Collezionisti, record diggers e ristampe
Collezionisti, record diggers e ristampe: una via verso la preservazione del catalogo delle colonne sonore italiane dei '60 e i '70
Da qualche mese sto conducendo un programma in radio dal titolo “CinematiCA – Suoni da e per il Cinema”: nelle varie puntate vengono approfonditi repertori, produzioni, autori, arrangiatori e musicisti, in particolare di quella stagione d'oro del nostro cinema italiano (ma non solo) che va dalla fine degli anni '50 ai primissimi anni '80.
Con mia grande gioia e soddisfazione si sta creando un bel gruppo di appassionati che si scambiano opinioni, impressioni, richieste o vera e propria musica: in questo composito gruppo troviamo alcuni personaggi fondamentali per il recupero delle colonne sonore italiane, della musica per sonorizzazione (c.d. library) o semplicemente per la musica leggera italiana. Mi è, dunque, venuta voglia di “celebrare” il lavoro e la passione di chi, da anni, svolge un vero e proprio servizio alla Cultura italiana, spesso (o sempre) senza averne grande riconoscimento.
Tra le label storiche per la produzione di colonne sonore in Italia, a tutt'oggi pienamente in attività, con un catalogo sconfinato di ristampe e distribuzioni c'è la Beat Records, fondata nel 1966 dal grandissimo Franco De Gemini (musicista, armonicista e protagonista di tante colonne sonore e dischi di beat italiano), ed oggi gestita dal figlio Daniele. Non essendo riuscito ad avere un commento da quest'ultimo, mi sono rivolto all'uomo dietro la maggior parte dei lavori di cui ci occupiamo: Mr. Beat ovvero Claudio Fuiano.
Romano verace, da circa 23 anni si occupa di recuperare, archiviare e restaurare le colonne sonore del Cinema Italiano con un'inesauribile passione. Passione che emerge dal lavoro certosino che svolge sull'audio e la grafica dei cd o dei vinili che realizza, collaborando con diverse etichette, dalla Beat alla GDM, dalla Digitmovies alla Quartet, etc.
“Ho cominciato ad acquistare dischi di colonne sonore da ragazzino, verso la meta’ degli anni '70, con il 33 giri di La fuga di Logan del mitico Jerry Goldsmith (1976), ma contemporaneamente avevo acquistato dischi dei miei miti Italiani: Morricone, Piccioni, Cipriani, Umiliani, Trovajoli, Rustichelli e tutti gli altri della scuola nostrana” mi racconta Claudio, sottolineando quanto una delle parti più difficili di questo lavoro sia risalire ai master originali sui quali è incisa la soundtrack di turno. “Si contattano sempre gli editori. Nel caso in cui il master non sia presso gli archivi degli editori, si contattano gli eredi e, se siamo fortunati abbastanza, li troviamo da loro.” Gli chiedo allora se, quando il master sia andato perso, il vinile originale possa essere una buona base per ri-masterizzare l'opera (della serie: a mali estremi, estremi rimedi): “Si, può essere una buona soluzione, sempre che la pasta del vinile in questione non sia in pessime condizioni. Devo dire che delle volte ho avuto fortuna, altre volte le condizioni del supporto erano tali che non si poteva intervenire in alcun modo.” Accenno poi ad uno dei punti “dolenti” legati al tipo di lavoro che svolge (e che io stesso, da appassionato “collettore” di soundtracks continuo a stigmatizzare): la mancanza negli archivi dei c.d. fogli di lavorazione, con le informazioni dettagliate sulle sessioni di registrazione, i musicisti coinvolti, lo studio fonografico di incisione. Questi dati sono, il più delle volte, sconosciuti e solo con grande difficoltà si possono ricostruire. “Purtroppo è sempre cosi. Mai una volta che si riesca a risalire ai solisti. Per i cori la mia lunga esperienza mi fa riconoscere al volo i Cantori Moderni di Alessandroni o Nora Orlandi, così come l’armonica di Franco De Gemini, la tromba di Culasso o Lacerenza, la chitarra di Alessandroni o di Battisti D’Amario.”. Concordiamo, dunque, sulla occasione persa – in questi casi – di poter ricostruire la storia anche “umana” di certe colonne sonore, il rapporto di lavoro e stima reciproca che univa compositori, arrangiatori, direttori d'orchestra e musicisti coinvolti nelle sessioni di registrazione di certe colonne sonore. Pur non occupandosi direttamente anche di ristampe di library music, ho chiesto a Claudio cosa pensa del fenomeno legato a questi dischi che avevano per lo più un circuito interno di addetti ai lavori (radio, TV, cinema, edizioni) e che riscuotono, oggi, grande successo tra collezionisti e selecters di rare groove: “Forse perchè nascondono dei mondi sonori alternativi, colonne sonore immaginarie per film che non esistono e talvolta rappresentano anche una caccia al tesoro in musiche, quando certi LP di sonorizzazione celano colonne sonore non dichiarate. I dischi di sonorizzazione, per esempio, possono spesso rappresentare l'alternativa al master che manca all'appello e, dunque, l'unica “fonte” da cui ristampare un certo lavoro”. Di sicuro Fuiano non apprezza la scelta recente di alcuni gruppi editoriali di ristampare esclusivamente in formato digitale certe perle inedite del repertorio nostrano, venendo a mancare in questi casi un accurato lavoro di restauro sia sul sonoro che sull'apparato grafico. Non concordo totalmente in questo caso, ma la sua opinione è assolutamente rispettabile, in quanto proveniente da una persona che ha lavorato a stretto contatto con i migliori compositori italiani e internazionali di soundtracks. A tal proposito, gli chiedo se esiste un aneddoto particolare che ci vuole raccontare: “Non posso fare nomi, ma una volta avevo solo la base di orchestra e non avevo il piano solista del tema dei “Titoli di testa”. Lo strumento era, purtroppo, stato registrato su un nastrino a parte. Ero nel pallone più totale, disperato e senza speranza di poter pubblicare in stereo quella musica, anche perchè l'idea di estrapolarla dal film mi faceva schifo, tra un mono gracchiante e persino dei rumori! Alla fine, per fortuna riuscii a trovarlo e mixai il tutto.” E quando si parla di colonne sonore italiane non si può non fare riferimento immediato ad un altro grande marchio: la Cinevox, etichetta con base romana, fondata a metà dei '60 dal grandissimo Cesare Andrea Bixio (compositore del primo film sonoro italiano e fondatore dell'omonimo gruppo editoriale). Scambiamo due chiacchiere con il label manager di Cinevox, Carlo Bagnolo, che così si auto-definisce: “Cagliaritano doc, classe 1964, psico-discografico, vivo a Roma e sono ormai romanista. Arrivo alla musica da film casualmente e mi ci sono trovato bene; cercavo un lavoretto per aiutare i miei a mantenermi agli studi e, tramite un amico, ho fatto un colloquio alla Cinevox e sono stato preso. All'epoca collaboravo con una cattedra all'università e facevo la specializzazione, ma dopo 5 faticosi anni ho dovuto scegliere per i troppi impegni.” A differenza di altri, Carlo non è un collezionista di dischi o colonne sonore: “Nix, ti dico solo che da un 5 anni e passa ascolto solo radio romaniste (calcio) e ogni tanto Radio Radicale e Radio24!” e, forse, è per questo che, interpellato sul fenomeno delle ristampe esclusivamente digitali mi risponde così: “Il mercato lo richiede ed è molto funzionale, ma l'amante della colonna sonora compra di solito il prodotto fisico. La figura dell’appassionato delle OST ha comunque mille volti diversi: chi vuole il vinile, chi il cd, chi l’inedito comunque sia, ad ogni costo! Conosco parecchi “malati di soundtracks” che non hanno esitato a dar via i vinili per far spazio ai cd: quelli vogliono il suono non l’oggetto!” (categoria quest'ultima nella quale mi ritrovo agiatamente anche io – ndr). Relativamente al discorso ricerca/recupero master originali e foglio di lavorazione, Carlo sostiene che “negli anni '70/'80 parecchi nastri originali (sia quelli con mix finale che quelli con le tracce separate) venivano spesso ri-registrati , sulla base di un concetto di riciclo, perchè si risparmiava” e che “il problema a volte è scoprire dove venivano archiviate le cose e magari spostate in seguito; a volte, apri il classico baule in cantina e dentro trovi 10 anni di fogli di lavorazione, contratti, ricevute … una miniera di informazioni. Si parla, non dimentichiamolo, di lavori di 50 anni prima, di almeno tre generazioni lavorative!”