Il commissario Manara & Una famiglia in giallo

cover_commissario_manara_famiglia.jpgPaolo Buonvino
Il commissario Manara (2009) / Una famiglia in giallo (2005)
Rai Trade FRT 432
32 brani – Durata: 77’05”

Una musica, quella di questa doppia raccolta firmata da Paolo Buonvino, che con (voluta) leggerezza gioca con gli stereotipi sonori di genere, inscrivendosi nella tradizione delle sfumature caratteristiche della detective-story ma prendendone le distanze con piglio divertito.
Una famiglia in giallo, co-prodotta da Rai Fiction e Dauphine Film, è andata in onda nel 2005 con sei puntate a metà strada fra il giallo e la commedia. Ne è nato come spin-off, nel 2009, Il commissario Manara, dodici puntate che hanno riproposto il poliziesco “per famiglie”.
Consapevole di non stare accompagnando i fotogrammi di Hitchcock, Paolo Buonvino scrive con l’ironia di chi gioca con la sua materia: il suo action venato di giallo è divertito e canzona il genere cui appartiene con umorismo. Ne sono esempio il ritmo a singhiozzo e il gioco dei fiati nell’iniziale “Manara”, ma l’intera soundtrack procede rispolverando le convenzioni musicali del giallo (“Occhio vivo!” fra i tanti pezzi) con garbato sarcasmo.
Il procedere incostante di percussioni e archi ricrea le atmosfere à-la-Agatha-Chistie senza mai peccare di presunzione (si ascolti “Al commissariato”) e in più brani i fiati e il pianoforte indulgono a manifeste inflessioni jazz; nel già citato incipit “Marana”, ad esempio, ma anche in “Un bel viavai!”, più insinuante, e “Dottoressa Rosmini”, più languido.
Maggiore tensione arriva con l’incisività delle percussioni di “Un nuovo commissario” o “La motocicletta”, mentre i passaggi più convenzionali sono paradossalmente quelli che si allontanano dai colori del mistery in favore del romanticismo (“Luca e Lara”, affidato al pianoforte) o del dramma (“Segreti”).
Non manca il nervosismo, che arriva con l’insistere su un’unica nota di “Una famiglia in giallo (introduzione)”, propedeutico al divertito andante che segue con “Una famiglia in giallo”, in cui l’alternarsi di fiati e archi fa ancora il verso alla consuetudine sonora propria del thriller.
Più tormentato qualche passaggio, come “La camera dei segreti”, in cui l’ansia è scevra di umorismo nel ripetersi di poche note del pianoforte e nel lamento degli archi.
Fortemente connotata nel suo genere, l’OST può risultare ripetitiva per chi predilige melodie più liriche, ma si dimostra assai valida nell’accompagnare il casereccio poliziesco Made in Italy.

Stampa