La baronessa di Carini

cover_la_baronessa_di_carini.jpgPaolo Vivaldi
La baronessa di Carini (2007)
Rai Trade Edizioni Musicali FRT 428
32 brani – Durata: 76’54”



Nella Sicilia del 1860 la giovane Laura viene data in moglie al dispotico barone di Carini. Un matrimonio e un’esistenza che paiono destinati ad essere infelici.

Finché Laura incontra Luca, giunto in Sicilia per indagare sulle proprie origini. I due s’innamorano, ma l’idillio è turbato dall’oscura visione che tormenta Laura: quella dell’antica baronessa di Carini che trecento anni prima, scoperta in compagnia dell’amante, era stata uccisa dal marito…
Un dramma gotico e ossessivo, quello della Baronessa di Carini, che nella sua prima versione diretta nel 1975 da Daniele D'Anza turbò i sonni del pubblico televisivo. Il moderno remake, una produzione Rai Fiction, è stato diretto nel 2007 da Umberto Marino (La fiamma sul ghiaccio).
Per commentarlo Paolo Vivaldi ha creato una composizione musicale che mesce con efficacia tinte fosche e tonalità da mélo, giocando con i nervi dello spettatore in un suggestionante susseguirsi di diversi registri.
Si parte con il respiro epico e drammatico dell’orchestra (l’iniziale “Destiny”), si arriva ai toni appassionati (“The Baron’s House”) e a quelli più intimi e malinconici (“Incoming to You”, affidato al pianoforte e agli archi).
E per quanto si aprano squarci limpidi e speranzosi, come “The Arrival” o “A Wonderful Place”, torna a riprese regolari una drammatica percezione d’ansia e d’angoscia (“Bloody Hand” ne è esempio fra molti).
Venature prese in prestito dal genere horror o dal thriller serpeggiano in “The Dinner and the Cave”, che si apre con un’insolita concitazione sotto tono. Ampie pause di silenzio spezzano il canto solitario degli archi in “Baron”, la cui tormentata lentezza è tetra e ombrosa - si spegne solo alla fine, con l’intervento del pianoforte -. Un angosciosa sensazione d’attesa attraversa l’intera soundtrack, e ben prende forma in “The Church”, con l’insistere degli archi su poche note. Nello stesso brano sembrano poi aprirsi squarci onirici che hanno la consistenza dell’incubo, con sonorità onomatopeiche che riproducono lo smarrimento mentale; l’effetto torna anche in “Apparition”, in cui le note intricate del violino sono seguite da un motivo ora sinistro, ora straniante; un espediente, questo, utilizzato anche in “Ghost Vision”.
Il terrore più dark sembra fare pendant alla sofferenza d’amore nel sofferto “Prophecy”. Lo spegnersi della speranza raggela il canto del pianoforte accompagnato dai fiati in “The Last Day”.
La tristezza contamina anche il sentimentalismo (“Thinking of You”), mentre la tensione si fa accanita ed esplicita solo con “Escape”, che fa un uso più marcato delle percussioni. Il retaggio della tradizione ottocentesca, poi, diventa palese soprattutto con il “Valzer a Palermo”, composto dallo stesso Vivaldi con Marcello Siringano (per altri brani il compositore ha collaborato con Daniele Falangone).
Nonostante in alcuni momenti La baronessa di Carini paia scivolare nella retorica e nella magniloquenza musicale, la colonna sonora di Vivaldi ricrea con indiscussa efficacia il senso di cupa ossessione che pervade una storia fatta di suspense, intrigo e metapsichica.




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