. Insomma, le difficoltà spesso esistono, ma altrettanto spesso si riesce a lavorare in maniera semplice e con tutti i nastri e le informazioni a disposizione. “A volte si può fare un nuovo master dal vinile in buone condizioni, ma il massimo è quando hai i nastri originali. Da qualche anno stiamo digitalizzando l'intero archivio, inclusi i master originali e i brani inseriti nei film ma mai apparsi su disco. Questo permette di ripubblicare alcune delle migliori produzioni Cinevox, inserendo anche rarità e materiali inediti.” Chiedo anche a Lui degli aneddoti che riguardano compositori o editori: “I migliori non si possono dire, ma posso raccontarti di un grande Piero Umiliani: abitava a 200 metri dai nostri uffici e ci si vedeva a pranzo ogni tanto per cazzeggio; l'accordo era di non parlare di lavoro. Insomma eravamo seduti in attesa dei nostri piatti quando entra un gruppo di turisti russi; Piero attacca scherzosamente discorso con due tipe, due matrone russe 60enni. Nel tempo di manco 10 minuti c'erano 20 russi in piedi, tipo coro, che cantavano “Mah nah mah nah” nella trattoria e Piero dirigeva il coro!” Beat e Cinevox fanno il paio con un'altro colosso delle ristampe Made in Italy: la Right Tempo Classics e la sua sussidiaria cinematica Easy Tempo. Patron incontrastato dell'etichetta è Rocco Pandiani, che così si presenta ai lettori di Colonne Sonore: “Sono nato a Torino nel 1962 e vivo a Milano dal 1989. La mia passione musicale e la mia professione si sono fortuitamente incrociate con la musica dell'orchestra della RAI degli anni '50, '60 e '80. Ero in macchina con Giulio 'Jazzy Jules' Maini a Brebbia e stavamo rientrando dalla sede della Ducale (etichetta discografica italiana fondata nel 1959 e attiva negli anni '70 – ndr) con cui avevamo appena stipulato il contratto per il disco di Gil Cuppini Quintet “What's New Vol.2” (poi ristampato dalla Right Tempo Classic nel 1993 o 1994). Cominciammo in quel viaggio a chiederci dove fosse reperibile la musica della televisione in bianco e nero, di quando eravamo bambini. dei documentari, etc. Dopo 6 mesi uscì “Easy Tempo Vol. 1”. Riguardo al collezionismo di colonne sonore o library, appunto, Rocco ci da una risposta molto precisa: “La mia passione è solo ed esclusivamente per la Musica. Right Tempo, creando Easy Tempo, ha solo cercato di essere contestuale come immagine al periodo da cui proveniva quella musica. Io amo un certo tipo di musica jazz e cerco la ricchezza nella musica. Spesso le libraries sono dei veri e propri backgrounds musicali, quindi un pò statiche per definizione. Inoltre costano come prime stampe di grandissimo jazz per cui... Non ho mai collezionato dischi di colonne sonore. Colleziono all'80% jazz anni '50, '60 e al 20% musica nera di vari anni. Per la ricerca mi rivolgevo a collezionisti del genere, “pusher” di dischi e amici.” Relativamente al recente fenomeno delle pubblicazioni di dischi inediti esclusivamente nel formato MP3 e su iTunes Rocco afferma che “Non è la stessa cosa, difatti Right Tempo oggi si dedica alla diffusione della musica da vinili originali e/o dal vivo! Allo stesso tempo meglio su MP3 che niente, soprattutto per gli scalmanati di Colonne Sonore che - sono certo - si faranno il loro cd masterizzato e “customizzato” che sarà più bello di quello che avrebbe fatto una casa discografica che lavora a catena di montaggio!”. Quanto all'ipotesi di irreperibilità dei master originali e alla necessità di ristampare da vinile Rocco ci spiega: “Dipende da come è stato stampato originariamente il vinile e dalle condizioni in cui è. In alcuni casi Easy Tempo lo ha dovuto fare, e lo ha fatto con un sacco di attenzioni, tant'è che non te ne accorgeresti. Poi per far si che chi ha i muri pieni di questi dischi ti faccia entrare in casa sua e mettere su un giradischi i vinili bisogna che sia minimo un fan dell'etichetta e ti adori perché di solito non lo farebbe neanche con la mamma!”. Pandiani non ha certo peli sulla lingua e si esprime senza remore, con la forza di chi questo mercato ha contribuito a crearlo: “I dischi di sonorizzazione sono diventati oggetti di culto per i collezionisti. Le ragioni? Per noia, per moda e perchè sono di difficile reperibilità quindi degli status symbols!” e ci regala, infine, un bellissimo aneddoto: “Quando avevo in mano la lacca di Svezia Inferno e Paradiso mi sono incontrato con il M° Piero Umiliani a Firenze, fuori città, in una villa di amici in mezzo al verde. Mi ricordo che il Maestro passeggiava nel parco adiacente e io misi su il disco a volume sostenuto con un impianto decente. Quando le due facciate finirono, il M° Umiliani venne da me e mi disse: Rocco, non ho mai sentito così bene la mia musica!". Continuiamo la nostra carrellata con un altro personaggio centrale del recupero delle colonne sonore: Roberto Zamori (Prato, classe 1946) si è interessato fin da giovanissimo ai problemi della musica applicata e, più particolarmente, della Musica per film. Prima da semplice appassionato, poi come musicista autodidatta, infine come musico-filo e critico musicale specifico del settore, è giunto – in oltre cinquant’anni di ininterrotta attività - a mettere insieme uno dei più completi archivi sulla Musica Cinematografica, sia per quanto riguarda il nostro paese che per il resto del mondo. Ha collaborato e collabora a numerosissime iniziative musicali, a contatto con tutti i più grossi nomi del settore; promuove convegni e concerti sulla musica per film; è co-editore artistico, assieme a Paola Portuesi, di lavori discografici su etichette multinazionali, spesso anche assieme al produttore inglese Lionel G. Woodman, nonché su sua etichetta propria, la Hexacord. Fra le tante attività parallele del settore Musica & Cinema vogliamo ricordare "Musica/Immagine", corsi di educazione alla musica applicata e laboratorio musicale per i giovani della scuola dell'obbligo, per dieci anni consecutivi, dal 1981 al 1991, in Prato; il recupero discografico di capolavori altrimenti perduti o dimenticati dei nostri migliori autori e compositori cinematografici, effettuato in collaborazione con importanti case discografiche, come la Polygram, la Beat Records, la Cinevox, la RCA, la Edi-Pan, la Carosello, e tante, tante altre; le esperienze nei vari Festival, come quello pistoiese dedicato a Nino Rota, o alla manifestazione del Premio Letterario "Città di Prato" nell'anno internazionale della Musica, dedicato alle opere di Nino Rota ed Ennio Morricone; la collaborazione a riviste internazionali del settore; la pubblicazione di numerosissimi saggi; gli interventi in programmi radiofonici e televisivi da oltre quarant’anni; il lavoro svolto in sala d'incisione e di restauro presso il Film Music Art Studio, dove straordinari temi di film, ormai da tutti dimenticati, sono tornati a nuova vita, grazie ad un paziente lavoro di ricerca e di appassionato artigianato musicale. Con un curriculum del genere, ho chiesto al Prof. Zamori cosa pensasse delle pubblicazioni inedite in formato digitale: “Mah, non è facile rispondere. Certo che il mondo è andato avanti e Internet è la porta di tutto e di tutti. Anche se, dopo l'ascolto, non resta quasi mai niente. Ma del resto la tendenza è questa.” Quanto al recupero dei master originali di una colonna sonora, Zamori ci dice: “Qui il discorso si farebbe complicato. Non c'è un iter prefissato. Si contattano publisher e proprietario del master, se ci sono, ma non sempre sono identificabili. Dico così perchè io mi sono dedicato alla stampa - quasi sempre - di robe che avevano minimo quarant'anni e non è facile reperire ciò che serve. Non si ha idea di quanta bella musica sia andata irrimediabilmente perduta, ma non interessa quasi a nessuno. A suo tempo non interessò nè agli autori, nè agli editori, nè a quanti coinvolti in quelle produzioni. Mah.. Quando il master sia andato perso, il vinile può essere in molti casi l'unica risorsa. C'è da dire che il lavoro da fare è di una difficoltà estrema (se si vuole fare bene); servono competenze informatiche specifiche, ma - sopratutto - sensibilità alla musica, orecchio che ricordi quei suoni e quei timbri e non lo può fare un giovane anche se espertissimo