06 Dic2010
Return from the river Kwai
Lalo Schifrin
Il ritorno dal fiume Kwai (Return from the river Kwai – 1989)
Harkit Records HRKCD 8259
18 brani – durata: 52’56’’
Al contrario, l’opera musicale composta da Lalo Schifrin (Bullit, Enter The Dragon) risulta essere sicuramente sopra la media, soprattutto grazie a quella serie di situazioni musicali che sottolineano tanto l’aspetto marziale della pellicola quanto l’ambientazione orientale della stessa, attraverso una serie di scelte timbriche e di orchestrazioni vigorose e puntuali capaci di enfatizzare al meglio una serie di pagine corpose e ricche di numerosi leitmotiv.
Ascoltando il disco prodotto da Harkit Records è possibile captare molte sfumature tipiche della produzione di Schifrin, che vanno a fondersi con un sound insolitamente più corposo rispetto alle sue opere più celebri, regalando nell’insieme un mix di pagine maestose e prorompenti miste a sequenze in cui l’essenzialità è il fattore dominante.
Composta alla fine degli anni ’80, Return From The River Kwai è un vero e proprio manifesto della decade che volge al termine, tant’è che nelle scelte dell’autore fanno capolino più volte delle melodie o delle costruzioni che guardano molto alle opere più importanti di quel periodo, facendo riferimento in particolar modo alla produzione di John Williams per il secondo e terzo capitolo di Star Wars o alle due pellicole dedicate al celebre Indiana Jones.
Questi elementi, particolarmente apprezzabili nelle sequenze action più muscolari quali “No Glory In Dying” o nell’esplosiva “Final Mission”, vengono affiancati con grande perizia da timbriche e sonorità di natura orientale, sottolineando una puntualità e un’attenzione nello sviluppo del commento appartenente solo ai grandi artisti di questo settore.
Schifrin infatti non delude in un solo istante di questa meravigliosa opera musicale, che regala di pagina in pagina momenti di grande emozione; va infatti prestata particolare attenzione nell’ascolto di brani quali “Cambodia” o “Brasil Maru”, dove l’autore si cimenta in incastri eleganti e raffinati, dall’animo fortemente celebrativo, riuscendo a fondere una profondità del suono tipicamente anni ’80 ad un gusto che guarda con rispetto alle imponenti opere di metà secolo.
Sempre presenti e ben dosate le sezioni degli ottoni, che vengono puntualmente introdotte da timpani e rullanti laddove necessario (e in questo “Rickshaw – Runaway” è sicuramente uno dei momenti più emozionanti e comunicativi dell’album), e al tempo stesso assolutamente interessante e originale l’impiego degli archi (che nel brano appena citato, soprattutto all’inizio, interpretano la partitura con una incisività notevole).
L’album pubblicato da Harkit Records porta per la prima volta su CD le musiche composte da Lalo Schifrin per la pellicola di Andrew V. McLaglen, offrendo una selezione che supera i 50 minuti e che include il brano “Japanese Theme” interpretato da Kitaro.
Particolarmente apprezzabile, sotto il profilo editoriale, è il generoso libretto allegato, che contiene alcune informazioni sulla produzione, sulla trama, sul cast e sulle questioni riguardanti la colonna sonora. L’incisione, pur non essendo vecchissima, in diversi momenti sembra risalire ai primi anni ’70, soprattutto per la profondità e per la pulizia del suono. Difficile intuire se si tratti di un effetto voluto o di una restaurazione audio poco accurata, sta di fatto però che il tutto contribuisce notevolmente all’aumento del fascino musicale di questo lavoro.
Non si tratta di un lavoro indimenticabile, eppure Return From The River Kwai ha una personalità incredibile, molto forte, capace di lasciarsi ascoltare e di coinvolgere con la sua estrema fruibilità e con la scorrevole naturalezza che le consente di passare da rigide ritmiche marziali a delicati leitmotiv senza farsi notare. L’unica pecca dell’opera, forse, è una somiglianza stilistica con diversi autori in più di un momento; non è infatti raro imbattersi per due o tre volte in scale armoniche che ricordano i tipici crescendo di Leonard Rosenman, oppure le possenti interpretazioni che Williams ci ha fatto conoscere nei suoi episodi di Guerre Stellari, o le timbriche orientali che ogni tanto ricordano i commenti puntuali di Jerry Goldsmith per The Challenge o Tora!Tora!Tora!. Probabilmente si tratta di una sana e costruttiva influenza da parte di questi maestri per Schifrin, che difficilmente però gli appassionati del genere faranno fatica a captare.