"It's all in the (film) music": Intervista a Lukas Kendall (Film Score Monthly) - Parte 2
Nella seconda parte della nostra intervista al produttore discografico Lukas Kendall di Film Score Monthly (la prima parte dell'intervista QUI), parliamo del modo ideale di presentare una colonna sonora su disco, del faticoso lavoro richiesto dai cofanetti multi-disco, del suo rapporto coi collezionisti e della sua visione sul futuro della musica per film e del collezionismo di soundtracks.
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ColonneSonore.net: FSM è stata la prima etichetta specializzata in soundtracks a porre uno standard elevato in termini di presentazione discografica. Sin dall’inizio, vi siete concentrati sulla presentazione “archivistica” della musica per film, ovvero tutti i brani scritto e registrati per il film, scalettati nell’esatto ordine in cui appaiono (o sarebbero dovuti apparire) nella pellicola, recuperando anche i brani d’archivio, quelli scartati o alternativi e via dicendo. Avete sempre messo una cura particolare anche nel design e nel packaging. Ritieni che FSM sia stata un’etichetta “pionieristica” in questo senso?
Lukas Kendall: Abbiamo sicuramente consolidato lo standard della presentazione che oggi tutte le etichette specializzate utilizzano per le proprie pubblicazioni. Ho sempre creduto che i collezionisti preferissero di gran lunga questo genere di presentazione e dunque mi è parso sensato dargli ciò che volevano. Ed è anche ciò che volevo io, dato che io stesso ero un collezionista. Sarebbe stato arrogante da parte mia negare quello che i clienti chiedevano.
Sono orgoglioso di come abbiamo sempre curato le nostre note di copertina. Mi sconforta vedere altre pubblicazioni con liner notes piene di errori marchiani, scritte in modo pessimo e con una ricerca approssimativa delle informazioni. Noi abbiamo sempre fatto del nostro meglio perché le note di copertina fossero scritte e strutturate in modo chiaro, agile e senza errori. La maggior parte delle liner notes non ti raccontano nulla di utile o interessante sulla colonna sonora. Sembra quasi che l'autore si sieda e cominci a parlare di tutto ciò che ricorda di questa o quella colonna sonora e poi si fermi quando finisce il numero di battute disponibili. Ci vuole molto impegno per fare delle buone note di copertina: ricerche approfondite, nuove interviste e una seria revisione. La maggior parte delle persone non è interessata a metterci lo sforzo necessario oppure non sanno proprio come fare. E molte etichette – così come i collezionisti – non fanno caso alla differenza. E' un vero peccato.
CS: La cosiddetta presentazione “completa & cronologica” della colonna sonora è diventata la norma di tutte le etichette specializzate. Tuttavia questa scelta ha generato un dibattito acceso tra gli appassionati – al punto di diventare una delle ossessioni ricorrenti – ovvero se sia più giusto presentare una colonna sonora su disco in forma “completa & cronologica” oppure rispettando la scaletta dell'album originale così come concepita dal compositore. Immagino che dopo aver prodotto più di 200 CD tu abbia sviluppato una tua opinione in merito. E dunque, esiste un modo giusto per produrre l'album di una colonna sonora?
LK: Il modo giusto è quello in cui noi lo abbiamo sempre fatto. Potrebbe sembrare che ci siano centinaia di persone che preferiscono un album più corto, ma la verità è che c'è soltanto una persona che ha postato centinaia di volte sul nostro forum su questa faccenda. Non sto dicendo che la nostra sia la scelta creativa migliore, ma è quella giusta per il nostro pubblico. Ci sono alcuni produttori che, nella loro arroganza, credono di trovare la formula magica in grado di rivelare la magnificenza di una colonna sonora, ma trovo insopportabile scegliere di eliminare alcuni brani solo per principio. Il mio amico Dan Hersch – un ingegnere del suono di grande esperienza – mi dice spesso che i due aspetti più sopravvalutati della produzione di un disco sono la scaletta dei brani (riferendosi alla pop music) e lo spazio di silenzio tra un pezzo e l'altro. Alla stragrande maggioranza non importa niente di queste cose. Dan ha ragione: ai produttori piace intestardirsi su queste cose perché, nella maggior parte dei casi, non hanno niente a che fare con la creazione della musica stessa, vogliono soltanto mettere il loro sigillo autoriale e questo è tutto ciò che gli rimane.
