Il Padrino
Il Padrino
Reportage del cineconcerto del film di Francis Ford Coppola eseguito presso laVerdi di Milano il 21 – 22 – 24 Luglio 2016
Quella del film-concerto (o Cineconcert) è un “trovata” relativamente recente: un modo nuovo, e apparentemente bizzarro, di approcciarsi alla musica da film che, in poco tempo, ha cominciato a riscuotere in tutto il Mondo un crescente successo di pubblico.
La possibilità di guardare un film e di godersi la sua colonna sonora, suonata live da una grande orchestra sinfonica e in perfetto sincrono con le immagini, ha destato l’interesse e l’apprezzamento di un numero sempre più nutrito di spettatori, affascinati quando non elettrizzati da un’esperienza inedita e di grande impatto spettacolare.
Non era scontato che la “novità del momento” sbarcasse anche in Italia (l’allestimento di un evento di questo genere comporta un notevole dispendio economico, oltre a rappresentare una sfida tecnica, sia da un punto di vista meramente esecutivo che di bilanciamento live delle componenti sonore: dialoghi, effetti e musica) e LaVerdi di Milano è stata fra le prime realtà musicali a cimentarsi nell’impresa.
E’ di pochi mesi fa l’esaltante esperienza della proiezione - in una Sala gremita in ogni ordine di posti - di La compagnia dell’anello (primo capitolo della trilogia de Il signore degli anelli di Peter Jackson), accompagnato dall’Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico Giuseppe Verdi al gran completo, in un’esecuzione della monumentale partitura di Howard Shore di un’intensità ancora viva e presente nel ricordo di chi scrive.
A questa proiezione-esecuzione è seguita, in tempi più recenti, un’altra esperienza di grande fascino e successo, con l’Alexandr Nevskij di Ejzenstejn e le celebri (e seminali) musiche di Prokofiev, nonché Tempi Moderni di Charles Chaplin.
Grande era dunque l’attesa per gli altri film-concerto in programma all’Auditorium di Milano (da I predatori dell’arca perduta a Casablanca, passando per Psycho e Ritorno al futuro), e altrettanto cocente la delusione di apprendere poche settimane fa che, a causa di nuovi problemi di budget e ulteriori scriteriati tagli operati dall’Amministrazione Comunale, tutti questi appuntamenti cine-musicali erano stati cancellati. Tutti tranne uno: quello dedicato al capolavoro di Francis Ford Coppola Il padrino, con le musiche immortali del nostro Nino Rota.
Non nascondiamo che, all’annuncio del programma di cine-concerti, poi tristemente falcidiato, la scelta di questo particolare titolo ci aveva lasciati perplessi. La partitura di Rota, infatti, pur giustamente celebre e intessuta di melodie entrate a far parte del nostro immaginario musicale, si distingue per uno “spotting” (la collocazione dei differenti segmenti musicali all’interno del film) estremamente sobrio e oculato. Ne Il Padrino, sono assai più numerosi i momenti nei quali il musicista preferisce tacere e lasciar parlare le immagini, e anche laddove la musica interviene, si tratta quasi sempre di schizzi sinfonici che raramente oltrepassano il minuto. Unica eccezione, il lungo capitolo ambientato in Sicilia, dominato da reiterate (e invero un po’ ripetitive) esposizioni del Tema d’Amore, assaporato in ogni possibile arrangiamento e orchestrazione: si tratta della celeberrima melodia, conosciuta anche col titolo “Parla più piano”, che costò a Rota l’esclusione dalla rosa dei nominati agli Oscar per la Colonna Sonora, quando l’Academy scoprì che si trattava di una rielaborazione di un tema scritto dallo stesso Rota per un film di Eduardo De Filippo, Fortunella.
Dicevamo della nostra iniziale perplessità, e il cine-concerto cui abbiamo assistito lo scorso Venerdì l’ha in parte confermata. Per ovviare alla necessità di giustificare in qualche modo la presenza dell’Orchestra, il Maestro John Jesensky - peraltro estremamente capace e attento alle esigenze di sincrono e bilanciamento sonoro di cui abbiamo detto - ha operato una curiosa scelta, vale a dire quella di eseguire dal vivo anche tutta la musica “diegetica” della pellicola, vale a dire quella porzione della partitura che proviene da una fonte interna al racconto filmico; la cosiddetta “musica di scena”, percepita ed esperita dai personaggi della storia e non solo dallo spettatore.
A titolo d’esempio, tutto il primo, lungo segmento del film di Coppola - il matrimonio della figlia del Padrino, Connie, durante il quale facciamo la conoscenza della maggior parte dei protagonisti - è accompagnato da un tappeto musicale quasi ininterrotto di musica da ballo, romanze siciliane, canzoni americane… materiale musicale volutamente eterogeneo, in minima parte scritto “ad hoc” da Carmine Coppola (il padre del regista) e dallo stesso Rota, come lo splendido valzer - rielaborazione del tema principale del film - sul quale padre e figlia danzano alla fine di questa lunga sequenza.
Ebbene, tutte queste musiche sono state eseguite live dalla Verdi (in un organico ridotto, dominato da Fiati e Percussioni) con un effetto che a tratti è risultato francamente straniante. Questo perché la “musica diegetica” di un film è figlia, appunto, della “musica di scena” del Teatro Lirico e di Prosa, e la sua precisa collocazione spaziale e dunque la sua provenienza dall’interno della Storia è una delle caratteristiche principali che la distinguono - nella sua essenziale e quasi ontologica neutralità rispetto alla narrazione - dalla “musica extra-diegetica", vale a dire dalla musica drammatica e di commento, che invece è un fondamentale strumento drammaturgico e narrativo per indirizzare le emozioni dello spettatore.
Sentire dunque la “musica di scena” del film provenire da una fonte che non fosse il film stesso, ingenerava la sensazione di qualcosa di “sbagliato”; la medesima sensazione di quando assistiamo, ad esempio, a una rappresentazione del “Rigoletto”, e la musica da ballo del Primo Atto è eseguita dall’Orchestra invece che dalla Banda Interna.
Ciò detto, la serata è stata ugualmente molto piacevole (il film di Coppola è e rimane un grande capolavoro), e l’Orchestra si è confermata attenta e partecipe. Molto riuscito, fra gli altri, il frammento musicale che accompagna la celebre sequenza della “testa di cavallo”; frammento nel quale al Maestro Jesensky (e ai prodi tecnici del mix!) è riuscito di riprodurre abbastanza fedelmente la splendida pagina di Rota, che accavalla e distorce il tema principale in una sorta di raccapricciante valzerino macabro.
L’ultimo momento di gloria per l’Orchestra è stato naturalmente quello dei Titoli di Coda (opportunamente dilatati, rispetto a quelli originali, dai credits relativi al restauro della pellicola, e da una serie di splendide fotografie del Dietro le Quinte), che ha permesso di assaporare una bella Suite dei temi principali del film.