di programmi al pc. Ma comunque il pubblico è quel che è, e va bene pure così.” Il Prof. Zamori spiega così il successo dei dischi di library: “in questi dischi venivano spesso riversati brani eccellenti scritti per i film; ed è stato a lungo l'unico modo per potersi procurare queste belle musiche, altrimenti non pubblicate.” Quando gli chiedo un aneddoto finale, mi risponde: “E qui non posso dirTi, anche per non fare torto ad uno o ad un altro... ce ne sarebbero centinaia. Ho organizzato e prodotto circa 250 concerti con musicisti autori di colonne sonore, mezzo secolo trascorso in loro compagnia. Ho imparato da loro tutto quel che so e, soprattutto, ho visto da vicino un mondo dove la creatività e l'ispirazione artistica divenivano realtà. Un mondo che non ritornerà più. Oggi la tecnica, Internet, la multi globalità mettono a disposizione risorse un tempo neanche immaginabili e si può fare tutto e di tutto. Al meglio. Speriamo anche di recuperare cuore ed anima, perchè erano questi che muovevano tutto.” Tra i giornalisti che si occupano di musica applicata, va sicuramente ricordato Roberto Pugliese, veneziano, 61 anni, giornalista professionista dal 1980, collaboratore di diverse testate per il settore cultura e spettacolo. La sua passione per la musica da film nacque da ragazzino, sulla scia del cinema di Sergio Leone: “Ho cominciato a collezionare dischi nel 1963, come primo disco il 45 giri RCA di Per un pugno di dollari di Morricone. Attualmente penso che cd, vinile, mp3 o iTunes non cambi la sostanza: ben venga la diffusione sotto qualsiasi specie e con qualsiasi supporto. Certo, per una buona ristampa, a quanto so io, preziosi sono gli archivi delle case di produzione dove giacciono i master originali; in loro assenza anche una buona digitalizzazione del vinile è la benvenuta. Per i collezionisti tutto ciò che reca traccia della sonorizzazione originale è prezioso.” Dunque, anche secondo Pugliese, ben venga il recupero sotto qualsiasi formato di documenti musicali altrimenti irreperibili; a tal proposito ci racconta un aneddoto esemplificativo: “Ricordo un avventurosissimo scambio di contatti, molti anni fa, con un collezionista filippino, grazie al quali potei mettere le mani sul vinile (oggi irreperibile) etichetta Adriano, stampato in Svizzera, con il soundtrack di Romeo und Julia auf dem Dorfe, film del '41 di Hans Trommer, musica del fratello Jack Trommer, dalla novella di Gottfried Keller.” Più recentemente un'altra label italiana si è affacciata sul mercato delle ristampe, ottenendo un ottimo successo: è la Cinedelic di Marco D'Ubaldo. “Mi chiamo Marco D'Ubaldo, soprannominato Duba, e sono nato a Cattolica nel 1973. Con la mia label - Cinedelic Records - ho iniziato nel 2000, stampando in LP colonne sonore inedite, poi compilation; infine ho cominciato a produrre artisti e band. La passione mi è nata grazie ai primi volumi della serie Easy Tempo.” Duba, ex studente del D.a.m.s. di Bologna, è musicista (in particolare al flauto traverso), dj e producer, ma anche organizzatore di serate danzanti a base di suoni cinematici ed editore di una serie di monografie per la milanese Amarkord/Mediane, dedicate a registi e compositori italiani della Golden Age of Italian Cinema. Nel 1995 comincia a collezionare dischi e nel 1998 apre il negozio Down Beat a Cattolica, specializzato in ristampe e vera mecca per appassionati e collezionisti in tutto lo stivale. “Le prime produzioni sono state realizzate in vinile LP edizione limitata e sono ora fuori catalogo e oggetti da collezione. Poi ho iniziato a produrre e sostenere compositori e interpreti di musica dal beat al jazz, al funk, alla bossa nova; un oceano di atmosfere e groove con una incredibile varietà di suoni e dinamicità che hanno fatto si che il successo del marchio Cinedelic sia arrivato in tutto il mondo, soprattutto in Asia.” ci spiega il Duba, con orgoglio, così come - proprio per la storia della sua etichetta – in merito al fenomeno delle pubblicazioni di dischi inediti esclusivamente nel formato MP3 e su iTunes afferma “Personalmente lo ritengo triste”. Anche lui, nel suo lavoro di ricerca e ristampa , ha dovuto “combattere” con i soliti problemi: “Ci sono diversi percorsi, ma alla fine bisogna arrivare al possessore dei diritti del master per poter realizzare una buona ristampa”. Oltre che alle colonne sonore il discorso si allarga, come abbiamo visto anche per gli altri, ai c.d. dischi di sonorizzazione; chiedo anche a lui perchè tali produzioni siano divenute presto feticcio: “Perchè nel periodo in cui vennero realizzate (principalmente a cavallo fra i '60 e i '70) vi fu un connubio di diversi fattori: musicisti, compositori e tecnici preparatissimi, con strumentazione analogica ai massimi livelli. Poi la tiratura di questi dischi era molto limitata, il che ha mandato su le quotazioni.” Effettivamente era un periodo di grande fervore e lavoro, nell'Italia di quegli anni, tanto che – interrogato su un aneddoto in particolare riferito a un compositore o musicista con cui ha collaborato – mi risponde: “Posso dirti che la maggior parte dei musicisti ricordano poco, perchè ogni giorno incidevano dischi girando come trottole da una studio di registrazione all'altro.” Ma oltre agli addetti ai lavori, alle persone che hanno fatto di questa passione un mestiere, aprendo etichette discografiche, cataloghi di ristampa e diversi progetti, ci sono tutta una serie di persone che questa passione la coltivano altrettanto tenacemente, ingrassando collezioni discografiche che farebbero invidia al Museo dei materiali audiovisivi e fonografici! Parlo di una serie di “record diggers” che, acquistando e rendendo disponibili al grande pubblico rari dischi di colonne sonore e sonorizzazioni, svolgono un servizio imprescindibile relativamente alla conservazione del catalogo “cinematico” italiano. E allora conosciamone qualcuno più approfonditamente. Cominciamo da Andrea Fabrizii, collezionista di dischi di sonorizzazione, colonne sonore, jazz italiano e Euro-beat, musicista organista con il complesso beat I Farabutti e selecter dalle valigette bollenti: “Sono nato a Pescara 37 anni fa e da circa due anni gestisco, insieme all'amico Giuseppe, il Circolo “Maze - Eclectic Circle”. Gli chiedo come sia nata la passione: “All'inizio degli anni '80 con la rapida diffusione delle TV private, il palinsesto delle tv locali era "infestato" da vecchie pellicole di genere italiane: giallo, polizieschi, erotici, mondo movies, documentari, commedie. Adoravo guardare questi film, e ad un certo punto mi accorsi che i commenti musicali di certe pellicole mi facevano impazzire; non sapevo ancora di che cosa si trattasse, che genere di musica fosse, quali fossero gli strumenti che caratterizzavano quel sound. Per molti anni sono andato avanti così (non c'era Internet!), senza sapere nulla o quasi. Ricordo che registravo le colonne sonore direttamente dai film, accostando il registratore alla TV. Intorno al 1997, acquistai la prima raccolta dell'etichetta bolognese Irma, una compilation di brani utilizzati per i commenti delle trasmissioni tv e i film (“Suono libero” Vol.1 - ndr). Si può dire che tutto è iniziato da lì. Ogni titolo incluso in quella raccolta mi è poi servito a ricercare meticolosamente autori, dischi originali, bobine, film. Da allora non ho più smesso di studiare tutto quello che riguardava quel mondo. Non mi interessa solo la musica incisa, ma chi l'ha suonata, con quali strumenti, in quale studio, in quale film o trasmissione radio/tv è stata usata.” Già da queste dichiarazioni, potete capire quanto siamo di fronte ad appassionati veri, amanti della musica e della Cultura e come ci sia molto di più di un discorso prettamente musicale dietro a tutto ciò. Non a caso, anche Andrea si è dato da fare per un po' con le ristampe: attraverso l'associazione culturale “Escalation” (in compagnia di altre persone tra cui Antonella Piroli aka Lady Vanilla, collezionista e dj-ette extraordinaire) aveva trovato e rimesso a nuovo i master di soundtracks come Sangue di sbirro di Alessandroni o Tecnica di un omicidio/Quella carogna dell'Ispettore Sterling, redigendone anche le liner notes e collaborando con altri degli amici che