Giallo criminale
Ennio Morricone
Giallo criminale (2020)
Rustblade Records RBL075LP
Lato A: 8 brani
Lato B: 6 brani
Il titolo ‘Giallo criminale’ di questa ulteriore compilazione omaggiante il genio compositivo di Ennio Morricone, redatta, prodotta e distribuita dall’italiana Rustblade Records di Stefano Rossello, etichetta più volte recensita tra le nostre pagine, potrebbe fuorviare e indirizzare l’ascoltatore e collezionista di colonne sonore, in primis quelle del citato Maestro premio Oscar, a dedurre che trattasi di raccolta inerente esclusivamente partiture per il Cinema giallo/thriller-horror di cui il sodale di Sergio Leone e Giuseppe Tornatore è stato egregio frequentatore (vedi Fulci, Argento, De Palma, Lenzi, Lado, De Martino, Dallamano). In verità il curatore Rossello del 33 giri edizione limitata, colorato giallo, lo ha voluto intitolare così per ricordare che Morricone ha sì composto per molti film del suddetto genere, nondimeno ha cosparso molte altre sue partiture per generi assai differenti, di temi, incisi o pagine empiriche tra dissonanze e atonalismi, quali drammi sociali, erotici, politici e perfino alcune commedie, con composizioni dalle forme tensive, oniriche, convulse, tragiche eppure patetiche e carnali. Il Giallo nasce come narrativa popolare verso la metà del diciannovesimo secolo, e dalla letteratura è passato per la radio, il cinema, i fumetti e la TV. Trama primaria del genere giallo è la rappresentazione di un crimine e dei personaggi implicati, criminali o vittime che fossero. Al Cinema il giallo è stato raffigurato, con i dovuti distinguo, dal poliziesco, dal noir, dal thriller, e da tutti i correlati sottogeneri. Quindi questo LP vuole rappresentare il concetto di Giallo in Musica non solo del suo ideatore di note ma, e soprattutto, del curatore dell’etichetta che si è impegnato onorevolmente, pur pescando da colonne sonore molto note e in buona parte già presenti in altre compilation, nell’identificare diversi leitmotiv, siano essi principali o secondari, per pellicole non solo gialle, altresì drammatiche, horror, erotiche, etc. etc. Una selezione di 14 tracce di sorprendente fascino compositivo a dimostrazione, ancora una volta, dell’immensa genialità che sin dagli esordi ha accompagnato Morricone nelle sue scritture per immagini e che ha sbalordito, e continua a farlo, tutto il globo.
Il Lato A fa il suo esordio sonoro mettendo in play sui solchi del 33 giri il prolungato tema funky soul “The Outsider”, tratto dal film crime di Jacques Deray Le marginal (Professione: poliziotto, 1983) con Jean-Paul Belmondo ed Henry Silva, tra una primeggiante nostalgica melodia per fiati con archi in controcanto dal ritmo compulsivo e un sound blaxploitation alla Morricone di quelli indimenticati e risoluti, come molti accattivanti ne scrisse negli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70 per polizieschi o Mafia Movies quali Città violenta, Il clan dei Siciliani, Gli scassinatori, Joss il professionista e Milano odia: la polizia non può sparare. Nemmeno a dirlo, il secondo brano è “Ostinazione al limone” dal succitato Città violenta con il marmoreo Charles Bronson diretto da Sergio Sollima nel 1970: traccia ritmicamente sperimentale di matrice funky, quasi tendente all’atonalità e alla reiterazione tematica assuefacente; ed anche qui un basso che furoreggia come nella suddetta “The Outsider”. “La bambola” da Veruschka, film drammatico italiano del 1971 diretto da Franco Rubartelli ed interpretato dalla famosa modella tedesca Veruschka, si mostra suadente e cantilenante nel suo andamento vocale etereo, che ci fa apparire dinnanzi una Lolita che prova ad irretirci sessualmente: un classico tema lascivo del Morricone erotizzante. “Svegliati e uccidi (parte 1)” da Svegliati e uccidi film banditesco del 1966 diretto da Carlo Lizzani, ispirato alla vita del rapinatore italiano Luciano Lutring, è di quei leitmotiv avanguardistici tipici morriconiani di quel determinato periodo storico, con uso dello sparo del mitra come ritmica del