Waterworld
James Newton Howard
Waterworld (Id. - 1995)
MCA Records MCD 11282
24 brani – durata: 68'39''
La gestazione delle musiche per il kolossal post-apocalittico Waterworld non fu facile a causa dello sforamento del budget – si parla di complessivi 175 milioni di dollari, una cifra abnorme per l'epoca. La colonna sonora era stata inizialmente assegnata a Mark Isham (che registrò anche diversi brani), ma durante l'ultima settimana di riprese il regista Kevin Reynolds abbandonò il progetto e lasciò la direzione a Kevin Costner.
In conseguenza di ciò la musica conobbe dei mutamenti, anche perché si era alle ultimissime fasi della postproduzione. La scelta cadde su James Newton Howard, che così ha ricordato la sua esperienza: “Quando hai solo sei settimane per scrivere due ore di musica, non c'è tempo per capire se stai facendo la cosa sbagliata. A un certo momento pensai: 'Sto commettendo dei gravi errori sul film più costoso che mi sia mai capitato”. E invece – come spesso capita quando il ridotto tempo a disposizione induce ad una sorta di euforia creativa – lo score si è dimostrato di ottima tempra, al punto che ancora oggi può essere considerato come una delle migliori opere del compositore statunitense con un passato da tastierista per Elton John. La materia prima del lavoro è un soggetto cinematografico indubbiamente intrigante e quantomai attuale nel prospettare un futuro prossimo in cui il pianeta sarà completamente ricoperto dalle acque ed ogni antico resto di civilizzazione giacerà sui fondali marini. In un simile scenario in cui la razza umana conosce persino delle ibridazioni in senso anfibio, la terraferma diventa un mito ideale che il protagonista Mariner (Kevin Costner) riuscirà, con una buona dose di azione e spirito corsaro, a trasformare in solida realtà. L'approccio musicale si cala nelle atmosfere oceaniche della pellicola attraverso una strumentazione pseudo-marinaresca (ottavini, scacciapensieri o qualcosa di molto simile) mescolata spesso a pad, bassi elettronici e percussioni sintetizzate. La non secondaria sensibilità timbrica spinge Howard a soluzioni innovative nella bellissima “Swimming”, laddove l'arpa concede la scena ad uno pseudo piano rhodes con l'accompagnamento giocoso di una voce femminile trattata come fosse uno strumento musicale. Nel brano "Speargun" invece l'atmosfera grave e quasi cacofonica è ottenuta attraverso un'interessante integrazione della base percussiva con i flauti e la sezione d'archi. Per quanto concerne il fronte sinfonico, la partitura è elaborata, l'approccio epico e maestoso, sottolineato da caratteristici ritmi di 5/8 e 7/8 e orchestrazioni ridondanti. Notevole l'effetto che le parti corali aggiungono a temi come “Dryland” o “The Bubble”, quest'ultimo caratterizzato da una notevole maturità di scrittura che valorizza l'apporto della L.A. Master Chorale. Fermo restando la qualità di idee che Howard ha saputo sviluppare sulla carta pentagrammata ed arricchire con una strumentazione elettronica in background, l'ascolto dell'album nel suo complesso risulta però abbastanza dispersivo ed episodico a causa di una scaletta che avrebbe fatto meglio a trascurare i passaggi puramente didascalici e poco strutturati dello score. In ultima analisi Waterworld contiene una quantità così ineguale di tracce musicali, per arrangiamento e ricchezza di idee, che l'ascoltatore passerà facilmente da un titolo all'altro prima di scoprire con paziente curiosità i brani più ricchi di sorprese. Imperdibile, comunque, per gli appassionati del genere.