Mistaken for Strangers
The National
Alligator (Alligator, 2005)
Beggars Banquet Records BBQ-241-2
13 brani - durata: 48'00''
The National
Boxer (Boxer, 2007)
Beggars Banquet Records BBQ-252-2
12 brani – durata: 43'07''
The National
High Violet (High Violet, 2010)
4AD Records CAD3X03CD
11 brani - durata: 47'40''
I National sono diventati un gruppo tra i più famosi nel rock americano, dalla scena alternativa sono arrivati a riempire le arene e a sponsorizzare la campagna presidenziale di Barack Obama con le canzoni “Fake Empire” e “Mr. November”.
A luglio sono stati in Italia per cinque concerti ed è uscito al cinema solo per un giorno il documentario Mistaken for Strangers diretto da Tom Berninger, fratello del cantante della band Matt. Il film racconta il tour mondiale per l’album High Violet, documentato dal regista che è stato aggiunto alla troupe del gruppo come tuttofare.
Il successivo Boxer è l’evoluzione di Alligator. Il pezzo di apertura, “Fake Empire”, inizia con degli accordi di pianoforte per finire con un assolo spaziale di tromboni al limite della dance, il tutto fuso nel tipico suono dark e rock della band. Il testo della canzone è anche una critica ai due governi di George W. Bush.
L’alta qualità del disco si sente nella successione dei brani: echi dei Joy Division a New York in “Mistaken for Strangers”, le urla rabbiose e cavernicole di Berninger in “Squalor Victoria”, i due grandi pezzi “Slow Show” e “Apartment Story”. Il primo è una ballata con chitarre acustiche e finale al pianoforte, la seconda è una delle canzoni più rock dei National, da ascoltare in casa rannicchiati di nascosto dietro al divano. “Start A War”, “Racing Like A Pro” e “Gospel” è l’ultimo terzetto di grandi brani di Boxer.
High Violet del 2010 è l’ultimo album documentato nel tour del film. “Terrible Love” è usata dalla band per chiudere la prima parte dei concerti e il film mostra il cantante che si butta fisicamente tra le braccia del pubblico, urlando i versi della canzone e unendosi con la platea in piedi come se fosse quasi un bisogno fisico. “Anyone’s Ghost” è un pezzo con un grandissimo intro catchy di batteria unito alla linea di basso, e profuma di notte underground a New York, mentre il ritornello di “Afraid Of Everyone” - che sa di stelle e strisce e America contemporanea - è costruito con gli echi della voce di Berninger. “Bloodbuzz Ohio” è il singolo dal ritornello assassino su una base di piano rock, “Runaway” è uno dei brani migliori, arpeggi di chitarra sotto la voce di Berninger al suo massimo e le trombe perfette che arrivano nella seconda metà della canzone. E il finale: “England”, forse il pezzo più grande dell’album, un crescendo infinito, e “Vanderlyle Crybaby Geeks”, che i National cantano come ultima canzone dei loro concerti in versione intimistica e acustica, mistica, con tutta la band che abbandona i propri strumenti e si avvicina al pubblico e lo lascia cantare, lontano dai microfoni.
Il film è incentrato sul regista e finisce per essere molto comico e divertente, ma riesce a offrire un approccio vasto alla discografia dei National, al sound della band che è un rock soffuso, sporco e oscuro, fatto di chitarre classiche ed elettriche, violente linee di basso, batterie martellanti in sottofondo.