Resoconto dello spettacolo Tre sorelle dei Muta Imago con musiche di Lorenzo Tomio
Passione formicolante e Ricordo soffocante
Resoconto dello spettacolo Tre sorelle dei Muta Imago con musiche di Lorenzo Tomio andato in scena in Triennale Milano il 29 febbraio 2024
La penultima opera drammatica di Anton Čechov in carriera, “Tre sorelle” (anche conosciuta come “Le tre sorelle”), scritta nel 1900, nella trasposizione della nota e premiata compagnia teatrale romana Muta Imago, che prende corpo nel 2006 grazie alla regista Claudia Sorace e al drammaturgo e artista del suono Riccardo Fazi, assume valenze danzanti, attoriali e musicali formicolanti passionalità, al contempo intrise di soffocanti rimembranze a dir poco deflagranti in un turbinio di inarrestabili flashback e flashforward. Il racconto drammaturgico chechoviano così come lo conosciamo – e riassumerlo non è impresa facile: tre sorelle, figlie di un generale venuto a mancare l’anno appena passato, ovvero Maša, sposata giovanissima a Kulygin, un professore di ginnasio che non ha mai amato, Ol’ga, la maggiore, insegnante in un liceo femminile e la più giovincella Irina, annoiate dalla vita di provincia, dai loro rispetti ruoli sociali e privati e speranzose di trasferirsi a Mosca, con un fratello Andrej, brillante intellettualmente, risiedono in una casa frequentata da molti giovani e anziani ufficiali che non poco muteranno le loro esistenze in un’impetuosa e tragica sequela di avvenimenti – viene totalmente trasformato, meglio ancora disciolto in un contenitore sensorialmente profondo e a tratti incomprensibile per poi essere virtuosisticamente riassemblato in scena nella presenza carnale, animosa e animata, delle tre sorelle interpretate magnificamente e astrattivamente da Federica Dordei (Ol’ga), Monica Piseddu (Maša) e Arianna Pozzoli (Irina), senza alcuna altra presenza, soprattutto maschile, appartenente alla storia narrata originaria, per dare voce alla loro ribellione spirituale, fisica e sociale, sorrette da un’interrotta e superlativa musica originale modernissima, eseguita live, composta da Lorenzo Tomio (Piuma, Punta sacra, Tutto chiede salvezza, Dampyr), da noi più volte recensito e intervistato.
Un’ora e un quarto di performance attoriale e musicale incorporate alla perfezione, l’un l’altra la faccia della medesima medaglia riportante corpi, volti e note scortati e aggrediti (come il pubblico presente) da improvvisi effetti luce stroboscopici, accecanti o falsamente abbraccianti in un languido calore che di confortevole ha solo il colore giallorosso primigenio, in un andirivieni emozionale e impattante, immerso in una scenografia minimale (una stanza non stanza della casa con vari oggetti sparsi qui e là), che stordisce, ammalia e conduce ad un ragionamento su tutto ciò appena visto e ascoltato che guida lo spettatore per molte ore successive lo spettacolo. Una susseguente raziocinante consapevolezza visivo-sonora che non fa altro che confermare che Tre Sorelle è una rappresentazione dell’umana debolezza e del volersene dissociare per rivalersi sull’imposizioni preconcette dell’esistenza che, ancora oggi negli anni Duemila, denotano l’assurdità dell’attuale condizione immutata e immutabile che persiste e insiste, in special modo sull’universo femminile, lasciandoci totalmente inquieti e destabilizzati.
La musica di Tomio, con quei tratti tematici preminenti à la russe, modernizzati da un’esecuzione elettronica imperante, in cui prevalgono vari elementi percussivi e un assolo di chitarra elettrica intonante i leitmotiv di volta in volta dipanati aggressivamente, compassionevolmente e ritmicamente agghiaccianti o militareschi, sbeffeggiandone i principi armonici, in un loop ripetitivo registrato e rimandato in play dal vivo, sul quale innestare altri climi tematico tonali o dissonanti a seconda del climax in scena, invero senza un attimo di tregua, per questo ancora più assordante e sconvolgente. Un pentagramma di incisi e melodie che sanno essere forza bruta e toccante inno alla vita attraverso gli occhi, le parole e le movenze verso un punto di non ritorno delle tre strabilianti attrici.
Un grazie a Marta Scandorza per la disponibilità e cortesia, al compositore Lorenzo Tomio per l’emozione vissuta e a tutto il cast artistico-tecnico dello spettacolo