Days of Our Lives

cover_days_of_our_lives.jpgKen Corday & D. Brent Nelson
Days of Our Lives  (1965/2010)
La La Land Records LLLCD 1123
2 CD: 61 brani – durata totale: 100'22''

 

Iniziata nel '65 e ancora oggi inclusa nel palinsesto dell'americana NBC, Days of Our Lives è un'interminabile soap opera che conta allo stato attuale più di 11 mila episodi. Stando alle dichiarazioni di Brent Nelson nelle liner notes, la colonna sonora – se riferita solamente all'ultimo decennio –  comprenderebbe circa 3.500 pezzi di musica originale! Quindi il presente cofanetto di 2 CD e 61 tracce è senza dubbio un'operazione ambiziosa da parte di La-La Land Records, ma non sappiamo quanto esaustiva o esemplificativa della montagna di ore incise per raccontare le vicissitudini della famiglia  Horton. La playlist sembra raccontare a grandi salti l'ossatura della serie, dalle pagine romantiche e innocenti alle vicissitudini più rocambolesche e drammatiche, cosicché anche la musica dei due autori segue questa specularità e, se il primo dischetto è molto piacevole da ascoltare per la caratterizzazione dei temi e l'arrangiamento acustico gradevole e familiare all'orecchio, il secondo risulta notevolmente più astratto ed “electronic-driven”, qua e là rumoristico o semplicemente d'effetto. Il tema d'apertura, lasciato praticamente intatto dagli anni Sessanta e scritto da Charles Albertine, Tommy Boyce e Bobby Hart, esprime ciclicità e ottimismo ed è eseguito da un'orchestra sinfonica che si rimpiange nel seguito, poiché i campioni di archi delle tracce successive suonano sempre un po' cheap. Questo è in effetti un problema di non poco conto poiché, a svolgimento di una partitura a tratti intimista e raffinata (soprattutto relativamente alle parti più melodiche) sta purtroppo un'orchestrazione che si potrebbe dire d'ufficio, quantomai anonima soprattutto per quanto attiene agli archi. Solo in alcuni passaggi – ad esempio “Discovery”, “Who is John Black?”, “In the Heat of the Night” – le tastiere mettono da parte ogni falso mimetismo e si fanno quindi più plausibili. Come accennavamo, comunque, il primo CD è una miniera di temi melodici e meditativi che si gustano con piacere. Il binomio chitarra acustica-pianoforte è il trait d'union di brani come “A Place Called Home”, “First Kiss” e “Innocence”. Questi ultimi sono due saggi di rara esattezza melodica, che colpiscono anche per l'azzeccato background  a base di pad e voci sintetiche. Interamente acustico è invece il brano per chitarra intitolato “For We Shall Meet Again”. Per quanto attiene al secondo CD, l'atmosfera che si respira sin dalla prodromica “Hitman” è un mix di arpeggiatori, percussioni, sintetizzatori e ritmi tensivi. La chitarra elettrica, spesso in primo piano, ha lo scopo di aggiungere del colore all'impasto sonico e solo nella esuberante “Run Like Hell” possiamo ascoltare qualcosa di più tematico e coerente. Per il resto, le tracce sono degli affreschi ipnotici di sottofondo, con alcune concessioni all'esotico (“The Return of Stefano Dimera”, “Something is Going On”). Da segnalare l'onomatopeica “The Ticking Time Bomb”, che sembra accarezzare le adrenaliniche atmosfere del grande schermo. In sintesi, il doppio CD edito da La-La Land nobilita senza dubbio uno score televisivo realizzato con un budget non stratosferico, ma risulta altresì penalizzato da una compilazione non impeccabile e dall'alternanza di  tracce ben concepite e realizzate e di altre francamente modeste, che scorrono per così dire in “sordina”. 

 

Stampa