Ice Age: Dawn of the Dinosaurs
John Powell
L’Era Glaciale 3 – L’Alba Dei Dinosauri
(Ice Age: Dawn Of The Dinosaurs – 2009)
Varese Sarabande 302 066 978 2
44 brani – durata: 74’02’’
Terzo episodio della fortunata serie animata al cinema, L’Era Glaciale 3 – L’Alba Dei Dinosauri vede non solo il ritorno dei simpatici Sid, Manny, Ellie e Diego, accompagnati dalle esilaranti disavventure di Scrat e di nuovi amici, le musiche infatti vengono nuovamente affidate a John Powell (Ice Age: The Meltdown, The Bourne Supremacy), il quale si cimenta in una scrittura briosa e variopinta che unisce numerosi sviluppi tematici e timbrici provenienti dalla colonna sonora composta per il secondo film a nuovi ed interessanti movimenti manifesto di una notevole attenzione tanto nella scrittura melodica che nelle puntuali e attente orchestrazioni.
Saltano all’orecchio le sue soluzioni più personali, caratterizzate da pompose marce per rullanti ed ottoni arricchite da timbriche pungenti e roboanti, come nella frenetica “Playground”, nella quale Powell regala alcuni istanti della sua miglior produzione.
Altrettanto interessanti e convincenti le pagine più romantiche e melodiche, che in “Scrat Finds Furry Love” dimostrano tanto la padronanza dei mezzi necessari per la scrittura del classico tema d’amore quanto la capacità di rendere il tutto comunque molto personale, quindi mai banale.
L’introduzione di nuovi elementi, che si tratti di personaggi o situazioni collaterali, ispirano l’autore nella creazione di un intelligente incastro tra visione individuale e sguardo verso i pilastri portanti del genere; l’entrata in scena dei dinosauri infatti genera una vera gamma di citazioni particolarmente efficaci, soprattutto nel brano “Momma” che guarda a Jurassic Park e The Lost World di John Williams attraverso l’ausilio di maestosi e prorompenti trionfi per timpani e percussioni, riportando alla mente le sensazioni ciclopiche e terrificanti dei brani più potenti composti dal Maestro per le pellicole dirette da Steven Spielberg, “Visitor In San Diego” in particolar modo.
La presenza degli enormi lucertoloni comporta una lieve ma percettibile virata nella traiettoria che il musicista imposta alla propria composizione, facendo sì che le sue tradizionali timbriche vengano accompagnate da costanti tappeti ritmici dal sound caldo e avvolgente, come “Meet Buck”, a descrizione di una location più selvaggia, densa di costruzioni tribali comunque meno incisive rispetto alle pungenti strutture frenetiche e avventurose, come “Flower Of Death”, la quale vede il furetto Buck alle prese con una terribile pianta carnivora in perfetto stile Mission: Impossible.
In effetti molti dei movimenti più interessanti della nuova OST vengono costruiti attorno alle sequenze che vedono Buck come protagonista; rappresentante indiscusso delle gag più divertenti ed esilaranti della pellicola, Powell sottolinea musicalmente la sua presenza sullo schermo alternando passaggi d’alta tensione a costruzioni più pacate e a tratti anche parecchio debitrici dei suoi lavori passati, come “Campfire Stories”, che strizza l’occhio molto alle marce incalzanti del suo X-Men: The Last Stand, seppur arricchito da cori e presenze brillanti e pungenti degli ottoni che indubbiamente ne variano il sapore.
Molta attenzione va prestata al brano “Battles”, suite di circa 4 minuti che regala forse uno degli incastri ritmico-melodici più belli dell’intero album. L’autore si cimenta nella scrittura di un movimento molto frenetico e variegato, che unisce una larga presenza ritmica composta da timpani prima e marziali rullanti poi, ad una moltitudine di presenze tematiche di grande effetto, atte a riproporre tanto le melodie rappresentative della compagnia degli amici in una veste più eroica quanto delle nuove costruzioni indubbiamente manifesto della vena creativa più brillante del compositore. Particolarmente convincente il bridge “Over The Falls”, che attraverso una esplosione d’orchestra seguita da un solo corale collega il brano della battaglia alla poderosa e romantica “Rescues”, regalando momenti di grande emozione musicale grazie ad una elegante scala discendente per archi che sfocia poi in una poderosa marcia per timpani e coro per virare successivamente in una eroica, e quasi bucaniera, marcia, prima di concludersi attraverso le romantiche note per piano ed archi.
I brani conclusivi dell’album si presentano in una veste veramente brillante, che spaziano tra l’eroico ritorno di Buck in “Buck Returns”, caratterizzato dal suo tema in una veste arrangiata in modo tale da conferirgli un sapore altamente trionfante, arioso, fino ad arrivare alla lunga suite di 7 minuti degli “End Credits”, altamente godibile dopo il passaggio attraverso “True Love For Our Hero”, arricchito dall’”Adagio From Spartacus” scritto da Aram Kachaturian, oltre alle canzoni “Alone Again” interpretata da Chad Fischer e “You’ll Never Find Another Love Like Mine” cantata da Lou Rawls
In conclusione la nuova partitura composta da John Powell per il terzo capitolo de L’Era Glaciale riconferma le spiccate doti creative dell’autore, capace di musicare per la seconda volta le avventure dei nostri amici preistorici senza incappare in un mero riciclaggio della notevole prova per L’Era Glaciale 2 – Il Disgelo.
L’attenzione prestata ai nuovi personaggi e situazioni, che siano le avventure di Buck o le imponenti costruzioni atte a commentare la presenza dei dinosauri, permettono alla partitura di spiccare il volo in modo completamente autonomo, rendendo i flashback degli anelli di congiunzione tra gli episodi assolutamente necessari nonché piacevoli.
A conclusione di ciò una performance della Hollywood Studio Symphony, sotto la direzione di Pete Anthony, briosa e perforante grazie alle ottime orchestrazioni capaci di rappresentare al meglio lo stile più personale dell’autore.