Ghostbusters
Theodore Shapiro
Ghostbusters (Id. – 2016)
Sony Classical 88985329852
21 brani – Durata: 51’40”
Dimenticate il fantasmagorico cult del 1984, questo remake o reboot al femminile (come lo volete chiamare, tanto è la stessa cosa alla fin fine!) non ha mordente e l’unico motivo di interesse, qualora lo vogliate vedere per forza, risiede nelle sequenze in cui la fa da padrone l’attore Chris Hemsworth (il Thor degli Avengers), nel ruolo dell’idiota belloccio Kevin, segretario inetto delle Acchiappafantasmi. Le sue smorfie, battute e gag corporali sono antologiche e spassose, per nulla volgari. Altro motivo di interesse per questa pellicola ectoplasmatica è la bionda attrice Kate McKinnon che interpreta una delle Ghostbusters, il personaggio Jillian Holtzmann, agguerrita e cervellotica scienziata dalle mille risorse.
Per il resto il film, pur avendo degli effetti speciali pregevoli e almeno una battuta da Storia del Cinema (quella che fa riferimento allo Squalo spielberghiano), possiede una regia piatta e le altrove spumeggianti Kristen Wiig e Melissa McCharty qui sono proprio spente e pronunciano le gag più loffie della pellicola. Qualche strizzatina d’occhio in più al film capostipite degli anni ’80 avrebbe giovato, nonché qualche effetto meno digitale e più artigianale; ed anche i cammei dei vecchi protagonisti del film originale (perfino il compianto Harold Ramis, a cui il film è dedicato, viene mostrato con un escamotage simpatico e originale!) non riescono a nobilitare questa operazione già sbagliata in partenza. Comunque a noi interessa, logicamente, l’aspetto musicale affidato dal regista Paul Feig al talentuoso Theodore Shapiro (Il diavolo veste Prada, Tropic Thunder, Pirati! Briganti da strapazzo, I sogni segreti di Walter Mitty) che ha cercato, con un impegno compositivo impetuoso, di dare manforte sonora al film, inserendo nel suo scoring la Song Theme celebre di Ray Parker Jr. (nominata agli Oscar ai tempi!) che non solo i fan di Ghostbusters rammentano, in versione strumentale inglobata nella partitura originale; a dire il vero questa famosa canzone imperversa nella versione 1984 e in nuove cover più moderne, nella pellicola in alcune sequenze di puro raccordo. Shapiro, non citando nemmeno un istante l’eccezionale e incisivo score di Elmer Bernstein del film originale, compone una partitura che gioca sull’enfasi corale, su paesaggi da scary music classica (pur sempre di fantasmi orripilanti e cattivi si parla, anche se in tono comico), poggiandosi su due temi portanti: il primo, cosiddetto il leitmotiv del ‘Male’ ectoplasmatico, e il secondo, quello ‘Eroico’ riferito alle nostre 4 eroine Acchiappafantasmi nelle scene più epiche. Il primo tema si palesa nella sua forma mistery e ancestrale nel brano d’apertura del CD, “The Aldridge Mansion”, infondendo al filmico quell’aura di malevola oscurità che proviene da un passato di violenze e cattiveria che ha trasformato in fantasmi aggressivi esseri umani in vita già di per sè crudeli. “The Garrett Attack” pigia sul pedale di un coro mefistofelico goldsmithiano e di percussioni e orchestra in un funambolico rincorrersi violento e aggredente (stupefacenti orchestrazioni di Pete Anthony, Rick Giovinazzo, Mark Graham e Randy Kerber). “Never Invited” corre leggero inizialmente con una spensieratezza orchestrale tipica da commedia hollywoodiana, ma nella seconda parte il tema del Male si insinua morbosamente per strisciare malignamente fin nel successivo pezzo, “Distinct Human Form”, nel quale la sua malefica bellezza tematica esplode sul finire tra glissandi, tremoli sul ponticello e un pieno orchestrale che in sottofondo accenna il tema della canzone di Parker Jr., facendo esplodere epicamente l’orchestra. Il Male fuoriesce come lava da un vulcano