Reportage del cine-concerto di "Amadeus"
Amadeus Live: un film che è Colonna Sonora
Reportage del cine-concerto del 15-16-17 marzo 2024 presso Orchestra Sinfonica di Milano
Ci sono film in cui la colonna sonora appare ininfluente, poi ci sono film in cui la colonna sonora è importante e infine ci sono film che sono la colonna sonora. Amadeus di Milos Forman appartiene a quest’ultima categoria. Inutile nasconderlo: la protagonista indiscussa del film è la musica del genio di Salisburgo, in grado di stimolare l’animo umano in tutti i suoi aspetti, scatenando invidia, ammirazione, sdegno, devozione, repulsione. Non è quindi facile accettare la sfida del cine-concerto su una pellicola di questo genere, anche per un’orchestra come la Sinfonica di Milano che oramai si è guadagnata, a ragion veduta, l’incondizionata stima del pubblico con prove impegnative come Ritorno al Futuro, E.T. - L’extraterrestre, Fantasia e tanti altri. Sfida vinta su tutti i fronti comunque, anche questa volta.
Cominciamo col dire che per il concetto di cine-concerto Amadeus è un osso duro da rosicchiare, perché nel capolavoro di Forman la musica entra ed esce di continuo dalla colonna sonora, essendo spesso e volentieri semplice accompagnamento alle immagini ma anche musica eseguita “dal vivo” sulla scena. La sfida è quindi duplice: eseguire i brani più noti e conosciuti della produzione mozartiana, ma anche saper adattare le partiture scegliendo quali brani eseguire dal vivo e quali lasciare nella traccia audio originaria. Sulla carta sembra facile, ma quando poi ti trovi a dover eseguire intere pagine operistiche che si vedono messe in scena sullo schermo la faccenda si fa seria. Servono solisti in grado di seguire l’azione sullo schermo e soprattutto risolvere qual maledetto “difettuccio” che all’epoca dell’uscita del film aveva fatto storcere il naso a tutti i critici e puristi più irriducibili: nella pellicola le arie d’opera in tedesco sono infatti cantate in inglese.
La soluzione adottata nell’adattamento orchestrale eseguito dall’Orchestra Sinfonica di Milano in questo senso è notevole, anche se all’inizio può apparire straniante: le tracce cantate dai cantanti solisti, come Costanze ne “Il ratto dal serraglio”, Don Giovanni nel finale dell’opera oppure la Regina della Notte ne “Il Flauto Magico”, restano quelle originali del film (anche se in inglese, sigh) ma l’accompagnamento orchestrale, e del coro quando presente, viene eseguito dal vivo. Così operando si è ottenuta una perfetta miscela tra schermo e sala che non ha minimamente messo alla prova nemmeno l’orecchio più viziato. A dare al tutto maggior risalto è stata la precisione del maestro Ernst Van Tiel, bacchetta esperta di cine-concerti, che non ha mai fatto mancare perfetto amalgama sonoro dall’inizio alla fine. Non solo, van Tiel ha saputo cogliere quella patina di spettacolarità cinematografica che Sir Neville Marriner, direttore della colonna sonora originale, e apprezzato lettore di Mozart, era riuscito a tirar fuori dai colori mozartiani calcando un po’ qua e un po’ là la mano su certi effetti, come nel finale del “Don Giovanni” e ancor più nel mitologico “Requiem” finale. E qui van Tiel ha compiuto davvero il miracolo.
Sappiamo come nella sequenza finale Mozart componga il “Requiem” con l’aiuto di Salieri e come Forman ci faccia sentire il celebre “Confutatis” a parti separate man mano che vengono dettate: il fuoco degli archi che crepitano in ostinato, gli ottoni che timbrano la collera divina, i timpani che marcano la drammaticità dell’evocazione. C’è tutto. Per non parlare del coro, che anch’esso esegue la parte a voci separate facendosi sentire all’unisono man mano che la partitura prende forma sovrapponendole. Ed è qui che arriva il conto, la famosa scena madre del film su cui tutti aspettavano il risultato, che è arrivato puntuale dalla bacchetta di van Tiel, da una Sinfonica di Milano in stato di grazia e dal puntualissimo Coro Sinfonico di Milano diretto da Massimo Fiocchi Malaspina. Da citare anche la riuscita di altri momenti in particolare, come quella iniziale con il tentato suicidio di Salieri sulle note della bellissima “Sinfonia in sol minore K. 183”, per non parlare della toccante scena in cui l’anziano compositore italiano racconta al prete che lo sta confessando la meravigliosa rivelazione della “Serenata “Gran Partita” in si bemolle maggiore K 361”, regalando allo spettatore una delle più esaltanti esegesi di un pezzo musicale mai portata sul grande schermo: qui van Tiel ha saputo sfruttare al meglio le sonorità di un’orchestra sempre attenta e precisa anche nell’esaltazione delle parti solistiche, con clarinetti e oboe in grado di far venire letteralmente la pelle d’oca trasformandosi in quello “schiudersi di un vecchio cofano” descritto dalla voce fuori campo. Da manuale anche l’esecuzione del “medley” di pezzi che Salieri sente riecheggiare nella sua testa leggendo gli spartiti portatigli dalla moglie di Mozart affinché li possa esaminare per far avere al marito il posto di insegnante di musica per la nipote dell’imperatore. E poi l’attenzione tecnica ai dettagli e ai volumi: nella scena in cui Salieri si introduce nella casa di Mozart mentre questi è impegnato ad eseguire un concerto a corte, la musica cambia di intensità tra quando deve essere “colonna sonora” e quando viene eseguita in scena. Tutto questo van Tiel lo ha riportato sul palco con grande puntualità.
Un solo appunto: sarebbe stato esaltante sentire la marcetta di Salieri suonata al clavicembalo dal vivo, magari da Luca Buratto, che al pianoforte si è distinto in particolare per un’esecuzione davvero toccante del “Concerto per pianoforte e orchestra in re minore K 466” su cui scorrono i titoli di coda. Sul film in sé è già stato detto tutto e aggiungere qualcosa in questa sede sarebbe fuori luogo, se non per sottolineare una volta di più quanto Amadeus sia un film perfetto sotto ogni punto di vista e che vederlo in forma di cine-concerto è forse davvero il modo migliore di rendergli maggior giustizia, nella speranza di poterlo ascoltare un giorno, magari, con i pezzi operistici cantati in tedesco e dal vivo anche nelle parti soliste. Il guanto della sfida è lanciato! Chi scrive ha pianto, e tanto, sul “Lacrimosa” che accompagna la bara di Mozart verso la fossa comune, ma la recensione migliore è arrivata da qualche fila più indietro, dove tre ragazzi giovanissimi si sono guardati in faccia dicendo: “Peccato solo che a un certo punto non ti accorgi nemmeno che c’è l’orchestra che suona al posto del film”. Chapeau.
Un ringraziamento speciale a Damiano Afrifa, ufficio stampa dell’Orchestra Sinfonica di Milano
Foto del cineconcerto di Massimo Privitera