Interior Night Volume 1 & 2
Strano Movie (alias Paolo Fazzini & Emanuele Amanuallah Giunti)
Interior Night Volume 1 & 2 (2023)
Sonor Music Editions
23 brani – Durata: 68’76”
Un album concettuale influenzato dalle colonne sonore provenienti da quel cinema di genere di casa nostra, caratteristico degli anni ’60 – ’70, scritto ed eseguito con enorme passione e perizia dal progetto musicale denominato Strano Movie – al secolo il regista e autore televisivo, nonché nostro vecchio redattore, Paolo Fazzini (autore del libro da noi recensito “Masters of Soundtrack - Venti compositori italiani per il cinema”, edizioni Weird Book 2021) e il musicista e compositore Emanuele Amanuallah Giunti –, intitolato “Interior Night” e suddiviso in due volumi, anche se presentati su singolo CD o album digitale. Tutto l’amore dei due autori di questo lavoro, cinemusicale fin nel midollo, per Ennio Morricone, Stelvio Cipriani, Bruno Nicolai, Nico Fidenco, Riz Ortolani, Piero Piccioni e via via elencando, è concentrato in poco più di un’ora di ascolto parecchio trascinante e piacevolissimo, con alcune idee melodiche molto fascinose e rilassanti; d’altronde parliamo di “Notte Interiore” (meglio Notti), tra suoni moderni e vintage di sicura presa sensoriale, con un tratteggio leitmotivico unitario, all’apparenza continuativo che comunque varia, si trasforma e si evolve. “Stranger in Town”, che apre l’album, è un leitmotiv di transizione, quasi una danza del ventre ma più popolar mediterranea che araba, con una fisarmonica che canta una melodia breve alla Armando Trovajoli per Ettore Scola. “Stranger In The House” mescola sapientemente climi anni ’60 bossa nova/lounge alla Piccioni/Umiliani, con tanto di sax che intona un tema lascivamente ballabile. “Murder Case Without a Body” già dal titolo fa intuire atmosfere noir poliziesche di ieri ma anche di oggi, un po' Gaslini, un po' Ortolani, un po' Goblin (senza indirizzo Prog), serpentinamente striscianti e percussivamente investigative, con un sound avvolgente fumosamente newyorkese (il sassofono la fa da padrone sul finale con virtuosismi noir accentati). “Eye Contact” scalda serate di seduzione e sesso, con un ritmo samba/lounge da night club per incontri galanti con conclusione a sorpresa: il leitmotiv ha tratti sbeffeggianti e carezzevoli al contempo e anche qui il sax, strumento elettivo dell’intero album, ha il suo bel daffare. “Nothing Is What It Seems” è psichedelicamente cantilenante, ritmicamente ondulante, con un tema portante leggero tra Fidenco del ciclo Emanuelle e un certo suono moderno alla Andrea Guerra dei film di Ferzan Ozpetek. “Lady’s Game” è un pezzo samba assai tenuamente piccioniano e rigoglioso nella sostanza performativa. “Catch and Release” parte tensivamente molto Made in USA per tramutarsi in un fraseggio noir all’italiana in stile Ortolani, con il sax inneggiante il tema quasi circumnavigandogli virtuoso intorno. “Sunset From the Balcony” sembra iniziare immerso in un clima di pura suspense ritmico gocciolante e vociante parole inglesi e ispaniche confuse sullo sfondo, come provenienti dalla strada o da una centrale di polizia (così come accadeva nel brano precedente), per lasciare realmente spazio al sax che lascivo e suadente canta il leitmotiv alquanto sexy (uno dei più ben brani del CD). “The Showdown” si mostra come una parafrasi del morriconiano Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, invero solo nella forma ascendente degli archi e del sax, all’opposto una traccia in crescendo, in forma di tango, un inno rivoluzionario dato che la resa dei conti è dietro l’angolo. “In the New Apartment” è un fox-trot birichino alla Carlo Rustichelli per Pietro Germi. Una moderna traccia spaghetti-western rock danzante morriconiana e anche demasiana è la trascinante “Three Steps Inside”, con sax e fisarmonica che primeggiano in un canto e controcanto persuasivo. “Just Another Drink” è una delle poche tracce dell’album che risuona molto noir americano televisivo, con una parte centrale manciniana ballabile punzecchiante, e una melodia fischiettante alla Pantera Rosa o tanti score per Franco & Ciccio. La voce di Totò, il principe della risata, tratta da I Soliti Ignoti apre e chiude il brano “Gamblin’ With Poinciana” alla Lelio Luttazzi, ispirato dal “Poinciana” di Ahamad Jamal: un ballabile swing molto allegro. “Please Take a Sit”, sugli stilemi piccioniani per Alberto Sordi e donaggiani per Tinto Brass, apre le danze voluttuose di una balera con una tromba riverberata che ne magnifica le doti tanghesche. “Waltz of the Stranger” prosegue il fil rouge del brano precedente, con una forma danzante valzeristica da domenica in balera con compagnia bella. Un certo Berto Pisano per Pierino in “Pianist’s Drunk”, assai sbeffeggiante. Atmosfere da Giallo nostrano in “Foggy Night” alla Stelvio Cipriani di tanti polizieschi (anche un qual certo Micalizzi), trasfigurate in levare da una melodia invitante e mistericamente seducente. Sexy soft jazz molto vicino ad un Piccioni d’annata in “Partners in Crime” per piano, sax e spazzole, con archi campionati svettanti e cicaleggio conclusivo. Morricone e Trovajoli a braccetto nello squillante e swingante “Raise the Curtain”, che nella parte centrale ricorda simpaticamente quel Claude Bolling di Borsalino. “Looking Out the Window” è sfrenato swing jazzato simil Piccioni/Luttazzi, adatto a commentare un noir brillante americano ma girato a casa nostra, che nella seconda metà si rilassa su toni guardinghi. “Body Disappears” suona funky pop Blaxploitation all’italiana, raggiungendo toni da score poliziesca americana targata Settanta nel frenetico susseguente “Chase in Tha House”. Bossa nova con interventi vocali piccioniani di Paola Massero ed Elena Lamorgese nel gaio e spumeggiante “Nothing Ends” che termina questo concept album assai godibile e citazionisticamente divertente – ghost track a seguire questo pezzo con una specie di ninnananna fantasmatica modernamente elettronica e pop nella sua andatura gracchiante e sbilenca, dai tratti soavi lounge, con un tema abbracciante delicatissimo –.