Quando incontri una leggenda – Storia di un’amicizia con Ennio Morricone
Mauro Di Domenico
Quando incontri una leggenda – Storia di un’amicizia con Ennio Morricone (2023)
Edizioni Curci EC 12391
Pagg. 100
Euro 14
https://www.edizionicurci.it/
Tutto d’un fiato! Proprio così. Questo libro – come (mi) accade coi romanzi di Stephen King o J.K. Rowling, anche se trattasi ovviamente di altro genere e scrittura – si legge tutto di filato, perché si resta ancorati ad ogni singola parola, affascinati dalla narrazione sincera, distesa, appassionata e colma di aneddoti divertenti ed emoziona(li)nti di un chitarrista di fama internazionale – ha suonato, tra gli altri, con e per gli Inti-Illimani, Massimo Ranieri, Mauro Pagani, Roberto Vecchioni, Morgan, Arisa e nella musica per immagini con Nicola Piovani e Luis Bacalov, nonché per il compianto Luis Sepúlveda –, il napoletano Mauro Di Domenico (classe 1955). Recensito in un nostro articolo nel 2013, in cui si parlava del suo concerto omaggio a Ennio Morricone, avvenuto al Teatro degli Arcimboldi, con l’illustre presenza recitante di Giancarlo Giannini (leggi reportage), Di Domenico si cimenta in una scrittura felice, giocosa, rigogliosa e a tratti commossa e commovente, per raccontarci il suo incontro inaspettato, invero sperato sin dalla tenera età, con il Maestro Ennio Morricone, quando vide al cinema negli anni ’60 il primo film della Trilogia del Dollaro di Sergio Leone, Per un pugno di dollari, rimanendo incantato (anzi stregato) dalle note morriconiane – rivedendo così la pellicola un bel po' di volte (cosa che all’epoca si poteva fare senza dover pagare di nuovo il biglietto, perché si restava in sala), sino a che il padre gli regalò il 45 giri della colonna sonora dello spaghetti western più famoso del globo, potendolo suonare a ripetizione nel giradischi di casa, facendo letteralmente impazzire tutto il vicinato – divenendo il compositore romano uno dei suoi miti. Irraggiungibili? Null’affatto, perché quando la Passione – lo torno a dire sempre nelle mie recensioni dato che la realtà dei fatti questa è, senza smentita alcuna – è tanta e tale, essa supera i valichi più ardui, attraversa i mari più tempestosi, oltrepassa limiti impensabili fino a quel traguardo, sì agognato fin da piccini e insperato, che ci fa gridare al miracolo – probabilmente è un miracolo, qualcosa di divino, però rammentate che anche la tenacia e la perseveranza quando ci si crede realmente hanno un gioco fondamentale nella riuscita, soprattutto quando c’è di mezzo volontà, studio, gavetta e professionalità elevate, non l’arroganza di nascere già imparati e spocchiosi nel sapere tutto e subito, come accade oggigiorno sempre più spesso –.
Passione che ha fatto sì che Di Domenico incontrasse il suo Mito e finisse per collaborarci, perfino con un brano, “Non telefonare” (l’aneddoto su questo titolo è dei più spassosi, rimarchevole di quel carattere puntiglioso ma cinicamente ironico e bonariamente affettuoso del Maestro Morricone, che chi ci ha lavorato e gli è stato accanto conosceva bene), composto appositamente per il chitarrista campano, finito in un doppio CD. Un album dal titolo esemplificativo, “Di Domenico Plays Morricone” (nel secondo CD “Sama domè”), pubblicato nel 2008 da Edel, contenente 13 tracce nelle quali Di Domenico, con il bene placido di Ennio, riarrangia in maniera stupefacente e spiazzante (in senso positivo) alcuni cavalli di battaglia morriconiani tra cui il tanto amato Per un pugno di dollari (logicamente), Mission, Sacco e Vanzetti, C’era una volta il West, Giù la testa, C’era una volta in America e Nuovo Cinema Paradiso. Da questo album aggraziato, in punta di fioretto, ricercato negli arrangiamenti per chitarra solista e per una sequela di musicisti dal virtuoso carisma, come Morgan nella performance de “La ballata di Sacco e Vanzetti”, che con la melodia canora “Here’s To You” rese lo score di Morricone celeberrimo anche grazie alla presenza di una superba Joan Baez, si consolida l’amicizia e collaborazione tra Morricone e Di Dominico, facendo sì che alla scomparsa del Maestro due volte Premio Oscar, che ci ha lasciato il 6 luglio del 2020 facendo piangere il mondo intero, al chitarrista napoletano balenasse il desiderio di mettere nero su bianco i suoi ricordi (ventisette anni di incontri e lavori insieme), con la preziosa prefazione di due importanti compositori e musicisti, Mauro Pagani e Beppe Vessicchio.
Il libro è cosparso anche di chiacchierate davvero illuminanti con i registi Giuliano Montaldo, scomparso il 6 settembre di questo anno, con il quale Ennio collaborò in ben dodici tra film e sceneggiati (impossibile dimenticare i capolavori Sacco e Vanzetti, Marco Polo e Gli occhiali d’oro), e Giuseppe Tornatore, aneddoti succulenti e preziosi non soltanto per i cultori morriconiani ma per la Settima Arte e la Musica tutta, metafore harrypotteriane (non a caso ho citato la Rowling in testa alla recensione), etc. etc. etc. In conclusione, siccome una figuraccia così l’ho vissuta pure io quando la rivista era ancora in formato cartaceo (vent’anni addietro), mi piace riportare questo stralcio di racconto che mi ha fatto non poco ridacchiare per i motivi di cui sopra: << (Di Domenico risponde al telefono) “Chi è?”. “Pronto, sono Morricone”. “Che palle, Massimo! Ma proprio ora mi devi chiamare? Fammi dormi’!”. E buttai giù il telefono, convinto che si trattasse di Moriconi, mio caro amico, bassista fidato di Mina e bravissimo musicista jazz – nonché allegro buontempone. Per fortuna, il telefono squillò di nuovo. “Sono Morricone, Ennio Morricone”. Mi svegliai dal torpore di soprassalto, scusandomi in tutte le lingue del mondo: non credevo alle mie orecchie. Mi stava invitando a casa sua nel pomeriggio per fare quattro chiacchiere e conoscerci meglio, dopo aver ascoltato i miei CD.>>. Il resto lo dovete leggere.