Comunque sia, sto facendo la filippica. Non è una scienza esatta. A volte è meglio avere i brani diegetici all'interno del programma principale, mentre in altri casi è preferibile metterli in coda come bonus track. Sono dettagli a cui dover prestare attenzione, ma quasi sempre le risposte sono ovvie. Se molte persone si lamentano dell’album la colpa non è loro, ma è di chi lo ha prodotto. Raramente abbiamo avuto più di 2 o 3 persone che si sono lamentate dei CD di FSM. E' vero comunque che i nostri album non sono pensati come dei souvenir da ascoltare per puro piacere, ma come documenti storici d'archivio. Forse non c'è niente di artistico in tutto questo, ma è la scelta corretta sia per i nostri clienti che per i posteri.
CS: Secondo me questo aspetto ha a che fare soprattutto con la nostra esperienza come ascoltatori di musica (non solo di colonne sonore) e di come ci poniamo in relazione con alcuni lavori specifici. Negli ultimi tempi mi sono trovato a riascoltare alcuni vecchi album (al posto della loro controparte in versione completa) per pure ragioni di tempo: oggi non ho più ahimé il tempo libero da dedicare all'ascolto di musica che avevo una volta! E ho riscoperto il piacere di quegli album “corti”. E' vero che spesso alcune pagine assolutamente imprescindibili sono state lasciate fuori in modo totalmente ingiustificato, ma arrivo a capire il ragionamento del compositore e la preferenza per un ascolto più teso e compatto.
LK: Come pura esperienza d'ascolto, una presentazione più corta è sicuramente migliore, è vero. Credo sia abbastanza normale che, se si scelgono solo i brani più interessanti lasciando fuori le parti noiose, si ottenga un album migliore. Ma poi ci sarebbero persone che si lamentano di quello che è rimasto fuori. C'è sempre quella breve transizione di 20 secondi che è proprio il tuo momento preferito della colonna sonora e che il compositore (quasi sempre nel caso di Goldsmith) ha omesso dall'album originale. Chi siamo noi per perpetuare questo genere di privazione? La soluzione perfetta non esiste, se non pubblicare tutto quanto in forma completa e cronologica e lasciare poi all'ascoltatore la scelta di creare la propria scaletta preferita su iTunes, che mi pare davvero la cosa più semplice.
CS: FSM ha inagurato la via di un'altra peculiarità collezionistica: i lussuosi cofanetti multi-disco dedicati a una serie cinematografica, a un compositore o anche a un genere. Ho particolarmente apprezzato il cofanetto Elmer Bernstein Film Music Collection e quello dedicato alle colonne sonore dei film di Superman. Immagino che siano stati progetti davvero impegnativi. Quali sono state le principali sfide e i problemi di questo genere di produzioni?
LK: I cofanetti sono stati un problema di entità del progetto. Hanno richiesto tutti un'immane quantità di lavoro. Il cofanetto della serie classica di Star Trek che ho co-prodotto per la La-La Land è stato un massacro, ma per fortuna avevamo una squadra piuttosto ampia al lavoro e, sebbene io abbia supervisionato tutto quanto, altre persone hanno fatto tanto quanto me, se non di più. I libretti allegati ai cofanetti di Bernstein e di Superman hanno richiesto un lungo lavoro di proofreading. Dopo quello di Superman mi sono detto “Basta, non sono un editore di libri, mettiamo le liner notes direttamente sul nostro sito”. Purtroppo non è stata la soluzione finale che speravo (si possono correggere più velocemente, ma vanno comunque controllate e sistemate), ma correggere le bozze di un libro di 136 pagine pieno di dettagli minuziosi è stata una follia.
CS: C'è un titolo o un progetto che avresti voluto produrre ma che non sei riuscito a pubblicare?