infuriato nel deflagrante suono per coro e orchestra di “The Universe Shall Bend” (pura scary music). “Subway Ghost Attack” si affida agli archi per volteggiare tra le insidiose trame dell’occulto fino a far infuriare tutta l’orchestra in un crescendo imperioso che alterna legni, ritmiche, coro e effetti sintetici fantasmatici, in cui il tema eroico-araldico si rivela per la prima volta. “Ghost Girl” respira di suoni rarefatti e un inciso pianistico molto alla Thomas Newman. “Mannequins” si configura come brano di pura musica horror con tutti gli stilemi compositivi tipici del genere, tra Goldsmith de Il presagio e Ligeti, con una chiusa esplodente. Una deformazione epico cavalleresca del tema di Parker Jr. nel breve ed eroico “Ghost in a Box”, mentre “Dr. Heiss” pesta i pedali della tensione con ottoni e archi in primo piano, fino a che sul finire il coro urla drammaticamente per la brutta morte del Dottore che non crede ai fantasmi, interpretato dal grande Bill Murray in un grottesco cammeo. Sale, sale, sale la tensione nel crescente levare degli archi su effetti distorsivi sintetici di “Ley Lines” che si conclude con la celebre Song Theme parkeriana eseguita dall’orchestra tutta come sorta di Tema Eroico alternativo. “Pester The Living” vede il coro e l’orchestra in controcanto in un adagio che profuma di maleficio, con glissando finale. Tremoli degli archi, sferzate improvvise e dissonanze accentuate misteriche pervadono la traccia “I Will Lead Them All” che è una vera e propria discesa negli inferi. Come anche la successiva “The Power of Patty Compels You” che soprattutto nella seconda parte del pezzo detona in un orffiano crescendo per coro e pieno orchestrale al cardiopalma. Il tema eroico delle Ghostbusters tuona coralmente e orchestralmente nell’adrenalinico e straordinario brano “The Fourth Cataclysm”, dove a tratti si mostra il leitmotiv parkeriano, con un’orchestrazione che qui ricorda i temi action robusti di Elmer Bernstein. Ancora veri e propri cataclismi sinfonico-corali in “Ballon Parade” in cui il tema eroico deflagra in tutta la sua epicità. “Battle of Times Square” è una sarabanda sonora esaltata ed esaltante che commenta le nostre eroine che guerreggiano contro migliaia e migliaia di fantasmi di tutte le forme e dimensioni nel climax finale del film, e qui il leitmotiv eroico si mescola in maniera superba alla canzone di Ray Parker Jr. divenendo un canto di vittoria araldico. Con “Entering the Mercado” si precipita nell’incubo conclusivo tra glissandi, tremoli e convulse perorazioni degli ottoni su ritmiche incalzanti. “Behemoth” inizia con archi in levare per poi aprire uno spiraglio, falso, di quiete che il coro malefico subito stronca, con un crescendo eroico drammaturgico di notevole ascensione orffiana (qui Shapiro ha tirato fuori i denti!) per sancire un finale col botto (Goldsmith avrebbe applaudito questo brano possente e memore di sue partiture al fulmicotone). Il penultimo pezzo “Into the Portal” tra il marziale e il corale incombente, mette le carte in tavola sino a che si acquieta atmosfericamente per poi inneggiare al tema eroico perché tutto è bene quel che finisce bene, con coda rasserenante. Chiude l’album “NY Heart GB” in gloria: tutta New York ringrazia di cuore le Ghostbusters e il tema eroico saluta le nostre supereroine…in attesa di un prevedibile sequel (vedi scena finale dopo i titoli di coda!). Shapiro commenta la pellicola come se fosse un action orrorifico puro e duro, tralasciando totalmente l’aspetto comico portante, cosa che invece Bernstein nel film originale aveva sottolineato in molteplici passaggi dello score. Forse questa seriosità compositiva voleva migliorare il reboot ma è anche vero che la Musica, seppur di valore, a volte non basta se manca la sostanza!