27 Mar2009
Watchmen
Tyler Bates
Watchmen (id – 2009)
Warner Sunset/Reprise 516750-2
21 Brani – Durata: 44’36’’
Diretto da Zack Snyder (300, Dawn Of The Dead), Watchmen rappresenta uno degli eventi cinematografici più importanti tra quelli del 2009. Basato sul celebre fumetto da cui prende il titolo, il kolossal dalla durata di 2 ore e 40 minuti è commentato dalla partitura composta da Tyler Bates, già collaboratore del regista statunitense in 300 e Dawn Of The Dead. Il musicista, noto per la sua partecipazione in pellicole horror o per lo sviluppo di sonorità non sempre originalissime, si cimenta nella scrittura di una colonna sonora molto penetrante, che se da un lato lascia spiazzati coloro che sono abituati agli approcci stilistici di Danny Elfman o John Ottman, dall’altro sicuramente affascina grazie ad una costruzione molto eterogenea, in cui l’utilizzo di strumenti quali chitarre e sintetizzatori si fonde ad un incastro sinfonico non originalissimo ma indubbiamente di grande impatto.
In effetti i movimenti più pacati e tranquilli, come “Don’t Get Too Misty Eyed”, risultano essere piuttosto spenti e poco coinvolgenti, a causa di una scrittura per archi dalla vena romantica sicuramente molto piacevole ma poco originale; lo stesso però non si può dire di commenti più muscolosi ed eterogenei, come “Tonight The Comedian Died”, brano che porta con se una scrittura sinfonica di base poco incisiva, atta più che altro ad una costruzione atmosferica, sopra alla quale Bates monta una serie di effetti elettronici, presenze sintetiche e linee di pianoforte elettrico molto interessanti, sicuramente in parte debitrici della sua The Day The Earth Stood Still, specialmente per l’utilizzo della paletta elettronica e per la creazione di lunghi momenti d’attesa in cui l’atmosfera cupa e pesante prende il sopravvento, aiutata da quelle lunghe e pulsanti linee di basso già ampiamente conosciute nel film remake del classico della fantascienza.
Nonostante queste similitudini Bates sviluppa un approccio tematico interessante, che si distingue sia nei passaggi più aggressivi per percussioni, batteria, chitarra elettrica e coro di “Rescue Mission”, brano d’apertura del disco dal carattere graffiante e potente, sia in quelli che forse ricalcano maggiormente la scrittura classica per film da supereroi, “Silk Spectre”: una pagina piuttosto breve, un minuto circa, che unisce una componente elettronica più amalgamata ad una presenza sinfonica che evidenzia la presenza dei corni, accompagnati da un coro apparentemente campionato, i quali interpretano un motivo crescente molto eroico ed evocativo.
L’autore riesce a gestire una moderata sperimentazione unita a quegli standard, o meglio quegli stereotipi, del commento musicale; infatti se da una parte confluiscono quelle costruzioni piuttosto banali e scontate, come “You Quit!”, in cui l’elemento principale risiede in un semplicissimo arpeggio per chitarra acustica, o “The American Dream”, movimento per archi e tastiere che rappresenta forse il momento meno coinvolgente dell’intero brano, dall’altra convergono le sonorità più caratterizzanti di “Only Two Names Remains”, in cui l’elettronica rappresenta sicuramente il pilastro portante dell’intero passaggio.
In effetti non si fatica ad evincere che Tyler Bates riesce, nell’ambito di Watchmen, a sviluppare con maggiore personalità ed originalità quei movimenti sintetici che fuoriescono dai classici stilemi per supereroi piuttosto che nel ricalcare la solita tabella di marcia di artisti ormai addentrati nel genere da moltissimi anni.
Sicuramente queste scelte spiazzeranno coloro che sono affezionati a partiture come Superman, Batman o Spider-Man, ma l’approccio aggressivo, la costruzione sintetica ed il largo utilizzo di batteria e chitarra elettrica di “Prison Fight” indubbiamente rappresenta una moderata sperimentazione, unita ad una intenzione piuttosto provocatoria se vogliamo, che porta con se un valore di gran lunga maggiore rispetto ad uno stampo che non appartiene, almeno apparentemente, alle corde del musicista.
Ciò non gli impedisce di sviluppare pagine epiche e prettamente sinfoniche molto coinvolgenti, basti pensare al crescendo per orchestra e coro di “Just Look Around You”, che si ritrae per poi lasciare spazio ad una esecuzione solista molto penetrante ed espressiva, dall’intensa vena drammatica, ma alla fine è nelle costruzioni muscolose ed eterogenee di “What About Janie Slater” che il compositore statunitense riesce a trasmettere maggiore personalità ed originalità.
Tyler Bates dopo questa prova per Watchmen riacquista una moderata attenzione, grazie ad una costruzione molto diversa, costituita da componenti tematiche non troppo incisive ma comunque personali ad una scrittura d’atmosfera carica di effetti elettronici, largo utilizzo di chitarre e tastiere ed una parte sinfonica e corale che trova negli ultimi istanti di “All That Is Good” forse il miglior impiego dell’intero score.
Rispetto ai lavori precedenti, The Day The Earth Stood Still in particolare, l’autore riesce a gestire le varie parti in modo più accurato, superando lo scoglio rappresentato dall’accostamento di molti suoni che nell’insieme risultavano piuttosto confusi o troppo poco consistenti per fornire un valido supporto alla pellicola.
In Watchmen l’insieme delle varie parti riesce a costruire, di volta in volta con sapori differenti, un profilo musicale più preciso e che sicuramente inquadra molto bene sia la natura della pellicola che i vari aspetti che la contraddistinguono, risultando nell’insieme un lavoro più che soddisfacente e degno di attenzione.