Chocolat
Gabriel Yared
Mister Chocolat (Chocolat, 2015)
Quartet Records QR215
17 brani – Durata: 45’30”
La vera storia del primo clown di colore nella Francia del 1800, interpretato dal bravo e carismatico Omar Sy (Quasi amici), viene commentata dall’altrettanto bravo e carismatico compositore libanese (nato a Beirut il 7 ottobre 1949) ma residente a Parigi dagli anni ’70, il premio Oscar (nel 1996 per Il paziente inglese) Gabriel Yared. Nel curriculum più di 100 partiture tra cinema e televisione, collaborazioni illustri con Jean-Luc Godard, Jean-Jacques Beineix, Robert Altman, Jean-Jacques Annaud e Anthony Minghella, Yared ha scritto per questa commedia circense dolceamara una score deliziosa, gioiosa, anzi giocosa come lo può essere uno scanzonato e burlesco Clown (nero in questo caso!), a tratti vicina alla frizzantezza melodica di Nino Rota per il sodale Fellini, con paesaggi malinconico-romantici, in aggiunta a momenti oscuri di enorme intensità emotiva.
Una OST da ascoltare e riascoltare con il cuore in mano, delicata come il sorriso tenero di un Clown e triste come gli occhi del medesimo. Ma analizziamo uno per uno i 17 pezzi che compongono questa accorata colonna sonora per orchestra e big band dirette dalla pregevole bacchetta di Jeff Atmajian, che cura le orchestrazioni insieme ad Yared: “Ouverture” parte lento, quasi sospeso in un etereo nulla, per poi dare voce a pochi strumenti su tappeto d’archi rarefatti, tra cui il flauto e il clarinetto che delineano con l’aiuto di una fisarmonica lontana un temino parigino. Drammatico l’incedere di “Des larmes aux rires” per archi sottesi nei quali si innestano suoni sintetici sinistri e un piano tremebondo, suoni tutti spezzati da tamburi e fisarmonica in atteggiamento militaresco incalzante. Una tromba marziale annuncia il tema circense francofono, anch’esso militaresco che ad un tratto diviene una polka brillante, e tutto questo accade in “Tours de piste”. Banjo, batteria e fisarmonica, più pieno bandistico, nell’effervescente tema folk chapliniano di “Premiers succès”. “En route pour Paris” riaccenna il tema alla Rota, percepito nell’ouverture iniziale, in tutta la sua delicata armonia valzeristica: balsamo per le orecchie! La seconda parte di questo brano nella sua evoluzione da musica per film muto comico, in alcuni passaggi rammenta melodie per i film della Pixar di Michael Giacchino. Rota e Rustichelli si palesano nel ballabile circense “Le grand cirque”. “Solitudes” esibisce tutto il lato tenero e melanconico del clown di colore con un tema dalle movenze jazzistiche nere soffuse per piano, archi e flauto (e sfido chiunque conosca a menadito le melodie jazzate di tanta commedia nostrana, a non ravvisare in questo brano lontani echi di Armando Trovajoli!). “Success Story” è puro swing d’annata alla Louis Prima, con una big band in grande spolvero. “Humiliation” si nutre di malessere e tensione con i suoi archi sottesi e colmi di inquietudine, con assolo conclusivo di violoncello e clarinetto che rasentano la disperazione. “Seul dans la nuit” per piano scordato raddoppiato, canta, a tempo di swing malinconico, la solitudine. “L’èveil” è un’altra traccia che, tra suoni synth e archi inquieti, racchiude tutta la disperazione del Clown di colore quando inizierà a subire atti di razzismo. “Le choix de Rafael” marca ancora una volta l’apprensione nervosa degli avvenimenti nefasti della trama. Idem come sopra nel brano “Le duo se déchire”. “De la piste à la scène” si apre su archi in levare tensivi e minacciosi che corrono veloci. “Othello”, il pezzo più lungo della score, nei suoi archi sospesi e a tratti raggelati, dimostra quanto la seconda parte della partitura (per capirci meglio, dal brano 9 in poi!) sia una lunga sequenza di paesaggi sonori cupi, mesti e senza speranza. “La chute” solo all’apparenza sembra dirci che dietro il buio vi è la luce, ma la tensione degli archi in crescendo esprime tutt’altro, con una carica che si smorza a metà pezzo in un insofferente finale. “Dans un dernier soupir” chiude la OST con il tema malinconico soft jazz trovajoliano che cerca vitalità ma pare non trovarla, proseguendo nella sua linea armonica sconsolata, anche se sul finire si palesa il tema rotiano semiallegro.
Interessante ed esaustiva sulla musica del film e la sua collaborazione con Yared, la lunga conversazione con il regista Roschdy Zem contenuta nel libretto del CD.