The Bodyguard
Alan Silvestri
Guardia del corpo (The Bodyguard, 1992)
La-La Land Records LLLCD 1225
23 brani + 7 bonus track – Durata: 77’10”
Nel corso delle recenti, preziose giornate trascorse in occasione del trentennale di Ritorno al futuro a Castell'Alfero insieme ad Alan Silvestri, che in quello splendido paesino del Monferrato ha le proprie radici, c'è stato modo di interrogare il maestro su molti argomenti, complice la sua eccezionale disponibilità e generosità: tra questi, uno riguardava il suo rapporto con partiture – e film - a vario titolo considerati “minori”, della sua lunga carriera. La risposta è stata tanto breve quanto esemplare e indicativa: «Io voglio bene a tutti i miei figli».
Non era un modo evasivo per schivare un interrogativo “scomodo” bensì un'esplicita dichiarazione di mozione degli affetti, che attesta la ferrea professionalità del musicista ma soprattutto la sua capacità di trarre, anche da occasioni di secondo piano o per film sicuramente non memorabili, ispirazione per paesaggi sonori, invenzioni, atmosfere destinate a rimanere scolpiti assai più a lungo nella memoria. A questa categoria appartiene sicuramente anche Guardia del corpo, incerto ibrido fra thriller, melò e film musicale interpretato e prodotto da Kevin Costner ma soprattutto star vehicle per il breve e disgraziato astro di Whitney Houston, una delle più belle voci femminili degli ultimi decenni; proprio la struttura musicale per “numeri” del film, trasportata nella pubblicazione delle canzoni (la hit “I Will Always Love You” in testa a tutte) ha finito con l'oscurare il lavoro e lo score di Silvestri, che molto opportunamente la benemerita etichetta californiana ha invece messo a fuoco, recuperandolo nella sua completezza (incluso materiale non utilizzato nel film) e consentendo di riapprezzarne con il dovuto respiro le colorature particolari e profondamente suggestive ottenute da Silvestri.
Si tratta di una partitura inconsueta per lo stile abitualmente dinamico, adrenalinico, fiammeggiante del compositore; la avvolge una luce notturna, soffusa, attraversata da suoni pacati, quasi sempre privi di forzature o accensioni ritmiche, una partitura che si direbbe “orizzontale” nel decorso e nell'andatura. Prendiamo il “Theme” d'apertura: è un lungo, vellutato soliloquio della tromba su un tappeto morbido e folto di archi, ripreso in “Watch and See” sul distillato misterioso di un'arpa che si lascia andare ad un assolo limpido intervallato da accordi acuti dei violini e pizzicati dei bassi. Proprio l'arpa accenna un tema secondario, quasi un inciso, per ampi intervalli discendenti, che anticipa quello di Blown Away, come si può capire meglio nella poderosa e movimentata esposizione dei corni in una delle rare pagine d'azione, “Followed/On the Job”. A proposito delle quali va osservato che il climax ottenuto da Silvestri, soprattutto nel trattamento spericolato degli archi, fra glissandi in sovracuto e agghiaccianti dissonanze (“Walkman”, “Not There”) è quasi da horror, con il risultato di allargare dialetticamente ed efficacemente la forbice fra questi momenti di tensione pura e le frequentissime, ampie parentesi romantiche (“Only If You Want To”). A volte, come in “The Glove/The Locker”, i due aspetti si fondono in un unico momento musicale, acuendo sia la suspense sia il senso di quiete. L'arpa continua a rivelarsi strumento protagonista (“Be Careful”/I Don't Approve”), frequentemente associata ai lunghi, vitrei accordi dei violini divisi, mentre in “Well Well Well/Overlay” è il flauto, sempre dialogando con l'arpa ,a riproporre il tema principale. Minacciosi rulli di tamburo e di timpani si addensano all'orizzonte in “Where is She?/I'm Through” ma ecco, con “Snow”, dischiudersi uno scenario musicale quasi bucolico negli interventi solistici melodiosi dei legni soli, a testimoniare la qualità di una scrittura orchestrale e di una selezione dei timbri di straordinaria finezza, anche cameristica. Archi e arpa continuano a dialogare languidamente in “I Understand Now/Just One”, con i primi a tessere una sorta di lieve, sospiroso movimento di danza. Sempre arpa e poi pianoforte, adagiati sulla rassicurante, lenta risacca degli archi, intrecciano melodie sospese in “How About That” mentre è assolutamente mirabile l'economia di mezzi con la quale, in “Tell Me About It”, Silvestri crea tensione e attesa; incurante del rischio – concreto – di una certa monotonia, il maestro prosegue coerentemente lungo una linea sottrattiva che alterna fasi di assoluta stasi emotiva con fusioni a freddo di rapidissime, violente collisioni timbriche e commoventi momenti lirici, come nel ritorno del tema principale, pianistico e poi riaffidato all'originaria tromba, in “It's Not Your Fault”. Il perorante “Relax a Little”, di espansiva drammaticità, prelude al sapiente reticolato di sinistre dissonanze in “This is the Night/Coming Thrill”, mentre dallo score si stacca nettamente “The Winner is/Where's Portman?”, dalle sonorità immateriali e sperimentali, di urticante aggressività. “Lunatic” si apre addirittura con una frase degli archi totalmente atonale e vira poi in una pagina quasi di “musica concreta”, sovrastata però da un ricorrente, brusco inciso drammatico. La spiccata conflittualità che caratterizza questa partitura sembra alfine placarsi in “My Bodyguard/How's It Going?”, che vede risplendere, mesto e circondato da un'ampia eco, il sound iniziale della tromba.
Molto interessanti i ben sette bonus tracks, che offrono versioni alternative di vari brani, compreso uno di source music (“Party Piano”): in particolare, due riguardano altrettante versioni del theme, la prima rimixata nel film, la seconda in una veste alternativa per l'album, dove se possibile è ancor più accentuata quella vena di malinconia discreta e di pensierosa solitudine che rappresenta il pregio maggiore di questa toccante e anomala partitura silvestriana.