LK: Ho avuto la fortuna di pubblicare gran parte di tutto quello che desideravo. Quando ho lavorato alle riedizioni delle colonne sonore di James Bond avrei voluto riuscire a produrre una edizione estesa de L'uomo dalla pistola d'oro, ma la EMI aveva finito i soldi e il tempo a disposizione. Avrei voluto pubblicare anche dei CD con le musiche dei cartoni animati che guardavo da bambino, cose tipo L'uomo ragno e i suoi fantastici amici o Transformers di Johnny Douglas, ma è stato impossibile trattare con i detentori dei diritti. Farsi anticipare 5000 dollari dalla Hasbro per pubblicare un CD di colonne sonore non è la cosa più semplice del mondo.
CS: So che hai sempre preferito pubblicare i tuoi CD senza coinvolgere direttamente gli autori e i compositori, i quali spesso non sono granché disposti a rivisitare il proprio passato artistico. Hai tuttavia mai avuto un riscontro da parte di alcuni di loro? Perlomeno quelli ancora vivi...
LK: E' preoccupante notare quanti compositori siano morti da quando abbiamo cominciato la nostra serie di CD: Goldsmith, Barry, Poledouris, Rosenman, Bernstein... e molti altri, come David Raksin, Fred Steiner, Fred Karlin, Marvin Hamlisch. Fa parte della vita, ma è triste ed anche strano. Mancavano poche settimane all'uscita del CD dedicato alle colonne sonore di Shaft quando è morto Isaac Hayes. Non ricordo esattamente il momento, ma quando Joel Goldsmith se n'è andato stavo lavorando insieme alla GNP/Crescendo alla ristampa di Star Trek – Primo contatto. Oh, e poi capitò anche con Angela Morley, appena pubblicammo Captain Nemo and the Underwater City… Fu un periodo particolarmente cupo, sembrava quasi che fossimo noi a causare la loro dipartita.
Comunque, rispondendo alla tua domanda, sì, è vero, ho sempre evitato di coinvolgere direttamente i compositori. Volevo produrre i nostri CD in modo soddisfacente per i collezionisti e non è possibile sapere cosa può succedere quando un compositore si oppone a questa idea. La cosa migliore era far finta di niente e proseguire per la nostra strada. Come si suol dire, chiedere il permesso significa cercare il rifiuto.
Una felice eccezione fu la settimana passata insieme a Basil Poledouris e al suo tecnico del suono, André Knecht, quando realizzammo il CD di Un mercoledì da leoni. Fu pochi anni prima che Basil morisse e conservo gelosamente quel ricordo. Era un grande compositore e un uomo meraviglioso.
In generale, quando un compositore o un suo familiare mi ha cercato era sempre per farmi I suoi complimenti. I figli di Miklós Rózsa ebbero un obiezione su una questione assai specifica riguardo il modo in cui riportavamo il nome del compositore (stampato in verticale a grandi caratteri a lato e in trasparenza sulla custodia, anziché direttamente sulla copertina). Mi dissero che il padre aveva lottato a lungo e duramente per ottenere il riconoscimento “Musica composta e diretta da Miklós Rózsa” ed erano rimasti delusi che noi non avessimo sempre onorato quel titolo. Io mi misi sulla difensiva giustificando che il nostro packaging era fatto in un certo modo e sebbene capissi benissimo il loro punto di vista – alla pari, avrei fatto come dicevano loro – mi sembrava assurdo che stessimo avendo quella conversazione. Ero soprattutto arrabbiato con me stesso per non aver previsto quell'obiezione e per doverla affrontare successivamente.
Dunque, nella maggior parte dei casi, ho sempre fatto finta di niente, ma penso che molti compositori non fossero a conoscenza dei nostri CD oppure che ci vedessero come dei nerd che sfruttavano il loro lavoro, il che non è così lontano dalla realtà.
CS: Sei sempre stato molto aperto con gli appassionati e i collezionisti riguardo i dettagli del tuo lavoro, spiegando pubblicamente i problemi e le difficoltà nel pubblicare alcuni titoli. Hai cercato molte volte il riscontro diretto degli appassionati sul forum di FSM, chiedendo loro quali fossero i titoli che volevano vedere pubblicati maggiormente. Avevi lo stesso atteggiamento anche quando pubblicavi la rivista cartacea, dunque immagino che sia un comportamento naturale per te. Come hai gestito questo lato del tuo lavoro?