abbiamo citato (da Claudio Fuiano a Marco D'Ubaldo). “I negozi di dischi sono scomparsi da anni, in quelli che resistono è quasi impossibile trovare certe perle. Per anni ho frugato nei mercatini, nelle cantine, nei garage e nelle fiere del disco alla ricerca di questi reperti. Poi con il passare del tempo ho conosciuto altri appassionati con cui scambiare e acquistare dischi ed informazioni.” ci racconta Andrea, spiegandoci come ha sviluppato la sua rete di “spacciatori di vinile” e aggiunge: “Non sono contro l'utilizzo degli mp3, penso sia un grande veicolo di scambio per la musica; a me, personalmente, ha dato l'opportunità di ascoltare e conoscere musica che non avrei mai raggiunto da solo”, sottolineando l'aspetto più importante del file sharing tra appassionati sul web. “La pubblicazione di materiale inedito esclusivamente in formato mp3 credo sia una scelta di comodo: l'acquisto dei CD è ormai al tracollo e, nonostante ci siano numerosissimi appassionati, stampare musica su vinile ha dei costi molto elevati e non sempre garantisce un rientro. Inoltre anche la musica incisa su vinile o CD, finisce inevitabilmente nei nostri telefoni e computer in formato mp3. E' un passaggio obbligato”, chiosa relativamente all'argomento ristampe in digitale, con un'affermazione che sottoscrivo totalmente. “I dischi di sonorizzazione sono quelli che preferisco. E' impossibile farne una stima precisa, alcuni avevano una tiratura davvero limitata e ne sono sopravvissuti davvero pochi. Questo di sicuro li rende molto rari e ricercati, ma l'interesse vero è nella musica che custodiscono: si tratta di composizioni libere, originali...sembra che i musicisti esprimessero al meglio la loro forza creativa e sperimentale.” ci dice relativamente alla “library fever” che colpisce i collezionisti. Potete farvi un'idea della collezione in vinile di Andrea visitando il suo canale You Tube: Omicron. Anche per Gianluca Beccarisi, aka 2Daze, romano, classe '73, collezionista di dischi, il percorso verso la ricerca di questi cimeli nasce dal cinema e la tv: “La mia passione per la musica da film e le colonne sonore nasce nei cinema e davanti alla tv moltissimi anni fa, quando ero poco più di un bambino. Abitando in una grande città come Roma, passavo molto tempo dopo la scuola davanti alla tv che ci bombardava con bellissime serie che arrivavano dagli USA, con cartoni animati giapponesi e film di serie ultra Z, polizieschi etc, oppure spesso, passavo i pomeriggi a guardare film al cinema Astra, a Viale Jonio, sopra casa di mia zia, un cinema d'essai che durante la settimana faceva film di terza o quarta visione; quindi io andavo e mi vedevo questi film che andavano dallo spaghetti western, al kung fu movie, ai polizieschi italiani, ai film di fantascienza, fino all'animazione nipponica. Per farla breve, tutte queste cose avevano una cosa che mi colpiva: le musiche! Quindi poi, crescendo, me le sono andate a ricercare e ho cominciato poi a collezionare i dischi, ancora prima di avvicinarmi al rap e al funk (che poi sono stati fondamentali e oggi sono la colonna sonora della mia vita).” Una domanda nasce spontanea: dove si cercano questi dischi? “Beh, devo dire che di luoghi per scambi veri e propri non ce ne sono, poi ognuno ha le sue "svolte" dove poter reperire i dischi rari. Io direi che negli ultimi anni Internet (E-bay, Discogs, etc) la fa da padrone, poi i vari mercatini e le fiere del disco dove, però, non si fanno affatto buoni affari. Inoltre io ho i miei contati coltivati nel tempo...”
Gianluca non sembra troppo disturbato dal fenomeno delle ristampe in digitale: “Penso che un vero collezionista vuole tra le mani il vinile e non ce n’è! Però io non sono proprio contro questo fenomeno del file digitale: alla fine è un mezzo per diffondere e far conoscere queste colonne sonore, solo che io sono per la stampa su vinile tutta la vita! Lp con la possibilità di scaricarsi il disco in digitale per sentirlo nell'iPod, iPad o telefono che sia, fenomeno che sta prendendo sempre più piede ora.” Anche Gianluca colleziona avidamente dischi di library: “In effetti negli ultimi anni c'è stata una vera e propria riscoperta delle sonorizzazioni e le colonne sonore. Per lo più sono arrivate all'attenzione della massa, vuoi per la riscoperta dei “film di genere” (anche dovuta a Tarantino, che ha usato molti brani ripresi dalla blaxploitation americana e dai film anni ‘70 italiani), sia dal fatto che alcuni brani sono andati a finire nelle raccolte “Dusty Fingers” e poi campionati da famosi producers americani. Quindi la prima motivazione è più generale, la seconda è più specifica per il mondo hip-hop. Adesso è praticamente una moda e fa "fico" avere questi dischi nella propria collezione. Il lato positivo è che questi dischi, per chi come me li ha già, si sono super rivalutati e spesso arrivano a cifre esorbitanti.” E sempre da Roma arriva anche Pierpaolo De Sanctiis, che così si presenta ai nostri lettori: “Mi occupo principalmente di cinema, sia come regista, autore e montatore, che come critico e organizzatore culturale. Per colpa della musica e della voglia di condividere i dischi più belli accumulati negli anni, ho cominciato a organizzare feste in veste di dj (nome d'arte Silver Boy/Ragazzo d'Argento), dando vita ad alcune serate/happening ispirate al cinema e alla cultura pop degli anni '50, '60, '70 (EDWIGE, MAGNETICA, etc), che sono diventate - anche un po' inaspettatamente - dei veri e propri punti di riferimento della night life capitolina. Ultimamente sto cercando di incrociare queste passioni, cinema e musica, nei miei nuovi progetti: un libro e un documentario dedicati all'età dell'oro delle soundtracks made in Italy e al loro groove fortemente cinematico.”Anche il suo amore per le colonne sonore nasce dal cinema: “E' proprio attraverso la passione per il cinema che ho scoperto il sound delle colonne sonore: Dino Risi, Luciano Salce, Antonio Pietrangeli, Dario Argento, l'Antonioni degli anni '60. E poi Mario Bava, il thrilling all'italiana, i poliziotteschi, i noir, tutte le commedie con Gassman prodotte dalla Fair Film, Adulterio all'italiana con Manfredi e Catherine Spaak, Lo scatenato, del geniale Franco Indovina, sempre con Gassman. Tutti film dalle OST portentose, eccezionali, che sono entrate prepotentemente nel mio immaginario. Ma l'epifania vera e propria l'ho avuta con La decima vittima di Elio Petri: dopo aver visto quel film ho capito che nel cinema italiano era successo qualcosa che mi ero completamente perso. E quel qualcosa era la Pop Art, il design, l'estetica modernista post-boom che ha influenzato a tutti i livelli la visualità delle rappresentazioni che, per oltre un decennio, la società italiana ha dato di sé attraverso il cinema e la televisione. La soundtrack di Piero Piccioni, ovviamente, era il perfetto corrispettivo sonoro di quella rivoluzione visuale: cool, “stilosa”, eccentrica e modernissima. Una OST che aveva avuto un suo prototipo, per altro, già due anni prima, nelle partiture che il nostro aveva scritto per la versione italiana de Il disprezzo di Godard, chiamato da Carlo Ponti a sostituire gli archi di Georges Delerue con un Hammond jazz che dava perfettamente il senso della Roma pop dei primi anni '60. Ecco, quel mood, quello stile, quello spirito incredibile dei tempi, da allora, si sono letteralmente impossessati di me. Per provare a liberarmene ci ho scritto prima una tesi di laurea, poi, dieci anni dopo, un libro-catalogo a cui sono profondamente legato, con apparato fotografico strepitoso, prodotto dalla Cineteca Nazionale. Ma ovviamente non è bastato...” La padronanza dei linguaggi e la sterminata passione di Pierpaolo per il Cinema e le soundtracks sono palesi, già da queste prime battute: “La passione per il vinile è scattata più o meno con l'adolescenza. E il “diggin'” oggi è diventata un'attività quasi quotidiana, che arriva a condizionare pesantemente i tuoi percorsi, le tue giornate: se sono in viaggio, in un'altra città italiana o all'estero, cerco sempre di farmi un giro di mercatini o negozi consigliati da qualche amico dj. Se ho due ore libere, e me lo posso permettere, vado volentieri a frugare nel mercatino più vicino. E ogni bancarella