Human Planet

cover_human_planet.jpgNitin Sawhney
Human Planet (Id. - 2011)
Silva Screen Records SILED1373
40 brani - durata 60’19’’

Oltre che visivamente appaganti, i documentari etnografici della BBC hanno spesso della buonissima e costosissima musica alle spalle. È il contrario di quanto sta accadendo da alcuni anni in Italia dove la RAI, pur portando avanti format di un certo livello, ha praticamente azzerato i costi delle OST originali facendo ampio ricorso a musiche di repertorio.

Bene che vada, si provvede a fornire le trasmissioni di contributi sonori a basso costo (composti ed eseguiti al computer o alle tastiere) con risultati insoddisfacenti salvo rare eccezioni (è il caso del maestro Roberto Anselmi che ha composto musica elettronica di qualità per i programmi di Piero e Alberto Angela). Quindi il CD che recensiamo ci serva da lezione per come le cose dovrebbero essere fatte (a volte non è nemmeno una questione di mezzi o risorse economiche ma soprattutto di stereotipi mentali e routine produttive). L'approccio di Nitin Sawhney ricorda molto il recente lavoro di Horner per Avatar, un sincretismo spregiudicato di orchestra classica e strumentazione esotica con annesso florilegio di voci “etniche” (del resto anche la gestione melodica e armonica ricorda molto quanto fatto dal compositore americano). L'ascolto rimane “stregato” dalle prime battute di “Titles”, tema d'apertura e d'assaggio del leitmotiv dominante, che in tutto il CD viene rimodellato come creta: ora etereo (“Shallow Seas”), ora in duetto tra archi ed oboe (“Bicycle Part 2”), oppure brioso (“Reindeer Intro”, “Narwhal Intro”), persino drammatico (“Himalayas”). La versione in assoluto più ipnotica è quella di “New Tribes”, per pianoforte e violino, di una leggerezza disarmante (il che non significa mancanza di spessore artistico, tutt'altro). Nell'album un microclima più contaminato è offerto da tracce eteree ed “electronic” (“Ancient Cities”, “Pet Keepers”, “The Sahara”, “Masdar”) spesso con suoni sintetizzati dissonanti e contributi vocali solistici. Personalmente questo è il più bel CD di colonne sonore che mi sia capitato di ascoltare nel 2012 – peccato solo per la brevità della maggior parte dei brani che raramente supera il minuto.

 

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