13 Mag2010
La prima cosa bella
Carlo Virzì/AA.VV.
La prima cosa bella (2010)
Medusa/RTI/Edel 0204652IMA
18 brani (5 canzoni + 13 di commento) – durata: 45’08”
Carlo Virzì traccia una serie di momenti fondamentali all’interno della trama con la composizione di temi malinconici e sereni, mai distaccati ma sempre dentro le immagini fino a creare una cornice sonora capace di commuovere e alleggerire, al tempo stesso, la commozione, evitando egregiamente la trappola della sdolcinatezza esasperata e della tristezza a tutti i costi.
Difatti dice di lui Paolo Virzì nel libretto dell’album: “…questo bravissimo musicista…ha cosparso su questo film una specie di polverina magica, una malia affettuosa e piena di umana compassione, un misterioso magone che, insomma, non va né su né giù.”
Un piano cantilenante e mesto accompagna la prima traccia del CD, “Bruno (Bruno sul prato)”, descrivendo il profondo mal di vivere del protagonista maschile (Mastandrea), figlio di una madre malata di cancro (Sandrelli) che non vede da parecchio tempo, perché il suo ricordarla da giovane (Ramazzotti), ingombrante e troppo frivola, lo infastidisce.
“Tema di Livorno” con quel violoncello meditabondo e ricco di storie apre la mente di Bruno ai pensieri di un’infanzia stravagante e difficile (e il clarinetto con le sue note basse ne acuisce il dramma!).
Una nenia triste (“Tema della famiglia (pensierino)”) racconta le vicissitudini di questa madre affettuosa ma distratta, con i due figli sballottati di qua e di là.
Un lounge anni ’70, il brano “Il conte”, inebria con le sue voci femminili e l’arrangiamento beat, distraendo da tanta atmosfera melanconica.
“Tema di Anna” si fa etereo, quasi minimale, con quell’incedere glassiano e gli archi che appaiono e scompaiono, innescando assoli di clarinetto, piano, celesta, mostrando così la vera anima della protagonista femminile, la madre dal cuore tenero e dalla bellezza folgorante, così ingenua e decisa al contempo.
“Le Sorgenti” in cui chitarra, piano, percussioni e violoncello si rincorrono allegramente per narrare il quartiere della periferia nord di Livorno, quartiere dove è nato il regista Virzi e dove vanno a vivere nel film madre e figli.
Quattro i temi principali che ritornano variati più volte, sempre carichi di un’intensità ed emotività notevoli, grazie anche ad una performance impeccabile della BIM Orchestra e di alcuni solisti, tra cui il compositore stesso al pianoforte e chitarre.
Un’orchestrazione sul filo della delicatezza dove la predominanza di alcuni strumenti sull’orchestra delinea maggiormente il carattere emozionale dell’intera pellicola, perché non sempre bisogna riempire musicalmente con il pieno orchestrale per appassionare. Andare a sottrarre per colpire di più, e la partitura di La prima cosa bella (candidata al David di Donatello) e il suo compositore hanno centrato il bersaglio.
Le canzoni dei Bad Love Experience (scritte da Valerio Casini) sono piacevoli, ma è quella che da il titolo al film di Virzì il vero punto nodale: “La prima cosa bella” scritta da Mogol, G. Reverberi e Nicola Di Bari, interpretata da quest’ultimo, grande successo degli anni ’70, che si ascolta nella pellicola più di una volta, visto che la Ramazzotti la canta insieme ai figli prima di addormentarsi o nei momenti più cupi, e la sua cover (nei titoli di coda) con la performance straordinaria di Malika Ayane, per una questione di diritti purtroppo non presente nella OST.