di dischi che mi si para davanti, per quanto appaia misera, ha il potere magico di bloccarmi per svariati minuti. Ovvio che il 95% delle volte non trovi nulla, e te ne vai nauseato dalle ennesime apparizioni di Fausto Papetti, Al Bano o Renato Rascel, ma qualche volta fai l'incontro che ti cambia la giornata, il disco che cercavi e che non speravi nemmeno di trovare proprio lì, proprio in quel momento e proprio a due lire. La lezione è sempre quella: da qualche parte, ovunque tu sia, c'è sempre un disco che ti sta aspettando, devi solo andargli incontro. I dischi buoni sono sempre più difficili da trovare. Una volta a Porta Portese te li tiravano addosso, soprattutto quelli di library music. La Rai era lì a pochi chilometri, e una volta svuotati certi magazzini, il giro tutto romano di quei dischi finiva sempre più o meno lì. Conosco parecchia gente che si è pagata per anni l'affitto con certi affari fatti nei primi anni '90. Oggi trovare roba così a quei prezzi è molto più difficile, quasi impossibile. Però può ancora succedere. Mi capita ogni tanto di prendere alcune colonne sonore, specialmente 7'', in qualche Fiera del Disco o bancarella di quartiere, a prezzi super convenienti. Poi è chiaro, il mercato di questi dischi è un altro, e appena finiscono in asta su E-bay è la fine, non li prendi più, se non hai un portafoglio serio. Ci sono poi i soliti "pusher" a cui ognuno di noi fa riferimento, gente che ha la capacità di rilevare grandi collezioni e da cui puoi trovare, se sei fortunato, cose pazzesche a cifre ancora abbastanza amichevoli.” Dati i presupposti, non ci stupisce la sua posizione nei confronti delle ristampe digitali: “Mi sta benissimo, se serve a divulgare la buona musica. Non sono un fan del digitale, in assoluto. Il file è immateriale, non mi dà la sensazione di avere un brano, di poterlo usare come voglio. Ma lo ascolto, ed è utilissimo come strumento di informazione e d'archivio. Se poi questo è l'unico modo per accedere a un disco raro o mai stampato, ben venga. Allo stesso tempo però non sono nemmeno un fanatico assoluto del supporto in vinile. Se c'è una cosa che non sopporto è l'ossessione di certi dj Mods che devono suonare esclusivamente 45 giri prime stampe originali, altrimenti sei fuori dal giro. Secondo me sono dei pazzi esaltati, e lo dico con affetto perché alcuni di loro sono anche dei cari amici, ma ecco, io semplicemente non la vedo così. Se devo spendere 300 euro per l'LP de La ragazza con la pistola preferisco tenermeli stretti e mettere su il cd o le straordinarie compilation della Easy Tempo. Ovvio che poi, da dj e da appassionato, mi piacerebbe enormemente avere la possibilità di suonare certi brani su vinile, magari 7''. Suonare il vinile è diverso: il disco è un oggetto, qualcosa di fisico da possedere, rimirare, annusare, toccare con le dita. Qualcosa da prendere, mettere sul piatto e poi rimettere a posto nei tuoi scaffali, accanto ad altri esemplari dello stesso genere o autore. Vuoi mettere una parete arredata di dischi con una parete piena di anonimi hard-disk? Il fascino tutto analogico della puntina che poggia sul solco e sprigiona della musica è per me ancora qualcosa di alchemico. E vogliamo parlare della durata? I cd rigati dopo qualche anno non li leggi più, li devi buttare. Il vinile, anche graffiato, anche se lo suoni mille volte, magari perde brillantezza e comincia a scrocchiare, ma si sente per sempre, lo puoi suonare praticamente all'infinito. Il file non ne parliamo: non è un oggetto, è immateriale, non lo tieni in mano, lo ascolti ma non ha corpo. La sensazione è quella di non possedere un bel nulla.” Sui dischi di library: “Posso ipotizzare giusto un paio di elementi che hanno contribuito a rendere questi dischi ricercatissimi in tutto il mondo: il primo è la tiratura limitata, a volte limitatissima, con cui venivano stampati. Parliamo di 300, 100, a volte anche 50 copie a disco! Capisci che trovarli oggi, a quarant'anni dalla loro diffusione già di per sé veramente esigua e il più delle volte non ufficiale, è praticamente impossibile. Ci puoi arrivare solo attraverso certi canali (i "pusher" di cui parlavo prima, appunto), gente che rileva grosse collezioni private di ex-giornalisti Rai, ex-funzionari di case discografiche, collezionisti ecc. Il secondo motivo che ha reso questi dischi così ricercati è l'assoluta qualità dei brani, suonati da ensemble di musicisti professionisti, i migliori sulla piazza, provenienti spesso da esperienze jazz. Solisti straordinari che con i loro strumenti hanno letteralmente scolpito il nostro immaginario cine-musicale: da Gianni Basso a Oscar Valdambrini, da Dino Piana a Maurizio Majorana, da Antonello Vannucchi a Gino Marinacci, oltre alle voci suadenti di Edda Dell'Orso, Nora Orlandi e Giulia De Mutiis, e l'onnipresente fischio di Alessandro Alessandroni, marito di quest'ultima. Tutti loro, soprattutto nei dischi di library, erano molto più liberi che altrove di sperimentare con strumentazioni originali, in studi di registrazione iper attrezzati. E in poche sessioni, erano capaci di tirare fuori interi album capolavori. La quantità unita alla qualità: una gallina dalle uova d'oro per il sound Made in Italy, un sogno oggi purtroppo perduto e ormai irripetibile.” In chiusura di chiacchierata, Pierpaolo solleva il problema topico legato a queste produzioni (e che anche sulle colonne di CinematiCA sottolineiamo di continuo): la perdita di alcuni fondamentali master di studio. “Anche io ho i miei “ghost-wanted” che mi perseguitano da decenni, le soundtrack di cui mi piacerebbe tanto trovare un master ma che invece sembrano andate perdute per sempre. L'elenco è infinito: cito solo Diabolik di Morricone, alcuni brillantissimi Franco&Ciccio movies musicati da Piero Umiliani, le tonnellate di funk di cui erano composte le OST dei De Angelis per i primi film della saga del Monnezza: Squadra antifurto, Squadra antiscippo e Squadra antitruffa, tutta roba andata in fumo, perduta, bruciata in un incendio (come narra la leggenda a proposito dei master del capolavoro di Mario Bava), o semplicemente mai preservata. Quello della conservazione è il vero problema attorno a cui ruota il discorso su questi materiali. L'altro problema riguarda le edizioni, per cui è difficile oggi ristampare a prezzi contenuti molto di questo materiale, ma su questo lascio la parola agli esperti del settore.” E proseguiamo la nostra disamina insieme ad un altro grosso collezionista di vinili: Davide Bruch. “Mi chiamo Dave Masoch e sono un DJ, collezionista di dischi in vinile, produttore (Modulo 5, Low fidelity jazz set orchestra, The Monotronics) e promoter di eventi (“We can fly Mod Weekend”- ndr). Tutto correlato all’immaginario musicale che va dagli anni ’50 alla seconda metà degli anni ’70. Sono nato nel 1970 e vivo a Trieste. Come lavoro principale, opero nel campo della grafica pubblicitaria e industriale. La mia passione per le musiche da e per il cinema, nasce innanzitutto dall’amore per il cinema che secondo me ha avuto la sua maggiore e migliore espressione proprio nel periodo menzionato sopra. Fin da giovane, ho sempre amato generi quali il noir (anche e sopratutto italiano), il cinema iper-realista degli anni 50, lo sci-fi anche giapponese (quello con i mostri di gomma per intenderci), la commedia all’italiana (anche quella soft-erotica), i thriller, i poliziotteschi, etc. Ma anche alcuni docu-film (riscoperti proprio negli ultimi anni grazie a Rai Storia) fanno tutti parte del mio background, e senza citare film, registi o attori in particolare, mi appassiona la relazione molto stretta tra la magia del commento sonoro, molte volte creato ad hoc per la pellicola, e a volte semplicemente sincronizzato in studio, dove il montatore si trovava insieme al regista a selezionare musiche dai dischi di commento sonoro (library, appunto) per imprimere forza o suggestione al prodotto finito. Riguardare e riascoltare oggi i lavori di questi maestri, prodotti 40/50 anni fa, aiuta a comprendere quanto sentimento e lavoro ci stava dietro, e quanta serietà c’era nel loro mestiere.” Il suo percorso nella ricerca di vinili nasce dalla black music: “Ho cominciato ad acquistare questi dischi, più o