Ponyo on the Cliff by the Sea
Joe Hisaishi
Ponyo sulla scogliera
(Gake no ue no Ponyo - Ponyo on the Cliff by the Sea, 2008)
Colosseum CAS 8508.2
36 brani (34 di commento + 2 canzoni) – Durata: 1h 7’ 16’’
In Ponyo sulla scogliera, ultimo lungometraggio d’animazione del Maestro Hayao Miyazaki, la musica è molto presente, ma non dà mai l’impressione di essere un commento superfluo alle immagini: si tratta infatti di una forma di fusione liquida e pressoché perfetta, in cui sembra che i suoni fluiscano liberamente e in maniera del tutto naturale dai quei colori così caratteristici, che danno agli oggetti un aspetto astratto, trasfigurato, non-realistico e al contempo concreto, tattile, vero.
Quella di Miyazaki è un’animazione totale, nella quale è lo stesso tratto della matita, o l’acquarello posato sulla carta, a raccontare, a dare senso, a costruire materialmente i significati, senza alcun tentennamento, incertezza o concessione al troppo facile, al banale.
In un film come Ponyo il senso di meraviglia di chi guarda, bambino o adulto, non si affievolisce mai, grazie soprattutto ad una concatenazione narrativa degli eventi mai troppo vincolata a stretti rapporti logici fra le azioni e gli eventi, ma al contrario molto libera e viscerale, esattamente come la piccola Ponyo, una creatura fatta d’istinto, di cuore e di un’energia così forte e pura da sconvolgere l’equilibrio dell’Universo
La tracklist messa insieme dal fedelissimo Joe Hisaishi segue minuziosamente il dipanarsi del racconto, costruendo melodie legate ai vari personaggi e alle situazioni raccontate; lo score si apre con un’avvolgente incipit sinfonico, ipnotico e spirituale (e questa vena di spiritualità, sospesa tra antico e moderno, sarà una costante di tutta la partitura, oltre che dello sviluppo narrativo), enfatizzato dal canto ancestrale contenuto in “Mother of the Sea” che dà voce alla potenza più limpida dello slancio vitale, del concetto stesso di nascita, di forza generatrice, quella stessa forza che viene espressa da Ponyo, sia pure in modo più irriflessivo e giocoso. E infatti “Flight of Ponyo” è festoso, turbolento, vittorioso, allegramente anarchico nel seguire uno sviluppo trionfale che trasfigura la corsa sorridente e irrefrenabile di Ponyo in una sorta di Cavalcata delle Valchirie; carica di brio e di un senso quasi epico per l’avventura è pure “Ponyo and Sosuke”, ripreso nel più lieve “Ponyo and Sosuke II”, in cui compare anche il tema principale, fulcro della deliziosa e splendente canzone dei titoli di coda.
È bello e poetico l’uso che Hisaishi fa dei violini (ad esempio in “Song of Praise for Mother and the Sea”), mai stucchevole, ma anzi profondo, necessario; è poi notevole la ricchezza di tematiche e situazioni che Hisaishi riesce a rappresentare, dalla giocosa e saltellante serenità infantile di “Encounter” o “Kumiko” alla dolcezza più adulta e sommessa di “Flash Signal”.
Di Ponyo è stato detto che si tratta di un film più piccolo, rispetto agli altri di Miyazaki, più adatto anche per un pubblico giovanissimo, e probabilmente è vero: questa esigenza di maggiore semplicità e pulizia non lo ha però impoverito, tanto sul piano cinematografico quanto su quello musicale, e anzi forse proprio la necessità di parlare un linguaggio più diretto, universalmente comprensibile e meno intellettuale ha donato alle note di Hisaishi una forza straordinaria e un ruolo di assoluto primo piano nella costruzione artistica del film.