Una commedia pericolosa
Cris Ciampoli
Una commedia pericolosa (2023)
CosmicLoveRecords
24 brani – Durata: 36’19”
Enrico Brignano, alias Agente Mao (nomignolo che si è affibbiato), responsabile della sicurezza alla Rinascente, fan incallito di Bond…James Bond, è ovviamente un appassionato di investigazione e gli capita di curiosare nell’appartamento della sua dirimpettaia che scopre morta stecchita. Da questo accadimento vi saranno una sequela di colpi di scena sempre più esilaranti che coinvolgeranno non soltanto il nostro protagonista ma alcuni curiosi personaggi di contorno. Le musiche di questa commedia scacciapensieri, diretta brillantemente da Alessandro Pondi che vede attori quali, oltre il comico Brignano, Gabriella Pession, Paola Minaccioni, Niccolò Senni e Marco Zingaro, sono firmate da Cris Ciampoli (Tutta un’altra vita, School of Mafia) e ruotano intorno a incisi e melodie funky-jazz-pop-rock bondiane assai dilettevoli e vivaci. L’album digitale si apre con la canzone “Any Foe”, interpretata grintamente da Chiara C.: una song bondiana nell’indole ma soul pop rock nell’anima, molto suadente e magnetica, che non sfigurerebbe nei titoli di testa di una nuova avventura cinematica del nostro celebre 007 con licenza di uccidere. “Una commedia pericolosa Theme”, per piano tensivamente accorato, suona misterico e sospettoso, anche quando entra in gioco, appena accennato, il violoncello a sottolineare le circolarità in divenire del pianoforte sempre più assaltante. La seconda metà del brano presenta ritmiche graffianti e archi pizzicati in cui prevalgono sempre e comunque il piano e il violoncello abbozzato. “Intro Bond”, come delinea il titolo stesso, altro non è che una spassosa parafrasi del Tema iconico di Monty Norman, che vira subito verso architetture funky groove originali in stile Blaxploitation. Una fisarmonica giocherellona alla Yann Tiersen danza fanciullescamente in “La fisarmonica (Les Enfants)”. “Primo Rapimento” ha un funky bello pompato alla George S. Clinton di Austin Powers o Edward Shearmur di Johnny English, parafrasando il sound di tanti Spy Movies d’oltreoceano di ieri e di oggi. Stessa sensazione nel breve “Blues”. “La scala” è un funky-jazz dal groove potentissimo e impattante, seppur un brano assai corto. “Il commissario”, su principianti effetti synth zanzarosi e fastidiosi, poco dopo si mostra in tutta la sua jazzata nuance poliziesco noir, con chiosa ritmica anni Settanta morriconiana. “Rita da Mao” è un pezzo lounge jazzy seducente e sfottente, diviso in due sezioni contraddistinte. “Il monopattino” consiste in una progressione furente pianistico jazzata sincopata e saltellante, tutta in levare. “Mao e Rita” risuona arabeggiante e oscillatorio nel suo progredire tensivo asfissiante. “Olga” è un tributo simpaticissimo ai cluster herrmanniani di Psycho: un perfetto esercizio di stile. “La seconda volta in casa” possiede una sequenza effettistico-sintetico-fischiante fantasmatica-occultante, con una seconda parte con i fendenti degli archi campionati alla Herrmann di cui sopra, con chiosa gracchiante grandguignolesca tipica da scary music d’annata. “Soul Walking” è una seconda canzone techno-pop ipnotica con sonorità elettroniche vangelisiane anni ‘80, con la voce caldamente sexy e avvolgente di Chiara C. a incatenarci le orecchie alla sua timbrica vocale suadente. “Francesca Tresca” è puro funky sotteso e guardingo, dalle linee basse calde country-folk alla Ry Cooder dei film d’azione classici di Walter Hill. “Scherzo del destino” si presenta come un allegorico electro-funky-pop alla Ry Cooder con intromissioni sonore alla Keith Emerson degli horror pseudoargentiani. “Vai” per piano ondulatorio ed effetti synth, ritmicamente martellanti come vetri che si infrangono a ripetizione ma col medesimo tempo di caduta, echeggia misterioso per tutta la sua durata. Rock-folk settantino risuona il combattivo “Glauco”. Drammaticamente melanconico si intona “Avrai la tua hostess”. “Tu non sei un agente segreto” ha un andamento moderatamente amareggiato, in cui synth, piano e ritmica astratta la fanno da padrone. Gocciolante pop-rock sintetico rimbomba sin nelle viscere nella traccia “E’ permesso?”. “Quanto ti ha pagato?” vede nell’iniziale piano centellinato un suono indecifrabile e sotteso, stroncato da un imperioso crescendo ritmico-vocale pop che appare come un omaggio 2.0 al Morricone del cult Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Arabeggiante e misterico si mostra il brano “Finale”, con un duduk serpentino che intimorisce non poco, spezzato da un crescente rock chitarristico elettrico dilagante. “Finalmente insieme” è l’ultimo brano di questa OST piacevolissima e raggiante, con una melodia aerea mistericamente poco accomodante (forse non è proprio un lieto fine?).