meno alla fine degli anni ’80. All’inizio degli anni ’80, cominciai ad appassionarmi al jazz ed al soul, e frequentavo tutti i rigattieri della zona. Un giorno capitai in un negozio in cui un signore stava trattando la vendita di uno stock di colonne sonore provenienti dalla sua casa di Roma. In quel periodo, non ero economicamente autosufficiente, e le mie scarse finanze mi permisero l’acquisto di soli 3 dischi. La scelta cadde sulla colonna sonora di Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata del maestro Piero Piccioni, sulla colonna sonora di Milano Calibro 9 del maestro Luis Bacalov & Osanna e sulla colonna sonora di Paolo & Francesca del maestro Bruno Nicolai. Un mondo si aprì quindi davanti a me, e la spiccata passione per il cinema, insieme alla grandissima passione musicale fecero il resto, portandomi in maniera irrefrenabile a cercare sempre nuovo materiale. Per le libraries, il discorso è un po’ differente: tutti (o quasi) questi dischi sono rimasti occultati, e a disposizione dei soli addetti ai lavori, chiusi in archivi inaccessibili. Anche se affascinato dalle musiche di alcuni documentari passati alla TV di quegli anni, la ricerca praticamente non dava nessun frutto. Solo nella seconda metà degli anni ’90, con l’avvento della scena lounge ed easy listening, l’avvento di Internet e le bellissime produzioni di etichette specializzate che hanno portato alla luce perle musicali fino a quel momento inarrivabili, la ricerca poté realmente cominciare. Ed infatti si perpetua ancora adesso, senza sosta!” Una ricerca che si snoda attraverso luoghi fisici e virtuali: “Il mondo sta andando talmente veloce che, nell’arco di 10 anni, siamo passati dal frequentare i rigattieri, i negozi di dischi, le fiere del disco a Internet. A mio modesto avviso, oramai il luogo dove si scambiano la maggior quantità di dischi è proprio Internet. Non dico che sia il migliore (assolutamente no), ma il fatto di poter acquistare un disco in America, in Inghilterra, piuttosto che in Giappone o in Australia, senza doverci andare per forza ha indubbiamente i suoi vantaggi. Dal canto mio, io amo ancora andare nei mercatini rionali, o nelle cantine, impolverarmi le mani cercando nei cartoni (“diggin’ the crates” dicono in America), ma mi rendo conto che non è cosa per tutti. Comunque anche i vari siti Internet indubbiamente, mi hanno come loro cliente.” Interessante il suo punto di vista su mercato sovraccarico e ristampe digitali: “Il “supporto” virtuale, per definizione, non è un supporto. Io non sono assolutamente integralista o di corte vedute, ma il consumo troppe volte “distratto” della musica, quale è nella maggior parte dei casi il consumo di massa, e l’acquisto su piattaforme consumistiche, porta inevitabilmente a fenomeni di esaltazione di un genere musicale con successiva e veloce inflazione dello stesso, bruciando prematuramente il lavoro di tanti addetti, che si danno molto da fare per cercare di tenere viva l’attenzione su questo o quel genere musicale, proponendolo come DJ set o repertorio di una band, facendo “passare di moda” la musica, come fosse un abito. La cosa che mi fa più tristezza, invece, è l’azzeramento dei negozi di dischi nelle varie città: il negozio di dischi non è mai stato solo un negozio, ma era per molti il punto di ritrovo con amici e appassionati, era veicolo di informazione e passione! Valori assai difficili da trasmettere con un file mp3.” Anche Dave ama follemente la musica contenuta nei dischi di library: “Per molto tempo questo tipo di dischi è stato “occultato” ai non addetti ai lavori. A prescindere dalla qualità della musica in essi contenuta, che va ovviamente valutata in base ai gusti di chi ascolta, diciamo che musicalmente parlando, gran parte di questi dischi hanno al loro interno dei brani assimilabili appunto alle colonne sonore. Le registrazioni fatte in sessioni composte da musicisti scelti ad hoc, vedono protagonisti proprio gli stessi musicisti/compositori delle stesse soundtracks. Quindi, gran parte dei fruitori di colonne sonore, si trovano durante il loro percorso anche ad “imbattersi” nelle libraries. Poi ci sono i produttori di musica Hip-Hop che acquistano questi dischi per campionare spezzoni (loops) da inserire nelle loro produzioni, ma questo è un’altro discorso.” Chiudiamo lo scambio con Dave con un aneddoto che ricorda con piacere: “In occasione di un mio DJ set a Roma, per il primo festival lounge de “Il Giaguaro” (organizzato da Alessandro Casella -ndr), ho avuto la fortuna di conoscere e parlare per circa un’ora con il maestro Piero Umiliani. L’emozione che ho provato davanti al Maestro, la sua flemma e la sua voglia di raccontarmi aneddoti particolari (in alcuni casi esilaranti), mi fa venire i brividi ancora adesso, se ci penso. Lui e la sua musica mi hanno segnato profondamente. Un’altra bellissima esperienza, è stata conoscere un’altro grande delle colonne sonore: il Maestro Alessandro Alessandroni. In occasione di un’altro grande evento mi è capitato di mettere i dischi dopo un suo concerto dove, durante uno dei brani relativi alle colonne sonore di genere western (genere che non ho mai amato particolarmente), ha iniziato il suo famoso fischio: magia pura! Diciamo che dopo quell’esperienza, ho cercato di avvicinarmi anche ai western!” Da Grosseto arriva, invece, Mirko "Gallara" Guerrieri, musicista (Gallara, Orchestra criminale), tecnico del suono, organizzatore di eventi musicali, appassionato di certi tipi di musica, cinefilo, studioso del cinema italiano degli anni '60 e '70, collezionista di film e vinili. “La mia passione nasce attraverso due strade: la prima ovviamente è quella dei film: essendo un appassionato e “completista” di film italiani del periodo fine '50/primi '80, viene naturale che cominci ad amare anche le musiche che fanno le atmosfere di quei film, soprattutto in quel periodo in cui le musiche facevano quasi parte della sceneggiatura.
La seconda strada segue la mia seconda passione, quella di un certo tipo di musica, che viene - guarda caso - sempre dallo stesso periodo: easy listening, incredible strange music, beat, psichedelia, funk orchestrale, latin, tutti generi che i nostri Maestri delle colonne sonore hanno frequentato con passione e sperimentato in più modi. Ho cominciato ad acquistare questi dischi appena mi sono ritrovato qualche soldo in tasca che mi consentisse di spendere un po' di più rispetto ai normali dischi di gruppi rock o pop. I vinili originali delle colonne sonore, almeno quelle che piacciono a me, hanno sempre dei prezzi abbastanza elevati. Meno male che dalla fine degli anni '90 sono nate diverse etichette che hanno iniziato a ristampare molte rarità e raccolte di perle assolute, e così chi - come me - non è un ricercatore di originali a tutti i costi, si è potuto togliere un po' di soddisfazioni.” Per la sua ricerca anche Mirko si muove agilmente tra luoghi fisici e tradizionali ed Internet: “Ovviamente le Fiere del disco, ma sono luoghi per borselli imbottiti e carte di credito. Oggi sul web, su alcuni siti specializzati in vinile o su E-bay si trovano molte cose. Ma i veri affari si fanno ai mercatini dell'usato: con un po' di pazienza e fortuna si possono trovare cose che voi umani non potete immaginare. Bisogna sporcarsi bene bene i polpastrelli delle dita su quelle copertine polverose!” Quanto alle ristampe in mp3, ecco il suo pensiero: “Capisco che per chi detiene le edizioni è una bella trovata perché la spesa è ridotta all'osso, ma io sono della vecchia guardia e il file mp3 non mi da soddisfazione, non riesco a dargli importanza, anche se il brano lo è. Ho un hard disk pieno di mp3 scaricati da siti o avuti da amici: se ti dico che non ho mai ascoltato neanche un quarto dei brani che ci sono dentro ci credi? Poi trovo il vinile di un disco che ho là dentro e lo consumo.” Ecco perché ama particolarmente i dischi di library: “Perché non sono cose da tutti. Il collezionista gode il doppio quando ha un disco che nessuno conosce o che è stato stampato in copie limitate. Peccato però, perché certi dischi di sonorizzazioni sono riusciti proprio bene, orecchiabili e ballabili, ma nessuno all'epoca ha pensato di farne delle versioni per il mercato.”
