03 Set2015
Southpaw
James Horner
Southpaw – L’ultima sfida (Southpaw, 2015)
Sony Classical 0888750993526
14 brani – durata: 47’39’’
Con Southpaw il compositore è tornato, in parte, alle origini, facendo ampia leva su l’uso dell’elettronica la quale, tuttavia, rimane sempre contorno e mai centro assoluto, come accade con i compositori di recente estrazione.
Fin dal primo brano (“The preparations”) possiamo ascoltare questa unione delle due componenti; da una parte vi è il piano che rimane in assoluto l’anima del brano e dall’altra l’uso di elettronica che sembra già delineare una dicotomia tra due anime non solo musicali. Possiamo, infatti, pensare che esse siano profondamente legate a un uso scenico di questa duplicità che sia da ricondurre al protagonista; se l’elettronica costituisce l’aspetto più rude, la lotta, il pianoforte costituisce il lato sentimentale dell’intera partitura, l’uomo che si cela dietro al lottatore.
Questo discorso, non solo musicale, continua nel brano successivo (“A more normal life”) e si amplia in “A fatal tragedy” dove l’incursione delle percussioni, un uso tanto caro a Horner, sembra fungere da sfondo alla continua presenza del piano che rimane protagonista assoluto della partitura, come a voler simboleggiare una pur sempre prevalenza del lato emotivo e, dunque, umano su quello più rude e violento della lotta.
Particolarmente interessante e dimostrativo di quanto detto è il brano “Suicidal rampage” nel quale si registra un diverso dosaggio degli elementi; nella prima parte prevale l’elettronica sulla quale si innesta il piano che sembra aver ceduto il suo posto a favore della componente musicale più «ruvida» sulla quale risaltano solo poche sue note. Poi un’improvvisa incursione di percussioni sembra sfaldare quell’equilibrio provvisorio che si era venuto a creare per lasciare nuovamente spazio al piano che torna al centro della scena musicale, la quale muta nel brano successivo “Empty showers” dove gocce elettroniche sembrano creare uno stillicidio di effetti che ricadono sul piano finale intaccandone l’originaria distensione.
Di particolare intensità appaiono tre brani legati tra loro per delle componenti emotive oltre che musicali; “House auction” “A long road back” e “How much they miss her” costituiscono le migliori pagine di questa partitura dove linee melodiche di piano differenti tra loro si intersecano, e proprio il piano diventa assoluto protagonista di un’atmosfera musicale rarefatta.
Dal carattere più «muscolare» è “Hope vs. Escobar” nel quale percussioni e bassi creano un tessuto sonoro frastagliato che si risolve in un crescendo al termine del quale irrompe il lato più propriamente classico del compositore, condito da percussioni, che prevale fino alla fine con “A Quiet Moment…” in cui sembra che sia stata raggiunta la chiara calibratura delle due componenti; il piano si distende, le note si fanno lunghe e svaniscono lentamente.
A chi ignora il James Horner degli inizi, la partitura di Southpaw apparirà distante dagli ultimi suoi lavori, eppure vi è una certa dialettica di ritorno alle origini che il musicista ha sembrato celare. Un’operazione che è volta alla creazione di una duplicità che, se da una parte possiamo ritrovare nel compositore, dall’altra caratterizza la dicotomia presente nel cuore di chiunque, tra furor dionisiaco e spirito apollineo, tra anime contrapposte. Nel suo lavoro, Horner, con l’alternanza di elettronica e classicità pianistica, ha voluto rispecchiare tale dicotomia creando così un tessuto musicale in cui trama e ordito creano effetti cangianti.
Per approfondire l'aspetto filmico di Southpaw leggete la recensione della pellicola al seguente link:
http://www.cineavatar.it/recensioni/southpaw-la-recensione/