02 Lug2014
Planet Earth in Concert
Planet Earth in Concert
Reportage del concerto-proiezione tenutosi mercoledì 2 luglio 2014 a Milano presso l’Auditorium Giuseppe Verdi
Le musiche del compositore britannico George Fenton, cinque volte nominato all’Oscar (Gandhi – 1983, Grido di libertà – 1987, Le relazioni pericolose – 1988, La leggenda del re pescatore – 1991) e vincitore di molteplici premi, hanno fatto capolino a Milano presso il prestigioso Auditorium Giuseppe Verdi per una serie di concerti dedicati alla monumentale opera documentaristica della BBC sul globo, divisi in tre atti da due ore l’uno, il Pianeta Terra (Planet Earth), il Pianeta Mare (The Blue Planet) ed il Pianeta Ghiacciato (Frozen Planet).
Il primo concerto, eseguito a laVerdi mercoledì 2 luglio, dall’autorevole compagine dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi sotto la direzione di Danilo Grassi, è stato solo il primo di eccezionali appuntamenti che ci sveleranno l’importanza e la grandiosità di questa opera musicale documentaria; difatti sono in totale nove – e per la prima volta assoluta nel nostro Paese – le date i cui si potrà godere della visione e soprattutto dell’ascolto delle notevoli musiche fentoniane nella piacevole cornice dell’auditorium milanese, di ognuno dei tre documentari succitati con tre esecuzioni ripetute per ciascuno di essi. George Fenton stesso ha supervisionato il giorno prima della premiere italiana, con un mordi e fuggi da Londra a Milano, che l’esecuzione delle sue musiche naturalistiche venisse fatta in piena regola secondo i suoi canoni compositivi e di perfomance di livello, avendo fatto eseguire le sue musiche da orchestre prestigiosissime nel resto del mondo, ma sapeva benissimo che la compagine milanese, oramai nota in tutto il pianeta, sarebbe stata all’altezza e così è stato. Il direttore d’orchestra Danilo Grassi, che personalmente ha introdotto (pur non essendo il suo mestiere, come egli stesso ha affermato!) in maniera cordiale e simpatica tutti i brani di volta in volta eseguiti in sincrono alle meravigliose e impressionanti immagini proiettate sul grande schermo alle spalle dell’orchestra Giuseppe Verdi del primo documentario (Planet Earth), è stato un ottimo, vivace e preciso - con il gesto delle sue mani, senza bacchetta, sempre coinvolgente - traghettatore di suoni e musiche altamente descrittive, al limite del mickeymousing disneyano, dagli echi williamsiani (i momenti più concitati ed energici, tipo attacchi del lupo e delfini tra le onde del mare), barryani (migrazioni varie) e morriconiani (il pianeta in evoluzione), con intrusioni sintetiche per gli attimi atmosferici e tensivi, e lo splendido e intenso vocalizzo, a tratti arabeggiante, della bella, brava e affascinante cantante Valentina Ferrari (ha recitato e cantato in musical come Priscilla la regina del deserto e Romeo e Giulietta). L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (più di 80 elementi sul palco) ha, se vi fosse ancora bisogno di dirlo, confermato il suo enorme livello esecutivo che le permette di dedicarsi con naturalezza e grande professionalità a diversi generi musicali, non ultimo la musica applicata, infatti la sua performance, nel pubblico attento e avviluppato dalle sfavillanti e crude immagini della BBC, è stata da brivido lungo la schiena e da lungo e caloroso applauso. Danilo Grassi ha concesso un bis, riproponendo il brano di George e Ira Gershwin dal titolo “Wish you Were Here (Nice Work if you Can Get It)”, interpretato dalla soave voce della Ferrari, che commenta il backstage delle riprese folli, pericolose e divertenti dei vari operatori che hanno impiegato cinque anni per la realizzazione della serie Planet Earth venduta in 246 paesi.
Chiudiamo con una frase di George Fenton che racchiude in sé il forte significato di questa esperienza lavorativa e concertistica nel mondo: “La parola chiave è vivere l’esperienza attraverso le immagini. Il pubblico avrà prima di tutto un’esperienza visiva che non avrebbe potuto avere in televisione, perché le sequenze sono state montate apposta per lo spettacolo” E si vede e si sente, aggiungerei!