19 Gen2015
Predator 2
Alan Silvestri
Predator 2 (id. – 1990)
Varese Sarabande CD Club VCL 1114 1151
Disco 1: 15 brani – durata 48’57’’
Disco 1: 14 brani – durata 55’52’’
Diretto da Stephen Hopkins nel 1990, Predator 2 arriva dopo tre anni dal successo targato John McTiernan, riportando sul grande schermo il terribile alieno frutto della mente di Stan Winston.
Nonostante fosse in progetto il ritorno di buona parte del cast originale nella nuova produzione, alla fine la pellicola subì numerosi stravolgimenti, trovando in una Los Angeles datata 1997 in preda al caos la location finale, con Danny Glover quale nuovo protagonista.
Fortunatamente al reparto musiche torna Alan Silvestri, già autore della colonna sonora per il precedente capitolo, divenuta una pietra miliare nella sua carriera nonostante fosse ancora agli albori.
L’ambientazione urbana del film permette al compositore newyorkese di cimentarsi in una scrittura fitta e dall’intenso intreccio ritmico, capace di contrastare a dovere l’aspetto freddo e spigoloso della metropoli nella quale si svolgono i fatti, rendendo quindi Los Angeles nient’altro che una giungla di diverso aspetto per il terribile alieno.
Il nuovo album, come l’edizione originale, si apre col brano “Welcome To The Jungle” (“Main Title” nella precedente edizione), che inquadra immediatamente l’approccio tribale che Silvestri pone come fondamenta per la sua costruzione musicale.
Con un bagaglio di esperienze di vario genere, che spaziano tra il sinfonico e il sintetico, l’autore sfrutta le conoscenze compositive maturate con lavori quali The Abyss o Ritorno al Futuro per ricreare un’atmosfera che sfocia in un trionfo di percussioni e sonorità esotiche, che vanno a fondersi egregiamente con la tessitura orchestrale sottostante.
Il risultato è una unica e grande atmosfera estremamente espressiva, capace di spaziare con innegabile naturalezza tra la tensione, il commento puntuale e ben cadenzato e una ricchezza orchestrale pulita e perforante.
Ed è proprio per questo che Los Angeles appare, musicalmente parlando (e non solo), come una giungla di diverso tipo, dove il terribile Predator si aggira con la stessa agilità e destrezza che aveva contraddistinto le mosse del suo predecessore nel film del 1987.
Silvestri arricchisce la sua nuova partitura con una quantità notevole di percussioni e suoni tribali, che a differenza della precedente,dove più della metà della composizione era mirata a enfatizzare i lunghi momenti di attesa e di tensione, svolgono un ruolo di primaria importanza, accompagnando il ritmo della pellicola e catapultando lo spettatore in una vera giungla di asfalto e cemento, come testimoniano brani quali “Chat”, “Subway Predator” o “Tunnel Chase”.
Mentre nelle tracce appena citate l’elemento tribale ricopre un ruolo di primaria importanza, con largo uso di percussioni metalliche e timbriche perforanti, in altri momenti di particolare enfasi troviamo un elemento di grande interesse: trattasi di un suono molto profondo, una voce sporca e grezza, ben udibile ad esempio in più istanti durante l’ascolto del brano “Up on the Roof”.
Alan Silvestri coinvolge il musicista Ray Pizzi, noto per le sue performance col fagotto (bassoon), nella realizzazione di una voce che rendesse ancora più inquietante l’ambientazione urbana del film.
L’artista, per meglio soddisfare le richieste del compositore, modifica così uno strumento con l’aggiunta di un tubo da giardino, ottenendo come risultante un suono che sembra emulare questa voce, o verso, dall’effetto tutt’altro che terrestre o rassicurante.
Questo suono, contrapposto ai grandi momenti di tensione, come “First Carnage”, sfocia spesso in un’atmosfera di rara bellezza, che il più delle volte (come nel brano menzionato) si evolve poi in un commento completamente sinfonico che richiama a dovere la produzione dell’autore fino a quel momento, guardando con insistenza a The Abyss, Back To The Future II o lo stesso Predator del 1987.