LK: Ho sempre creduto nella trasparenza ed è stato naturale interagire con i collezionisti, lo faccio sin dai tempi della rivista cartacea. Ho lavorato duramente per produrre questi CD e non ho mai avuto nulla da nascondere. Nei pochi casi in cui ho dovuto farlo, ho fatto molta fatica a stare in silenzio. Dire la verità è la maniera migliore per ricordare quello che hai detto.
Il nostro forum è vivace, sono orgoglioso della community che abbiamo costruito. Vivo in queste cose da quando ho 16 anni, ne ho viste di tutti i colori e oggi ho imparato a non perdere la pazienza di fronte alla reazione delle persone. Quando qualcuno è in disaccordo o ci fa una critica, io li taccio usando la gentilezza. Questo atteggiamento li fa uscire di senno. Se fai vedere che sei d'accordo con loro e rispondi “Grazie per il tuo messaggio” si evita una conversazione che può creargli imbarazzo, mentre se rispondi per le rime si prolunga soltanto la negatività. E' una cosa che mi ha sempre colpito.
CS: La musica per film non è mai stata così presente nel mondo quanto lo è oggi, non soltanto in termini di uscite discografiche, ma anche per quanto riguarda concerti, corsi universitari, libri e via dicendo. Esistono anche diversi festival in giro per il mondo. Sembra inoltre che la musica per film sia al centro dell'attenzione anche della cultura di massa, arrivando a influenzare registi contemporanei come Quentin Tarantino. Da quando hai cominciato la tua attività con FSM, quanto è cambiato il panorama cine-musicale? La tua prospettiva sulla musica per film è cambiata in questi anni?
LK: La musica per film è stata per me una sorta di affermazione della mia identità, soprattutto negli anni dell'adolescenza. Avevo bisogno di distinguermi dai miei coetanei, mi sentivo alienato da loro. Ero sinceramente appassionato del cinema e della sua musica – come lo sono oggi – ma quando ero un ragazzino, mentre tutti quelli attorno a me ascoltavano heavy metal e rap, io mi distinguevo ascoltando Jerry Goldsmith. Fortunatamente i miei gusti musicali si sono affinati man mano che sono diventato adulto e oggi arrivo anche a notare i limiti della musica per film: è scritta come supporto per un altro medium artistico ed è in gran parte derivata (spiace ammetterlo, ma è la verità) dalla letteratura classica.
Mi ha fatto piacere notare che la musica per il cinema e la televisione, nel corso degli ultimi 20 anni, abbia avuto un impatto profondo sulla cultura di massa, ma mi chiedo se possa andare al di là di questo livello di esposizione e popolarità.
CS: La rivista che hai pubblicato per 15 anni è stata davvero qualcosa di pionieristico. Hai trasformato una semplice newsletter per collezionisti in una vera rivista professionale con interviste, articoli, reportage, saggi critici. Hai comunque sempre mantenuto un tono diretto e colloquiale, dando voce a molte opinioni. Tu e il resto della redazione avete fatto una critica ragionata della musica per film senza rinunciare al vostro lato di appassionati. In retrospettiva, come vedi oggi quella lunga esperienza?
LK: Prima di “nutrire la belva” con i CD, l'ho fatto con la rivista. In questo caso la belva era il numero di pagine da riempire ogni mese. E' stato divertente per tanti anni, quando ero al college e nel momento in cui mi sono trasferito a Los Angeles. C'era uno spirito di avventura e di creatività. Mi sono divertito molto a dare alla rivista l'apparenza di un tono autorevole. E sono felice di aver pubblicato gli scritti di giornalisti capaci come Jeff Bond, Doug Adams e John Bender. Ero sempre frustrato di non avere a disposizione le risorse per pubblicare contenuti migliori, abbiamo sempre dovuto contare sulle collaborazioni volontarie e la rivista non è mai riuscita a generare un guadagno. Ma vado fiero del nostro lavoro giornalistico. Abbiamo pubblicato molte interviste con alcuni compositori proprio mentre erano nel mezzo di un progetto importante, quando la memoria e la prospettiva su quel lavoro era ancora fresca e non compromessa dal tempo. Sono contento che tutti i numeri della rivista, inclusi i contenuti talvolta goliardici ed infantili, siano stati raccolti ed archiviati (in un CD-Rom disponibile su Screen Archives) a futura memoria e consultazione.