pezzo su un tema drammaturgicamente amareggiato. “Valzer” da La corta notte delle bambole di vetro, giallo italico di Aldo Lado del 1971, è un ballabile valzeristico solo all’apparenza lieve e rassicurante che in realtà cela trame oscure che all’occorrenza si faranno truculente. Come per la traccia “La bambola”, i vocalismi sensuali e ammalianti appartengono alla bravissima ed unica Edda Dell’Orso. Sperimentazione era la parola d’ordine del Morricone compositore ultraimpegnato tra i generi nel clou della sua carriera compositiva, ovvero da metà anni sessanta sino ai primi ottanta, e il tema principale “parte 2” da La classe operaia va in Paradiso di Elio Petri del 1971, film drammatico con uno straordinario Gian Maria Volontè, che suscitò all’uscita in sala tantissime polemiche, perché condannante il servilismo operaio di quegli anni e l’alienazione da catena di montaggio nelle fabbriche metalmeccaniche e non solo, contiene tutte le forme sperimentali di mistione tra suoni reali (le macchine della fabbrica assordanti, simili a un trapano o addirittura a un mitra che distruggono e zombizzano quotidianamente il cervello del lavoratore), e un violino melanconico che irrompe per quietare l’animo ingalluzzito e stanco dell’operaio e della macchina ‘mostro’ della fabbrica. “Gli occhi freddi della paura (#8)” dal film omonimo thriller horror del 1971 di Enzo G. Castellari, è di quei pezzi atonali disturbanti, puro sperimentalismo alla Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, di cui, come ben sapete, Morricone fu membro insieme al fondatore Franco Evangelisti e a colleghi quali Egisto Macchi e Ivan Vandor, tra gli altri, i quali eseguirono proprio questa partitura. L’ultimo pezzo del lato A del vinile è “Ninna nanna in blu”, estratto dallo score de Il gatto a nove code di Dario Argento del 1971, con la nenia intonata da Edda Dell’Orso e I Cantori Moderni di Alessandroni, temino finto celestiale ma che in sé condensa diaboliche origini: colonna sonora molto apprezzata da Tarantino che utilizzò nel suo Grindhouse - A prova di morte del 2007 inserendo il pezzo tormentante “Paranoia prima”. Il Lato B si apre questa volta con il motivo portante da Città violenta, già summenzionato, consistente in un frenetico crescendo funky beat di martellante e irresistibile presa sonora. “Chi mai” è uno dei temi sentimentali più belli e fascinosi scritti da Morricone, tratto dal dramma romantico Maddalena del 1971 con Lisa Gastoni diretta da Jerzy Kawalerowicz, riusato anche in Joss il professionista: etereo e magniloquente nella sua delicata cantabilità. Il successivo brano è il magnifico motivo portante del film thriller Dimenticare Palermo del 1990 di Francesco Rosi con Jim Belushi, Mimi Rogers e Joss Ackland, summa straordinaria di tutti i mafia themes scritti dal Maestro romano per il piccolo e grande schermo (vedi gli sceneggiati della saga de La piovra, i film Il prefetto di ferro o Corleone). “Rabbia e tarantella” dal dramma storico Allonsanfan dei fratelli Taviani del 1974 con Marcello Mastroianni e Lea Massari, è un crescendo epico-popolare dalle timbriche distintive e saltellanti che inducono ad un ascolto perdurante e godurioso, perché di quei leitmotiv che entrano sotto pelle e non ti abbandonano più. Difatti sempre il fan morriconiano numero uno, Quentin Tarantino, lo ha impiegato nel suo Bastardi senza gloria nei titoli di coda quale tema patriottico esemplificante di un eroismo americano estremo seppur codificato. “Bambole” dall’horror-thriller Spasmo di Umberto Lenzi del 1974, con i vocalismi paradisiaci del coro de I Cantori Moderni di Alessandroni, riproduce un tema talmente delicato da sembrare evanescente. Si chiude il lato B con una canzone iconica per eccellenza del repertorio di Morricone, ossia il celeberrimo inno di libertà “Here’s to You” da Sacco e Vanzetti, dramma storico biografico criminoso di Giuliano Montaldo del 1971 con Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla, cantato con vigore e partecipazione emotiva inarrivabili da Joan Baez.