Nato e cresciuto a Bari, Paco De Marzo aka Mark Donen Agente Zeta 7, è prima di tutto un collezionista di abiti Sixties. Dall'amore per l'estetica ed il gusto degli anni Sessanta deriva anche quello per le colonne sonore dei film: “Ho iniziato a collezionare colonne sonore nei primi anni '90 e direi che in quel periodo mi potevo ritenere fortunato perché si riuscivano a trovare dischi meravigliosi a prezzi ragionevoli. Ora invece è tutto maledettamente un business!” Paco si muove principalmente “tra un paio di negozi di dischi ed il mercatino domenicale dell’usato” per reperire i dischi di cui è appassionato e non è contrariato dal recente fenomeno delle ristampe prettamente in digitale: “Penso che sia un ottima innovazione, così chiunque nel mondo potrà avere la possibilità di avvicinarsi al meraviglioso mondo delle soundtracks italiane dell’epoca!” Relativamente al mercato delle sonorizzazioni ci dice che “musicalmente e graficamente ci raccontano il periodo Italiano anni 60’ & 70’ del cinema e della tv, ossia il meglio del meglio! Viva l’Italia e Viva Alberto Sordi!” Infine, con grande emozione, ci racconta quanto si ritiene fortunato di “aver avuto la possibilità - anche solo per un giorno - di poter ringraziare di persona registi, attori e compositori italiani di quel periodo. Non dimenticherò mai la giornata dedicata al grande Francesco De Masi in data 9 giugno 2007 in quel di Rocca Priora! Uno di quei giorni indimenticabili!” E come si suol dire, “last but not least”, concludiamo gli incontri dedicati a collezionismo e ristampe con un personaggio che dovrebbe essere ben noto ai lettori di queste pagine: il direttore di Colonne sonore, Massimo Privitera, siciliano doc, nato a Catania nel 1972. “All’età di 8 anni ho scoperto, come fa un archeologo, nella parete attrezzata dei miei genitori, tra mille libri, suppellettili varie ed eventuali, videocassette e molteplici Lp 33 e 45 giri (perfino qualche 78”), un doppio disco di OST italiane dal titolo “Le colonne sonore originali di Ennio Morricone – Un film, una Musica” - che ancora oggi posseggo gelosamente – al cui interno, oltre ad un libretto esauriente sulle musiche morriconiane contenute nel doppio Lp, vi era una dedica di mio padre Gesualdo a mia madre Elia, e viceversa, per il San Valentino del 1974. E con due genitori così, che per la Festa degli Innamorati si regalavano un disco, anzi due, di musica per immagini, potevo mai non innamorarmi io stesso dell’Ottava Arte, cioè della musica che commenta i fotogrammi in divenire sullo schermo? Impossibile, no?” Una passione trasmessagli, dunque, dai genitori, che il buon Massimo ha coltivato: “Un amore nato quando avevo otto anni, ma in realtà già latente nel mio essere un bambino che amava andare al cinema e guardare tanta televisione. E lo sapete perché acquistavo le colonne sonore? Perché (ed è questo il motivo del mio amore viscerale per la musica per film) volevo rivivere tutte le sequenze dei film di cui mi ero innamorato, attraverso l’ascolto di quei magici dischi che giravano con una grazia immensa e commovente sul giradischi di mio padre. In quella mia stanza hanno rivissuto, grazie alle colonne sonore che mi facevano amare sempre di più, le immagini che mi avevano coinvolto al cinema, le gesta filmiche accompagnate dalle musiche di Jerry Goldsmith, John Williams, Ennio Morricone, John Barry, Bernard Herrmann, James Horner, Alan Silvestri e via elencando, dopo ogni scoperta compositiva che facevo sul grande schermo e soprattutto se riuscivo a recuperare il disco nei negozi o registrando le musiche dalle casse del televisore, grazie all’ausilio di un videoregistratore. Uno di quei primi registratori con la cassa esterna, così da poter risentire subito ciò che si registrava. E cosa registravo dalla TV? Le musiche dei titoli di coda dei film che mi piacevano, visto che una volta in televisione, quando finivano i film, passavano tutti i titoli di coda della pellicola trasmessa, ciò che oggi accade solo nelle reti a pagamento (e non in tutte, purtroppo!).
Oggi chi sono? Sono uno che ha studiato a Roma per diventare regista, per poi finire a farlo sia come assistente che come effettivo realizzatore in televisione, come free lance per Rai e Mediaset, poi assunto nel 2001 in qualità di promoter (colui che realizza i trailer televisivi, per capirci meglio) in Mediaset passando dalle reti tematiche a Canale 5, e adesso a Mediaset Premium. E in questo campo la mia passione per la musica per film mi è risultata utilissima, visto che i promo hanno un grande bisogno di musica per poter vivere alla perfezione nei loro tagli da 30”, 45” o un minuto. Pensate che i miei colleghi, che conoscono benissimo la mia passione cine-musicale, mi hanno soprannominato simpaticamente Ernio Mollicone! Ma oggi sono anche il direttore della prima ed unica rivista ufficiale italiana sulla musica per film, www.colonnesonore.net , nata in formato cartaceo nel 2003, grazie alla follia passionale mia e di alcuni miei soci amici redattori, alcuni dei quali ancora oggi, nel suo formato web, fanno parte della vita di Colonne Sonore. E voglio ricordare alcuni dei loro nomi, con i quali ho intrapreso questa memorabile avventura editoriale più di 10 anni addietro: Maurizio Caschetto, Pietro Rustichelli, Alessio Coatto e Giuliano Tomassacci. Una follia editoriale nata dalla fortissima passione per la musica da film che mi ha portato a conoscere casualmente un gruppo di persone, pazze più di me e amanti di cinema e musica, su internet, frequentando dei forum di discussione cine-musicale, soprattutto sul grande John Williams, e scoprendo a poco a poco che molti di loro erano musicisti, giornalisti, promoter come il sottoscritto, grafici o semplici appassionati di musica cinematografica, una scoperta che mi ha portato a realizzare il sogno di una vita: la creazione di una rivista italiana sulla musica per immagini, la prima ed unica ufficiale, che non fosse una semplice webzine, ma una rivista coi fiocchi; e visto che sono qui a raccontarmi, vuol dire che quell’avventura editoriale ha avuto un grossissimo richiamo culturale e nazionale, perfino estero, facendo sì che oggi ci conoscano tutti gli addetti ai lavori cine-musicali, oltre ad un folto gruppo di abbonati prima (tra quelli più illustri che abbiamo avuto, Ennio Morricone e Pino Donaggio) e lettori (adesso che è gratis sul web). Ho (abbiamo) intervistato tutti i miei (nostri) miti della musica applicata, da Williams a Goldsmith, da Silvestri a Elfman, da Morricone a Bacalov, da Donaggio a Piersanti, da Buonvino a Guerra, da Ortolani a Rustichelli, da Desplat a Yared, da Howard Shore a Ludovic Bource, molti premi Oscar e tantissimi talenti imprescindibili, facendo sì che un appassionato gruppo di amanti della musica per film diventassero con la loro avventura editoriale un vero punto di riferimento nell’Ottava Arte nel nostro Paese. Ottava Arte, termine da noi inventato e registrato, perché se la Settima Arte è il Cinema, l’Ottava è la sua Musica, che senza di essa, il più delle volte, un film non sarebbe nemmeno tale!” Massimo ci spiega quando ha incominciato a collezionare dischi di colonne sonore: “Come accennato qui sopra, ho iniziato a collezionare (acquistare) dischi e musicassette prima e cd dopo, di musica per immagini, dagli otto anni in poi (tutt’oggi posseggo più di 8000 colonne sonore tra Lp, Cd, musicassette e file audio). Per me erano regali ineguagliabili ed un arricchimento personale per conoscere sempre più approfonditamente gli autori che mi coinvolgevano maggiormente ed il loro stile. E’ vero anche che, grazie a mio padre che ascoltava musica classica e jazz, e a mia madre, che sentiva musica leggera, in casa mia si respiravano e udivano note varie che mi portavano ad amare tutta la musica nei suoi plurimi aspetti. Perché c’è da ricordare, per chi ancora non lo avesse compreso appieno, che la musica per film in essa contiene tutti i generi musicali esistenti, non solo quello più noto, il sinfonico. Ascoltare musica applicata, vuol dire immergersi nella musicalità più profonda. Quindi conoscere molti lati sonori della musica mondiale e arricchirsi musicalmente sempre più! Ho sentito molti dire, erroneamente, che chi ascolta musica per film, ascolta musica di nicchia, ed è per questo molto limitato musicalmente. E’ una vera baggianata, perché grazie alla musica applicata ho conosciuto la musica jazz, pop, folk, classica, sinfonica, popolare, latina, country, lirica, sperimentale, progressiva, etc. etc. E poi ritengo importante e veritiera una cosa: chi ama la musica, ama la vita in tutti i suoi più belli e sinceri aspetti, infatti non capisco chi non ascolta mai musica, credo sia una persona vuota dentro.” Anche il Direttore ricorda con nostalgia i tempi dei negozi di dischi: “Per me, che oggi ho 42 anni, i luoghi in cui poter comprare vinili e cd di musica per film erano i negozi di dischi, oramai sempre più rari e introvabili, i negozi di fiducia dove ti mettevi d’accordo con il proprietario per farti mettere da parte tutte le colonne sonore che arrivavano (soprattutto nei paesini, in cui collezionisti accaniti di musica per film ve ne erano veramente pochi, da contare sulle dita di una sola mano) e poi me le andavo a scegliere. Io acquistavo, logicamente, le OST dei miei autori preferiti, anche senza aver visto la pellicola, o dei film in cui la