Dopo un paio di anni che mi ero trasferito a Los Angeles, il lavoro della rivista cominciò a perdere smalto per diverse ragioni. Ebbi modo di scoprire sulla mia pelle la natura disonesta del giornalismo di spettacolo, nel quale si scrivono recensioni positive (anche solo inconsciamente) per evitare di offendere le persone che si conoscono direttamente, non solo per tutelare la loro futura disponibilità nei tuoi riguardi, ma perché è piuttosto normale voler piacere agli altri. Devi costantemente “nutrire la belva” e dunque devi appoggiarti agli uffici stampa per ottenere materiale da pubblicare (quando cominciai a lavorare sulla rivista nessun compositore aveva un ufficio stampa, oggi invece è piuttosto normale). Fai da stenografo per conto loro e alla fine ti senti un po' come un fesso. Le recensioni provocatorie e irriverenti che pubblicavo senza problemi ai tempi in cui ero un ragazzino nel Massachusetts non potevano trovare spazio a Los Angeles come persona adulta, mentre il materiale migliore da pubblicare, come gli articoli ben scritti e ben ricercati, richiedeva un notevole sforzo economico e lavorativo, cosa difficile da ottenere quando non c'è una base sicura su cui contare.
Ora che ci penso, pubblicare la rivista cartacea era davvero un lavoro ingrato. Era un continuo ricevere telefonate e email che dicevano “Non ho ancora ricevuto il nuovo numero, mi inviate un'altra copia?”. In retrospettiva, è incredibile che sia durata così a lungo. Sono felice che il resto della squadra abbia mantenuto in vita la rivista in versione web con FSM Online, e ora che ci penso, perché sto facendo questo enorme confessionale per il vostro sito invece che per il nostro? Sarebbe bello se si potessero rendere i contenuti accessibili a tutti anziché richiedere una forma di pagamento, ma le inserzioni pubblicitarie per questo genere di siti web sono sempre state molto scarse. Le più appropriate sono quelle che arrivano dalle etichette specializzate, ma il pubblico è già ricettivo di suo in questo senso.
CS: Riguardando tutta la tua attività con FSM, sia come direttore della rivista che come produttore di CD, hai dei rimpianti?
LK: Non ho rimpianti per quanto riguarda la qualità delle produzioni, ma mi rammarico di non aver saputo gestire meglio le relazioni e di non essere stato più gentile con le persone. Lo so che sto facendo la figura dello scorbutico in questa “intervista finale”, ma sto cercando di fare attenzione a non offendere nessuno in particolare. Durante la mia inesperta gioventù mi sono comportato spesso in modo rude e insopportabile con chi non se lo meritava.
Forse capita a tutti quanti, ma la mia vita dai 23 ai 35 anni (l'età in cui ho conosciuto mia moglie) è un periodo confuso. Ricordo tutto quello che è successo – la mia memoria è buona soprattutto nel ricordo di aneddoti specifici – e l'ordine nel quale è avvenuto, ma non saprei dirti che età avevo o quale anno fosse senza prima guardare il calendario. Ma, come dicevo, forse è così per tutti.
Giuro che non scherzo, ma ho un incubo ricorrente nel quale sto chiudendo il vecchio ufficio di FSM a Culver City e sono ancora lì a notte fonda a cercare di organizzare l'inventario, pulire il magazzino e vendere tutti i mobili. E' il mio purgatorio. Fu un periodo molto stressante.
Ricordo bene il periodo in cui spedimmo tutto l'inventario dei CD a Screen Archives. Ne avevo piene le tasche di gestire un negozio di ordini per posta. Avevamo messo quattro o cinque bancali sul marciapiede, in attesa che il corriere venisse a ritirarli. C'era un signore non vedente che viveva nel quartiere, camminava sul marciapiede col suo bastone e stava per finire addosso a quei cinque enormi bancali carichi di scatole. Io urlai qualcosa come “Mi scusi, signore, ci sono alcuni ostacoli sul marciapiede”.
Non sono sicuro che questa metafora sia rilevante, ma mi sembra evocare qualcosa.
