Game of Thrones – Season 7

cover trono di spade stagione7Ramin Djawadi
Il trono di spade - Stagione 7 (Game of Thrones – Season 7, 2017)
WaterTower Music
24 brani – durata: 74’ 12’’

L’uscita di una nuova stagione de Il trono di spade costituisce ormai un appuntamento tanto atteso e dal forte impatto emotivo per le vicende nelle quali i protagonisti della serie, già divenuti iconici, si ritrovano. I social media divengono un pullulare di commenti e di spoiler che si concentrano proprio sui contenuti della serie divenuta tanto popolare.
Con tutti i suoi caratteri iconici (dai personaggi ai costumi agli intrecci) la serie vanta una componente musicale che sta diventando anch’essa un elemento di grande diffusione popolare. Per la settima stagione al timone della colonna sonora si pone nuovamente Ramin Djawadi, compositore oramai celeberrimo proprio per le sue partiture della serie.

La parte che certamente costituisce l’elemento di maggiore diffusione anche mediatica sono i “Main Titles” che in ogni album delle varie stagioni aprono la colonna sonora e in questo non fa eccezione.
Ripercorrendo il cammino musicale che ha portato il compositore di origine indiane fino alla settima stagione, risulta evidente come, di volta in volta, egli abbia voluto arricchire il suo discorso con requisiti nuovi che riuscissero a incastonare un aspetto peculiare della stagione; basti pensare al brano “The light of the seven” appartenente alla precedente partitura per far capire come in quel caso le vette si fossero innalzate tramite l’uso di una complessa trama che faceva affidamento anche sull’organo. Nel caso preso in esame tuttavia sembra non riscontrarsi questa volontà di innovarsi; anzi, c’è da registrare una sorta di appiattimento su quello già fatto. Già a partire dal secondo brano “Dragonstone” capiamo l’importanza che il tema della regina dei draghi rivestirà lungo tutto la partitura; ritroviamo le percussioni tanto care al compositore sulle quali si innesta proprio il tema predetto. Procedendo nell’ascolto della score, nondimeno, non si riesce a percepire un elemento distintivo che riesca a individualizzare questa partitura. Sembrerebbe una mera riproposizioni di materiali già ascoltati, come l’esecuzione del leitmotiv degli Stark in “The queen’s justice”, o le percussioni di “I am the storm” che costituiscono certamente la cifra stilistica del compositore insieme a un fitto gioco di archi che troviamo in “Spoils of war”.
Tuttavia dopo questi primi pezzi che rimangono nell’anonimato presto si riesce a scorgere quel “qualcosa” che permette di caratterizzare la score. In “home”, possiamo ascoltare una nuova componente sconosciuta anche alle precedenti partiture; si tratta di un velo di malinconia che sembra dipanarsi attraverso le note. Le composizioni di Djawadi non sono famose per squarci lirici che permettano a una componente nostalgica di trovare spazio. Esse sono solitamente muscolari e condensate, eppure a metà della partitura si percepisce per la prima volta questa vena nostalgica che sarà ripresa nel gioco di archi di “The long farewell”. Ovviamente a questi momenti sono sempre accostati i grandi movimenti musicali già ampiamente conosciuti come in “Gorgeus beast” o il bel crescendo su variazione del tema in “Against all odds”. Tuttavia la seconda parte della score è chiaramente venata da quello spirito nostalgico che trova piena compiutezza in “See you for what you are”; anche il tema legato ai Lannister si fa più cupo e dimesso (“Casterly Rock”) e si dipana per “A lion’s legacy” e “ Message for Cersai”.
Quella che è la componente meno usuale dell’artista riserva una gradita sorpresa in “No one walks away from me” dove le viole creano un clima di profonda nostalgica sensibilità che si contrappone a “The army of the dead” dove viene ripreso l’elemento più tetragono e macchinoso attraverso l’uso di percussioni e ritmi cadenzati e “oscuri cori” che sembrano opporsi alle “voci angeliche” di “The winter is here” .
Per la settima stagione, Ramin Djawadi sembrava essersi appiattito sul passato invece poi, nella seconda parte della partitura, è riuscito a inserire un costituente di novità anche per lo stile del compositore stesso solitamente abituato ad andamenti decisamente più veloci e meno melanconici. Ora la componente musicale de Il trono di spade (leggi recensione delle sei score precedenti) vanta all’interno del  suo ampio repertorio anche la presenza integrante di toni attinenti alla tristezza che magari è simbolo di un sentimento presente all’interno delle vicende dei personaggi.

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