Requiescant/O’ cangaceiro
Riz Ortolani
Requiescant/O’ cangaceiro (1967/1969)
Penta Music PTM 003
23 brani (21 + 2) - durata: 44' 36"
Terzo appuntamento della londinese Penta Music col western all’italiana. Protagonista di questo CD su licenza Beat Records è Riz Ortolani con le colonne sonore composte per due ‘spaghetti’ del sottogenere politico-rivoluzionario.
Diretto da Carlo Lizzani nel periodo di incubazione della contestazione studentesca ed operaia, Requiescant fa propria la da più parti auspicata (all’epoca) via del compromesso tra cultura di sinistra e cattolicesimo.
La storia, in precario equilibrio tra impegno e ironia (forse involontaria), si sviluppa attorno all’improbabile pistolero messicano interpretato da Lou Castel. Questi, che tutti chiamano ‘Requiescant’ perché ha l’abitudine di pregare per i suoi avversari dopo averli eliminati, è l’unico sopravvissuto all’eccidio del suo popolo. Educato presso la famiglia di un pastore protestante, un giorno parte da casa per salvare la sorellastra finita nelle grinfie del viscido Ferguson, proprietario terriero razzista, sfruttatore e misogino, incarnato da un vampiresco Mark Damon. Non riuscirà a salvarla, ma riconosciuto nello stesso Ferguson il responsabile dell’antico massacro, si vendicherà unendosi ad una banda di rivoluzionari guidati da Don Juan (Pier Paolo Pasolini), un prete-guerrigliero che parla per slogan e teorizza la legittimità della violenza come strumento di liberazione. La partitura - scritta da Ortolani nello stesso anno de I giorni dell’ira, il suo western più celebrato - è priva di un baricentro tematico ben definito. “Seq. 1”, per quanto diffusamente ricorrente (in “Seq. 3”, “Seq. 6”, “Seq. 12”, “Seq. 14” e, ad integrazione di un tema etnico, “Seq. 20”), è infatti un brano che si esaurisce nelle trame atmosferiche di una chitarra elettrica: poche ed isolate note insistenti sui registri gravi, per brevi tratti puntellate da accenni della sezione fiati e dai timpani, valgono a dare spessore alle situazioni drammatiche, a partire dal violentissimo prologo con la strage dei peones messicani. La sensibilità terzomondista si traduce, d’altro canto, in generica musica d’ambientazione di ispirazione popolaresca: “Seq. 2”, “Seq. 7”, “Seq. 10”, “Seq. 19”, tutti allegri temi, perlopiù trombettistico-chitarristici ma anche tradotti in assetto sinfonico (“Seq. 13”) o per sola chitarra spagnola (“Seq. 16”). Stilisticamente compatibili tra loro appaiono i passaggi sentimentali (“Seq. 5”, “Seq. 9”, ”Seq. 18”) e quelli dinamici (“Seq. 8”, “Seq. 15”, “Seq. 21”), normalmente orchestrali ma talvolta anche con estesi contributi dell’armonica e della chitarra elettrica o con esili ritmiche galoppanti: la scrittura di Ortolani tende rispettivamente ad un romanticismo dolciastro e ad una retorica epica, entrambi di marca americana. Tre, infine, le tracce intradiegetiche da saloon: oltre alle pianistiche “Seq. 4” e “Seq. 17”, c’è pure “Seq. 11”, per violino e banjo. Nel CD non sono riportati i passaggi liturgici per organo a canne con cui vengono suggellate le azioni da giustiziere di Requiescant.
Il cangaço (corruzione di un termine portoghese che significa «giogo») è stato un fenomeno di brigantaggio sviluppatosi nel nord-est del Brasile agli inizi del XX secolo. Il proliferare delle leggende ad esso collegate ha ispirato pure un filone cinematografico – di solito citato come ‘western alla brasiliana’ o ‘cangaço western’ - perlopiù simpatizzante per questi malavitosi, spesso dipinti come gente dura e crudele ma non priva di un nobile senso dell’onore. L’episodio più famoso è stato O cangaceiro [Il brigante] (1953) di Victor Lima Barreto. Ambientato in Brasile (autentiche le location nei dintorni di Bahia) negli anni Venti del Novecento, il film diretto da Giovanni Fago nel 1969 è tutt’altra cosa rispetto all’omonimo precedente: le tematiche rivoluzionarie, la cospicua dose di violenza, un certo umorismo grossolano e, non ultima, la presenza di Tomas Milian nel ruolo di protagonista e del personaggio dell’ambiguo europeo (interpretato da Ugo Pagliai) lo riconducono nell’alveo dello ‘spaghetti’ zapatista. Il proletario brasiliano Espedito, detto ‘El Redentor’, trasformatosi in un carismatico fuorilegge, viene attratto con l’inganno dalla parte dei governativi intenzionati ad arginare il banditismo, ma scopre che il loro vero obiettivo è trovare un pretesto per toglierlo di mezzo. Seguono, secondo lo schema consueto, ribellione e vendetta. La colonna sonora di Riz Ortolani risente questa volta del contesto sudamericano e attinge a piene mani al repertorio della musica popolare brasiliana sia in ambito ritmico che timbrico: l’abbondanza di percussioni, fischietti e sonagli folkloristici conferisce ad un’ampia parte delle musiche il tipico tono carnevalesco. Niente di più lontano, dunque, dalla realtà del western all’italiana. La canzone corale introduttiva “Mulhe rendera”, diffusamente caratterizzata da prestiti ritmici dalla cultura afro-brasiliana, è la rielaborazione del tradizionale “Mulher rendeira”, già sfruttato nella pellicola di Lima Barreto. “Vou caminhando”, cantata da una voce intrisa di saudade e sovrapposta ai momenti più riflessivi o dolorosi, ha invece un andamento languidamente appoggiato su armonie sincopate sospese tra samba e jazz. Collocate in coda alla tracklist del CD, le due canzoni (già pubblicate all’epoca dalla Ariston su vinile a 45 giri) sono per il momento le uniche tracce rinvenute negli archivi. Lungo la pellicola si possono sentire anche versioni strumentali delle stesse. Per quanto riguarda la seconda, oltre ad un episodio intradiegetico per ottavino solo, compare più volte un’efficace riduzione con la chitarra classica in funzione solistica.