Tra l’altro, il tema di quest’ultimo non compare mai nella presente composizione in modo del tutto esplicito; sia nel brano in questione che in altri, come “This Is History”, il leitmotiv che accompagna i titoli di testa del film diretto da McTiernan, e alcuni momenti salienti come l’esplorazione della giungla, viene a malapena accennato, richiamato alla mente dell’ascoltatore grazie ad una insistente rimarcatura della sua ritmica cadenzata; fanno nuovamente capolino invece i Jambè che rappresentano i momenti di maggior tensione nel primo film, trovando in alcuni istanti sparsi qua e là per la composizione, come l’inizio di “Swinging Rude Boys”, un po’ di spazio per essere sapientemente rispolverati.
Data la componente action-thriller del film, nonostante la sua natura fantascientifica, troviamo più volte all’interno della composizione delle pagine dense di grande tensione, dove lo stile personale e le orchestrazioni dell’autore, accompagnato all’epoca ancora dal bravo James B. Campbell, riescono ad esprimere al meglio la muscolarità compositiva di Silvestri, come testimoniano gli istanti conclusivi di “Last Person / Danny Gets It”, dove la particolare voce di cui sopra trova spazio nelle retrovie, o in brani che da soli racchiudono al meglio lo spirito dell’intera opera, tipo la penetrante “Dem Bones”, traccia che riesce a perforare lo schermo con grande intensità, arrivando all’orecchio dell’ascoltatore con un carattere e un carico emotivo di rara bellezza.
Tanti i momenti meritevoli di menzione, come “Ugly Mother”, dove troviamo anche una splendida citazione del brano “Dillon is Disarmed” proveniente dalla precedente composizione, oppure l’incredibile sessione ritmico-sinfonica di “More Than One”, che commenta uno degli istanti più belli ed emozionanti del film, una vera pietra miliare nella produzione cinematografica legata ai grandi alieni e mostri del grande schermo.
I brani di commento del film trovano in “Came so Close / End Credits” la giusta conclusione, con una splendida citazione al tema (e ai titoli di coda) del film diretto da John McTiernan per i primi tre minuti, sfociando poi in una suite tribale di rara bellezza, una sessione ritmica che ripropone gran parte dei momenti salienti dell’opera, concentrando in circa sei minuti d’interpretazione alcuni (e solo alcuni) dei leitmotiv, delle costruzioni ritmiche e delle timbriche più belle dell’opera.
A conclusione dell’album vengono incluse alcune tracce bonus, per lo più provenienti dalla precedente pubblicazione del 1990 o estese, nonché la registrazione delle voci dei terribili Predator: “Wild Predator Voices”.
Tirando le somme l’album edito da Varese Sarabande per la sua collana CD Club è il prodotto che gli appassionati hanno aspettato per più di 20 anni.
Predator 2 – The Deluxe Edition è una pubblicazione magnifica, che includendo le bonus tracks aggiunge circa un’ora di musica alla precedente uscita.
Alan Silvestri rappresenta una delle voci più autorevoli e originali degli anni ’80 e ’90, capace di contribuire alla celebrità di alcune delle pellicole per le quali ha lavorato scrivendo pagine di grande interesse e dei leitmotiv memorabili e coinvolgenti, come testimoniano titoli quali Back to the Future, Predator, Judge Dredd, The Abyss e molto altro.
Prima di una interessante serie di collaborazioni tra Silvestri e Stephen Hopkins, Predator 2 è uno dei manifesti più nitidi dello stile compositivo dell’autore durante la prima fase della sua carriera, quando le orchestrazioni graffianti e perforanti, il gusto marziale delle sue ritmiche e il sound personale erano sì agli albori, ma di lavoro in lavoro si evolvevano maturando sempre di più, fino a rendere il musicista uno dei compositori più importanti e apprezzabili degli ultimi 30 anni.
Con una tiratura limitata a sole 3000 copie, Predator 2 – The Deluxe Edition è un disco che non può mancare nella collezione di ogni appassionato di colonne sonore, manifesto di un’epoca ma al tempo stesso capace ancora oggi di emozionare come 25 anni fa.