musica mi aveva colpito maggiormente (mi sono dimenticato di dirvi che la prima colonna sonora, da me comprata con la paghetta mensile, è stata Cocoon di James Horner, che oggi ho ricomprato in versione Cd deluxe estesa dell’Intrada). Pur essendo un collezionista accanito, devo essere sincero, non frequento i luoghi, tipo le Fiere del Disco, dove si acquistano a prezzi esorbitanti, o scambiano, Lp rari; ho i miei punti fermi, vivendo e lavorando a Milano, ovvero i negozi Bloodbuster, Nashville e il Disco Volante in cui riesco a scambiare e trovare ancora, non solo, colonne sonore da collezione e rare sia su cd che in vinile, perché mi piace il contatto umano, da buon terrone! Poi acquisto molto sul web: Play.com, Amazon, i siti di musica per film, La-La Land, Intrada, Screen Archives, IntermezzoMedia, MusicBox, etc. A dire il vero, da quando sono direttore di Colonne Sonore, mi arrivano in redazione una marea di cd, vinili e mp3 di musica per film, quindi acquisto sempre meno, e soltanto, anche e visto la grossa crisi che stiamo vivendo da tempo oramai, avendo una famiglia da mantenere, cd e album digitali dei miei autori prediletti, in primis John Williams ed Ennio Morricone. Con la scusa della rivista di colonne sonore, ho potuto avere a disposizione dal mondo delle etichette discografiche di musica per immagini, e dai compositori, che collaborano con noi in Italia e all’Estero, da recensire, tanta di quella musica che ci vorrebbero forse tre vite per poterla ascoltare tutta, come facevo quando ero bambino”. Sulle ristampe digitali ecco il suo punto di vista: “Io sono ancora legato, da collezionista di Lp e cd, al formato fisico (ultimamente mi sono riavvicinato ai vinili che, come affermano in tanti, si sentono cento volte meglio dei cd e cerco di acquistarne alcuni meritori per qualità audio e compositiva, anche se li posseggo già su compact disc), quindi non compro su iTunes (anche per il discorso fatto sopra, cioè da direttore di una rivista web sulla musica per immagini), tranne quando sono costretto perché rintracciabili solo lì colonne sonore inedite di autori da me molto amati. Lo so che la direzione intrapresa, oramai da tempo, porterà ad avere sempre meno edizioni discografiche su supporto fisico (per ovvi motivi economici) e sempre più album digitali con un suono, almeno mi auguro, migliorato sempre di più. Ritengo che i giovani che oggi si avvicinano al mondo della musica per film, soprattutto quella sinfonica, solamente tramite il digital download, non avranno mai la capacità di ascolto e di resa audio che abbiamo avuto noi delle generazioni passate, dagli anni ’90 indietro fino ai ’50. Prima i vinili con il loro suono chiaro, limpido, eccezionale, poi i cd con il loro suono pulito, fin troppo a volte, hanno dato a noi amanti passionali di musica applicata la capacità di apprezzare fin nel profondo ogni singola nota registrata, in particolar modo dalle grandi compagini orchestrali o da ensemble virtuosi. Invece credo che i giovani d’oggi non sanno nemmeno cosa voglia significare suono, visto che scaricano tutto, magari in compressioni audio orrende, e ascoltano in maniera distratta. E’ logico non fare di tutta un’erba un fascio, però ritengo che sia così, e la dimostrazione l’ho avuta tramite certi discorsi intrapresi con ragazzi odierni sulla musica in generale. In più di un caso, non sanno nemmeno cosa voglia dire “ascolto”, purtroppo!” Quanto ai c.d. dischi di sonorizzazione, Massimo ci spiega che: “I dischi, ed oggi i cd, di library sono veri e propri oggetti di culto perché sono sempre più rari (e in passato a disposizione delle sole etichette che li producevano), con delle vere perle compositive all’interno, e per questo già degli Holy Grail. Devo dire che anche molti compositori noti (e perfino alcuni sconosciuti ai più, di oggi) compongono per le music libraries notevoli brani, rintracciabili solo in digital download (se possibile), grazie ad etichette prestigiose come GDM Music, Rai Trade, RTI e Beat Records. Sono composizioni che attirano parecchio perché slegate dalle immagini, in cui i compositori si possono finalmente sbizzarrire senza dover sottostare alle regole rigide della musica applicata, creando delle melodie a “sensazione”, facendo affidamento soltanto sulla loro fantasia creativa. Per fare un esempio discografico, l’album da 6 cd della GDM Music dal titolo “Sound Dimensions – Music for Images and Imagination” con musiche di Ennio Morricone e Bruno Nicolai degli anni ’70 o i singoli cd attuali, sempre della GDM Music, intitolati “Landscapes” di Virginio Zoccatelli & Co. e “Morning Moon” di Andrea Grant & Leonardo Spinedi sono delle chicche compositive da avere ad ogni costo, composizioni extra-cinematografiche elevate.” Concludiamo l'intervista con un racconto ricco di aneddoti: “In oltre 10 anni di attività nel campo cine-musicale come direttore di una rivista specializzata in musica applicata, di aneddoti ne ho da riempire un libro di più di 100 pagine, anche se la maggior parte di questi preziosi accadimenti e ricordi non possono essere ne raccontati ne pubblicati, per non finire in galera (ride) o querelato a vita. Mi limiterò, quindi, a ricordare con affetto tutti coloro che ho intervistato e incontrato vis a vis, tutti miei miti dell’infanzia e della giovinezza, che sono stati, e coloro i quali sono ancora in vita continuano ad esserlo, dei veri Signori della Musica per Immagini (e non solo), e mi riferisco a gentiluomini, italiani e stranieri, come Roberto Pregadio, Francesco De Masi, Pino Donaggio, Ennio Morricone, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani, Alessandro Alessandroni, Edda Dell’Orso, John Williams, Howard Shore, Luis Bacalov, Nicola Piovani, Elliot Goldenthal, John Debney, Franco De Gemini, Paolo Buonvino, Pasquale Catalano, Claudio Simonetti, Manuel De Sica, Jerry Goldsmith e via elencando, i quali mi hanno emozionato, fatto ridere, estasiato, commosso, arricchito e impreziosito musicalmente con il loro parlare senza remore e con quella passione che ha da sempre contraddistinto la loro, e più modestamente, la mia vita. Rammento con tanta ilarità quel giorno di vacanza con mia moglie a Venezia in cui ricevetti una telefonata da un numero sconosciuto - avevo da poco fondato e pubblicato il primo numero della mia rivista cartacea, “Colonne Sonore – Immagini tra le note” – e rispondendo sentii una voce lontana dire con marcato accento romano: “Sono Ennio Morricone e vorrei abbonarmi a Colonne Sonore!”. Ed io, pensando ad uno scherzo dei miei soci e amici della rivista, chiusi la telefonata bruscamente, dicendo a mia moglie quanto fossero “pirla” i miei soci. Mi squilla nuovamente il cellulare e a quel punto comprendo di aver fatto una classica figura di merda stratosferica: difatti era veramente il mio mito, il Maestro premio Oscar Morricone, che desiderava sul serio abbonarsi alla mia rivista, alla rivista di un perfetto sconosciuto, all’epoca, e con la bocca tremante di emozione e commozione da passionario fan morriconiano, che per la prima volta parlava con il suo idolo al telefono, diedi le indicazioni ad Ennio Morricone su come abbonarsi. Poi chiusa la telefonata, mi dovetti sedere per un paio di minuti a riprendere le forze dalla forte emozione appena vissuta telefonicamente, con mia moglie ancora incredula (figuratevi io!). Ma non di soli compositori si è nutrita la mia avventura editoriale sulla musica per film, ho avuto l’onore di conoscere e diventare amico di Roberto Zamori, fondatore della Hexacord e musicologo esperto cine-musicale, con il quale, insieme alle nostre mogli, abbiamo trascorso delle belle giornate, seduti a tavola di fronte a cibarie sopraffine, a parlare di musica per immagini e raccontarci delle nostre passioni, nonché a collaborare in alcuni progetti importanti. Con il tecnico del suono Marco Streccioni, il quale mi ha permesso di assistere alle session di alcune colonne sonore per fiction tv, scoprendo cosa accade dietro le quinte della registrazione di uno score televisivo. O quando il compianto Franco De Gemini, l’armonica a bocca di molteplici colonne sonore italiche, e non soltanto, tra cui i western morriconiani di Sergio Leone e il Musical dei Musical West Side Story, nonché fondatore della Beat Records, mi regalò la OST, da me tanto agognata, di Francesco De Masi per il film con Chuck Norris, Una magnum per McQuade, un dono da un Grande di un Grande compositore scomparso troppo presto al sottoscritto, che non dimenticherò mai e poi mai.”
Concludiamo, così, questa serie di chiacchierate con i principali esponenti del mondo delle ristampe di OST e dei principali collezionisti italiani di colonne sonore e libraries. Quasi un mondo parallelo, abitato da personaggi armati di vera Passione ed Amore per una stagione musicale e cinematografica che non tornerà più, e per questo da ricostruire e custodire gelosamente attraverso i solchi di un vinile o il bitrate di un file mp3, tali comunque da evitarne una seconda morte ed assicurane, al contrario, una nuova vita. Per dovere di completezza vorrei segnalare anche il lavoro di Alessandro Casella (Il Giaguaro magazine & festival, Black Cat records), Daniele De Gemini (Beat records), Massimo Del Pozzo (Misty lane e Boss-a-tone records) e Paolo Scotti (Studio Uno), che non hanno potuto rispondere alle nostre domande. Sarà per la prossima occasione.