo del suo Cinema e del suo sguardo sulla vita sociale e politica del nostro Bel Paese. A quasi settant’anni il regista, sceneggiatore, attore e produttore, al suo quattordicesimo film, fa affidamento per le musiche originali al sodale Franco Piersanti – otto pellicole insieme a partire da Io sono un autarchico fino al precedente Tre piani – che, essendo sin dagli esordi il ‘cantore di sottili psicologie in note’, gli costruisce una partitura essenziale (come i personaggi del film stesso) e poeticamente giocosa (come il suo Nanni), con qualche richiamo melodico a Nino Rota, di cui il compositore romano (classe 1950) è stato assistente. Per questo piccolo grande capolavoro, che non risparmia nessuno e che rinfranca con il Cinema e con la Vita – divertente, nostalgico e acuto – Piersanti compone un tema puntillistico (“L’arrivo della luce”) che cresce piano grazie ad archi ondosi, arpa pizzicata e fisarmonica e synth in chiusa, atmosfericamente statici. “Il sol dell’avvenire” è un altro leitmotiv giocato su fisarmonica, fiati e archi che giocano con ironia a rimpiattino, per cedere il passo ad una tromba da marcia circense beffarda, tra atonalità e tonalità, rammentante tutti quegli scrigni compositivi di Rota per Fellini. Stessa gradazione in “Variazione per orchestra del corteo dei circensi” e “Circo Budavari”. Funerea e sospensiva, con un retrogusto affliggente, per pianoforte e fisarmonica “Il cappio”. Un motivetto jazz malinconico e sospeso, per flicorno, chitarra elettrica e fisarmonica, in “Piazza Mazzini”. “L’invasione di Budapest” è pura incredula tensione. Un valzerino timido e ombroso in “Pallido sole”. Chitarra acustica solista nelle trame amare iniziali di “Vera” che poi vira verso un tango moderatamente vitale, chiudendo in astrattismi elegiaci. Il compendio di uno score sempre intelligente, citazionista e stratificato sta nel brano finale “Il corteo dei circensi”, marcia liberatoria per tutti orchestrale come nella passarella di 8 ½ – e si ritorna a Rota/Fellini – in cui Moretti fa sfilare gli attori dei suoi film precedenti, da brivido lungo la pelle.
Recensione concessa su autorizzazione e pubblicata in origine sulla rivista cartacea Audioreview 2023