Predator 2 (id. – 1990)
Varese Sarabande CD Club VCL 1114 1151
Disco 1: 15 brani – durata 48’57’’
Disco 1: 14 brani – durata 55’52’’
Diretto da Stephen Hopkins nel 1990, Predator 2 arriva dopo tre anni dal successo targato John McTiernan, riportando sul grande schermo il terribile alieno frutto della mente di Stan Winston.
Nonostante fosse in progetto il ritorno di buona parte del cast originale nella nuova produzione, alla fine la pellicola subì numerosi stravolgimenti, trovando in una Los Angeles datata 1997 in preda al caos la location finale, con Danny Glover quale nuovo protagonista.
Fortunatamente al reparto musiche torna Alan Silvestri, già autore della colonna sonora per il precedente capitolo, divenuta una pietra miliare nella sua carriera nonostante fosse ancora agli albori.
L’ambientazione urbana del film permette al compositore newyorkese di cimentarsi in una scrittura fitta e dall’intenso intreccio ritmico, capace di contrastare a dovere l’aspetto freddo e spigoloso della metropoli nella quale si svolgono i fatti, rendendo quindi Los Angeles nient’altro che una giungla di diverso aspetto per il terribile alieno.
Il nuovo album, come l’edizione originale, si apre col brano “Welcome To The Jungle” (“Main Title” nella precedente edizione), che inquadra immediatamente l’approccio tribale che Silvestri pone come fondamenta per la sua costruzione musicale.
Con un bagaglio di esperienze di vario genere, che spaziano tra il sinfonico e il sintetico, l’autore sfrutta le conoscenze compositive maturate con lavori quali The Abyss o Ritorno al Futuro per ricreare un’atmosfera che sfocia in un trionfo di percussioni e sonorità esotiche, che vanno a fondersi egregiamente con la tessitura orchestrale sottostante.
Il risultato è una unica e grande atmosfera estremamente espressiva, capace di spaziare con innegabile naturalezza tra la tensione, il commento puntuale e ben cadenzato e una ricchezza orchestrale pulita e perforante.
Ed è proprio per questo che Los Angeles appare, musicalmente parlando (e non solo), come una giungla di diverso tipo, dove il terribile Predator si aggira con la stessa agilità e destrezza che aveva contraddistinto le mosse del suo predecessore nel film del 1987.
Silvestri arricchisce la sua nuova partitura con una quantità notevole di percussioni e suoni tribali, che a differenza della precedente,dove più della metà della composizione era mirata a enfatizzare i lunghi momenti di attesa e di tensione, svolgono un ruolo di primaria importanza, accompagnando il ritmo della pellicola e catapultando lo spettatore in una vera giungla di asfalto e cemento, come testimoniano brani quali “Chat”, “Subway Predator” o “Tunnel Chase”.
Mentre nelle tracce appena citate l’elemento tribale ricopre un ruolo di primaria importanza, con largo uso di percussioni metalliche e timbriche perforanti, in altri momenti di particolare enfasi troviamo un elemento di grande interesse: trattasi di un suono molto profondo, una voce sporca e grezza, ben udibile ad esempio in più istanti durante l’ascolto del brano “Up on the Roof”.
Alan Silvestri coinvolge il musicista Ray Pizzi, noto per le sue performance col fagotto (bassoon), nella realizzazione di una voce che rendesse ancora più inquietante l’ambientazione urbana del film.
L’artista, per meglio soddisfare le richieste del compositore, modifica così uno strumento con l’aggiunta di un tubo da giardino, ottenendo come risultante un suono che sembra emulare questa voce, o verso, dall’effetto tutt’altro che terrestre o rassicurante.
Questo suono, contrapposto ai grandi momenti di tensione, come “First Carnage”, sfocia spesso in un’atmosfera di rara bellezza, che il più delle volte (come nel brano menzionato) si evolve poi in un commento completamente sinfonico che richiama a dovere la produzione dell’autore fino a quel momento, guardando con insistenza a The Abyss, Back To The Future II o lo stesso Predator del 1987.
