Albert e l’uomo nero

cover_albert.jpgFranco Micalizzi
Albert e l’uomo nero (1976)
Digitmovies SPDM005
20 brani – durata: 45’50”

 

Ennesimo gran bel colpo messo a segno dalla Digitmovies che, dopo aver riportato alla luce i nastri originali conservati presso gli archivi della RCA, riversa per la prima volta in assoluto su CD la colonna sonora che Franco Micalizzi compose per lo sceneggiato TV in tre puntate Albert e l’uomo nero (conosciuto anche con il titolo inglese Albert and the boogie man), divenuto negli anni a seguire un cult assoluto fra gli amanti e i nostalgici della produzione audiovisiva del periodo e trasmesso in prima serata da Rai Uno fra il 21 e il 28 marzo del 1976, con la regia di Dino Partesano e la sceneggiatura di Massimo Felisatti e Fabio Pittorru. Le vicende narrate si rifanno ai clichè del genere giallo-thriller, molto in voga all’epoca, ma con degli interessanti risvolti psicologici che hanno come referente il piccolo Albert (Claudio Cinquepalmi) il quale si trova suo malgrado ad ‘indagare’ ed in qualche modo a risolvere un caso di assassinio che sulle prime appariva complicato e dai contorni piuttosto oscuri.
Come di consueto per il periodo, venne allora pubblicato dalla RCA solamente il 45 giri contenente le due tracce con i temi principali dello score. “Albert e l’uomo nero” (tr.1) e “Tema di Albert” (tr.2) sono infatti i motivi strumentali che fungono da impianto e dai quali si sviluppa l’intero commento musicale dello sceneggiato.
Il tema principale si muove attorno a sonorità sintetiche e minacciose di indubbia derivazione progressive-rock, con qualche richiamo stilistico a l’allora nascente musica elettronica tedesca (Kraftwerk, Tangerine Dream, etc.) e al sound dei Goblin (appena reduci da Profondo Rosso).
L’intro del pezzo, suonato dallo stesso M° Micalizzi su un sintetizzatore MOOG, funge da premessa preparando gradualmente lo spettatore a calarsi in quella ambientazione dalle tinte blu-nero (le due tonalità che forse meglio rappresentano l’idea di notte e di buio) e dai contorni sfocati al centro della quale si trova il piccolo Albert (piuttosto indicativa a tale proposito è la copertina del CD, nonché del disco originale), subito dopo l’entrata della sezione ritmica basso-batteria e delle varie tracce di sintetizzatori suonati tramite un arpeggiatore vanno a creare la base su cui verrà esposto il tema.
“Tema di Albert” (tr.2)  lo si potrebbe considerare a tutti gli effetti come una variazione (o sviluppo) della figura tematica principale esposta nella prima traccia. Inizia infatti con il motivo principale per poi applicare una variazione che assume quasi le fattezze di un walzer, dal carattere piuttosto malinconico e sognante a sottolineare il riferimento al piccolo protagonista, ma che non smette per questo di essere minacciosa e inquisitoria. Quasi una ninna-nanna…che provoca l’effetto opposto.
Rispetto al tema principale, una differenza sostanziale si riscontra nei suoni utilizzati per l’arrangiamento. Il pianoforte e gli archi conferiscono infatti un barlume di infantile spensieratezza che viene immediatamente spezzata dal ritorno del tema principale, ma che comunque rimane minacciata dalla sommessa, ma costante, presenza dei suoni prodotti dal MOOG.
“Albert e l’uomo nero” verrà riproposto nei brani 3, 5, 8, 9, 10, 11, 12, 15,16,18 subendo di volta in volta variazioni che in nessun caso lo allontaneranno troppo dall’arrangiamento principale. Anche “Tema di Albert” viene riproposto con varie soluzioni strumentali (tracce 4, 6, 13, 17 e 20), fra queste vi segnalo una versione interamente acustica per piano, basso, chitarra acustica e sax (traccia 17) che rafforza maggiormente il carattere malinconico del pezzo.
Ma è pur sempre di Franco Micalizzi che stiamo parlando, e non poteva quindi mancare un fugace accenno al sound che renderà gloria e fama al Maestro durante tutti gli anni a venire. Le brevi tracce 14 e 17 sono infatti un esempio di quello che, proprio a partire da quell’anno (nel 1976 esce nelle sale Il Giustiziere sfida la città), sarà conosciuto (e fortemente rivalutato ai giorni nostri) come suono ‘polizziottesco’.
Nel complesso quindi uno score assolutamente aderente al racconto visivo, innovativo nelle sonorità e nelle soluzioni stilistiche e che regge ottimamente alla prova del tempo. L’ennesimo esempio del raffinato mestiere di un compositore immenso come Franco Micalizzi e di una generazione di musicisti che, forse involontariamente, sono diventati fonte d’ispirazione e punto di riferimento per una generazioni di giovani musicisti odierni che intraprendono la strada della composizione di musiche per il cinema e l’audiovisivo.


 

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