CS: Domanda sciocca di chiusura: dopo aver lavorato così tanto nella produzione di CD di colonne sonore, ascolti ancora musica da film per puro piacere? Che cosa ascolti altrimenti?
LK: Certo, ascolto ancora musica da film per il mio piacere – anzi, lo faccio spesso – ma alterno anche un mix eclettico di musica pop e classica. Sono convertito a iTunes al 100% e mi piace avere tutta la mia collezione facilmente accessibile sul computer. Ricordo che quando ero al college tiravo fuori i dischi dagli scaffali, li mettevo di fianco al lettore CD e man mano si impilavano uno sull'altro fino a che non li dovevo rimettere a posto. Oggi invece non ricordo quale sia stata l'ultima volta in cui ho tirato fuori un CD dallo scaffale se non per copiarlo su iTunes o per controllare il libretto per ragioni di lavoro.
Il futuro delle pubblicazioni di colonne sonore è digitale. Per anni gli studios hanno (saggiamente) dato la licenza alle etichette specializzate per la pubblicazione su supporto fisico, ma si sono tenuti i diritti per quella digitale. Vorrei che cominciassero presto a pubblicare le loro colonne sonore in digital download cosicché tutto quanto possa essere disponibile senza problemi. Sarebbe il modo migliore per combattere la pirateria. Il problema è soltanto gestionale: il personale dei dipartimenti musicali degli studios è talmente ridotto che non ci sono le risorse per poter gestire le royalty, l'encoding e tutto il lavoro d'ufficio conseguente.
La mia carriera lavorativa, fino ad oggi, è stata possibile interamente grazie alla tecnologia digitale. Ho cominciato la rivista quando i software di desktop publishing stavano rimpiazzando l'impaginazione tradizionale. Ho iniziato a supervisionare il missaggio di vecchie colonne sonore quando Pro Tools era diventato abbastanza potente da sostituire le console di missaggio tradizionali. I siti web e le email ci hanno permesso di costruire in poco tempo una community insieme al nostro pubblico. E infine, il film che ho appena prodotto, Lucky Bastard, non solo è stato girato e proiettato in digitale, ma l'idea alla base del soggetto ruota attorno a un tipo di cinema fai-da-te realizzato in economia di mezzi.
Vi lascio con un paio di aneddoti dalla mia esperienza al College Amherst, dove ho fatto l'università. Sulla rivista degli ex-studenti del college fu pubblicato un articolo su di me e la mia esperienza con FSM. Ricevetti una lettera di congratulazioni (insieme a un poster originale di Star Wars autografato da George Lucas) da parte di Gordon Radley, un ex-studente del College Amherst e allora presidente della Lucasfilm. Intervistai Gordon per il giornalino del college e una delle cose che mi disse fu che lui e Lucas erano convinti che il cinema digitale avrebbe cambiato il mondo e che loro due erano già troppo vecchi per raccogliere i benefici di quella rivoluzione, mentre la mia generazione ci sarebbe finita dentro. Aveva assolutamente ragione.
L'altro aneddoto risale invece a una lezione di storia del cinema con un professore molto bravo. Stavamo guardando Il silenzio degli innocenti. Non ricordo i dettagli, ma a un certo punto alzai la mano e chiesi “E' d'accordo che i film di oggi abbiano troppi primi piani perché il pubblico è troppo abituato al linguaggio della televisione?”. Il professore (John Cameron, un magnifico insegnante!) ci pensò per un istante e poi mi rispose “Sì, ma fossi in te non me la prenderei troppo con i cambiamenti storici”. Riuscite a immaginare una risposta migliore?
Niente di tutto questo c'entra con la domanda che mi hai fatto, ma il punto è che l'unico modo di andare avanti nella vita e di ottenere il massimo dal presente è di essere rispettosi del passato (le colonne sonore classiche) e al contempo avere interesse nel futuro (nuovi film, nuove musiche e nuove tecnologie).
Con questo ti ringrazio per le tue domande e, nonostante tutto, sì, avrò sempre la passione per la musica da film,
CS: Grazie a te Lukas, è stata una bellissima chiacchierata! E' stata davvero un'avventura appassionante quella di Film Score Monthly!
Tutti i CD di FSM sono disponibili su Screen Archives.