Tra l’altro, il tema di quest’ultimo non compare mai nella presente composizione in modo del tutto esplicito; sia nel brano in questione che in altri, come “This Is History”, il leitmotiv che accompagna i titoli di testa del film diretto da McTiernan, e alcuni momenti salienti come l’esplorazione della giungla, viene a malapena accennato, richiamato alla mente dell’ascoltatore grazie ad una insistente rimarcatura della sua ritmica cadenzata; fanno nuovamente capolino invece i Jambè che rappresentano i momenti di maggior tensione nel primo film, trovando in alcuni istanti sparsi qua e là per la composizione, come l’inizio di “Swinging Rude Boys”, un po’ di spazio per essere sapientemente rispolverati.
Data la componente action-thriller del film, nonostante la sua natura fantascientifica, troviamo più volte all’interno della composizione delle pagine dense di grande tensione, dove lo stile personale e le orchestrazioni dell’autore, accompagnato all’epoca ancora dal bravo James B. Campbell, riescono ad esprimere al meglio la muscolarità compositiva di Silvestri, come testimoniano gli istanti conclusivi di “Last Person / Danny Gets It”, dove la particolare voce di cui sopra trova spazio nelle retrovie, o in brani che da soli racchiudono al meglio lo spirito dell’intera opera, tipo la penetrante “Dem Bones”, traccia che riesce a perforare lo schermo con grande intensità, arrivando all’orecchio dell’ascoltatore con un carattere e un carico emotivo di rara bellezza.
Tanti i momenti meritevoli di menzione, come “Ugly Mother”, dove troviamo anche una splendida citazione del brano “Dillon is Disarmed” proveniente dalla precedente composizione, oppure l’incredibile sessione ritmico-sinfonica di “More Than One”, che commenta uno degli istanti più belli ed emozionanti del film, una vera pietra miliare nella produzione cinematografica legata ai grandi alieni e mostri del grande schermo.
I brani di commento del film trovano in “Came so Close / End Credits” la giusta conclusione, con una splendida citazione al tema (e ai titoli di coda) del film diretto da John McTiernan per i primi tre minuti, sfociando poi in una suite tribale di rara bellezza, una sessione ritmica che ripropone gran parte dei momenti salienti dell’opera, concentrando in circa sei minuti d’interpretazione alcuni (e solo alcuni) dei leitmotiv, delle costruzioni ritmiche e delle timbriche più belle dell’opera.
A conclusione dell’album vengono incluse alcune tracce bonus, per lo più provenienti dalla precedente pubblicazione del 1990 o estese, nonché la registrazione delle voci dei terribili Predator: “Wild Predator Voices”.
Tirando le somme l’album edito da Varese Sarabande per la sua collana CD Club è il prodotto che gli appassionati hanno aspettato per più di 20 anni.
Predator 2 – The Deluxe Edition è una pubblicazione magnifica, che includendo le bonus tracks aggiunge circa un’ora di musica alla precedente uscita.
Alan Silvestri rappresenta una delle voci più autorevoli e originali degli anni ’80 e ’90, capace di contribuire alla celebrità di alcune delle pellicole per le quali ha lavorato scrivendo pagine di grande interesse e dei leitmotiv memorabili e coinvolgenti, come testimoniano titoli quali Back to the Future, Predator, Judge Dredd, The Abyss e molto altro.
Prima di una interessante serie di collaborazioni tra Silvestri e Stephen Hopkins, Predator 2 è uno dei manifesti più nitidi dello stile compositivo dell’autore durante la prima fase della sua carriera, quando le orchestrazioni graffianti e perforanti, il gusto marziale delle sue ritmiche e il sound personale erano sì agli albori, ma di lavoro in lavoro si evolvevano maturando sempre di più, fino a rendere il musicista uno dei compositori più importanti e apprezzabili degli ultimi 30 anni.
Con una tiratura limitata a sole 3000 copie, Predator 2 – The Deluxe Edition è un disco che non può mancare nella collezione di ogni appassionato di colonne sonore, manifesto di un’epoca ma al tempo stesso capace ancora oggi di emozionare come 25 anni fa.