Alice! in Wonderland: Alla ricerca della Meraviglia che non c’è…o sì?
Alla ricerca della Meraviglia che non c’è…o sì?
Reportage dello spettacolo Alice! in Wonderland presso La Fabbrica del Vapore di Milano in scena dal 15 dicembre 2021
Il 15 dicembre ha fatto il suo debutto in prima assoluta all’interno della Fabbrica del Vapore di Milano uno show di canzoni, evoluzioni, acrobazie ed effetti scenografici e visivi basato sul concetto della ‘Meraviglia’.
Ancor meglio, sulla ‘Perdita della Meraviglia’ e sulla sua ricerca affannosa proprio in questo periodo delle nostre esistenze, segnate da due anni di pandemia che sembra non vedere tuttora la fine, in cui questo concetto e ancor di più questo termine sono andati sfumando progressivamente, sotto molteplici aspetti e tessiture sociali – e quando parlo di ‘sociali’ intendo propriamente ‘relazionali’ – che solitamente l’Arte ci propina nelle forme più svariate, incredibili e geniali (non costantemente, se colui che tenta non ha un briciolo di originalità e inventiva, anche se si professa averne), ci regala senza volere nulla in cambio, ci spalanca la mente e la visione, ci rende consapevoli che solo di Essa ci si può fidare per progredire e andare avanti nella vita a testa alta. Ecco, se non fosse che lo show in questione ha per titolo Alice! in Wonderland, ovviamente tratto dai celeberrimi romanzi di Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” (che plurime trasposizioni filmiche e multimediali hanno avuto), si potrebbe tranquillamente chiamare “Alla ricerca della Meraviglia”. Colei che difatti tutti i protagonisti di questo spettacolo, creato e prodotto da Razmataz Live in co-produzione con il Comune di Milano, cercano, anzi inseguono smaniosamente, in un susseguirsi di incredibili acrobazie ed evoluzioni di vario genere, con costumi scintillanti e ipercolorati, giochi di luce e scenografici fiabescamente fantasiosi e magici, musiche e canzoni subito orecchiabili, romantiche, sognanti, ipnotiche e trascinanti – il nutrito pubblico di grandi e piccini esultante e incantato nelle sue lunghe ovazioni e tanti applausi ha gradito; eccome se ha gradito – e attimi di pura stasi poetica e straniante come gli effetti speciali grafici (animazioni ‘vintage’ simil cartoni animati o illustrazioni librarie d’antan a cura di Giuseppe Ragazzini, abbozzati/e sotto gli ottimi effetti delle droghe fumate dal Brucaliffo) e visivi in stile ‘Lanterna Magica’, che donano sempre e comunque quel fascino che tutti gli effetti digitali moderni, pur altamente superiori, non potranno mai sostituire e cancellare in un batter di ciglia.
A parte gli acrobati, cantanti e ballerini, tutti bravissimi e simpaticissimi, provenienti da ogni parte del mondo, dal grande profilo internazionale (una spanna sopra tutti la ragazza che interpreta il Bianconiglio e la presenza scenica e voce da usignolo dell’interprete della Regina di Cuori) si resta colpiti dalla struttura in cui si svolge lo show: tutta realizzata all’interno di una Spiegeltent, un’inusuale costruzione degli inizi del Novecento prodotta in Belgio che, per la prima volta in Italia, sorge nel cortile milanese della Fabbrica del Vapore, edificata in legno e decorata internamente da specchi e velluti, denominata Magic Mirrors Theater per far inseguire al pubblico la ‘Meraviglia’, aiutati nella ricerca dai performer di Alice! in Wonderland, che non resterà un’esclusiva solo italica, bensì andrà in tournée in Francia, Olanda, Germania, Canada e Stati Uniti. Il merito della ‘Meraviglia’, che viene ricercata causando un senso di perdita, raccontandoci e ricordandoci ogni due per tre che la ‘Meraviglia non c’è’, è anche dovuta ad un elemento imprescindibile in questi show imponenti, che mescolano alla perfezione circo, musical di Broadway, cabaret e visual art, ossia la Musica, tutta originale, composta in questo caso da John Metcalfe, arrangiatore per gli U2, i Coldplay, Peter Gabriel e i Blur. Con il suo score si passa da melodie in puro stile Disneyano a pagine pop dance tra gli anni ’70 –’80 e qualche elemento sonoro di attualità e taluni passaggi psichedelici in linea con quanto trattato compositivamente da Danny Elfman per l’amico Tim Burton (vedi Alice in Wonderland e sequel rispettivamente del 2010 e 2016), con special guest la cantautrice Elisa che ha il grande dono di interpretare la bellissima canzone portante dello show nel suo stile inconfondibile e assuefacente.
E in ultimo, ma non perché meno importanti, il rilevante team creativo che comprende alcuni grandi professionisti dell’industria dell’intrattenimento globale: Simone Ferrari e Lulu Helbæk alla progettazione e regia, noti internazionalmente per le loro acutissime e originali realizzazioni per, tra gli altri, il programma TV X Factor, il Cirque du Soleil, gli spettacoli teatrali Dal Giudizio Universale al Paradiso XXXIII di Elio Germano e svariate cerimonie olimpiche di alto livello, la sagace scenografa belga Barbara de Limburg, il pluripremiato direttore della fotografia Pasquale Mari per il disegno luci, il costumista francese Nicolas Vaudelet che ha seguito gli ultimi tour di Madonna e del Cirque du Soleil, il visual artist Ragazzini che ha realizzato gli straordinari lavori per il Lincoln Center di New York, Spoleto Festival, La Repubblica, Le Monde e i brillanti giovani talenti dell’Accademia Kataklò di Milano.
E alla fine, terminato lo show, si rimane piacevolmente ‘Meravigliati’ perché si è (ri)trovata quella ‘Meraviglia’ che tanto abbiamo cercato insieme ad Alice ed i suoi svalvolati e strani amici. Pure canticchiando e intonando il motivo super ritmato e gioioso che commenta il gran finale, stuzzicandoci a ritornare a vedere lo show.