Amazing Stories - Anthology One

Cover Amazing Stories Anthology 1John Williams/AA.VV.
Amazing Stories - Anthology One
Intrada Special Collection vol. 32
CD 1: 30 brani - durata: 64'31"
CD 2: 31 brani - durata: 70'33"



Tanto gli appassionati del fantasy quanto i cultori di musica per film hanno atteso per oltre due decenni un’iniziativa discografica come quella finalmente realizzata da Intrada in questi ultimi mesi. I telefilm della serie Storie incredibili (Amazing Stories, 1986-1986), prodotti dalla Amblin di Steven Spielberg, in Italia sono circolati un po’ al cinema e un po’ in VHS, suscitando pareri discordanti. I brevi soggetti, spesso basati su idee dello stesso creatore di E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo, non sempre hanno saputo accontentare le aspettative di chi vedeva in questa serie la possibilità di rinnovare i fasti della celeberrima Ai confini della realtà di Rod Serling. Più che nelle storie, la caratteristica forse più “straordinaria” di Amazing Stories è nell’aver schierato in campo, oltre a molti registi di primo livello (tra cui Eastwood, Scorsese, Zemeckis, Dante e lo stesso Spielberg), un elenco impressionante di compositori hollywoodiani, al punto da permettere a Jon Burlingame, nell’introduzione all’edizione in CD, di affermare che la serie è stata la più grande “parata di stelle” della film music in tutta la storia delle serie televisive. Il progetto discografico di Intrada è stimolante: tre cofanetti, per un totale di sei CD, in edizione limitata di 3000 copie ciascuno. Il volume uno dell’antologia si apre con una delle opere in assoluto più attese dagli appassionati, Il treno fantasma (The Ghost Train) di John Williams, per l’episodio omonimo diretto da Spielberg. Williams, a cui si deve anche l’ormai ben noto refrain dei titoli di testa, non delude le aspettative. Il suo quarto d’ora si consuma in un abbraccio elegiaco, intriso di emozione, ricco di quelle ariose aperture melodiche che hanno caratterizzato il suo comporre negli anni ’80. Il tema conduttore è una bizzarra cantilena, che si presta ad apparizioni misteriose e a trasognate sospensioni romantiche. In un episodio secondario, il clarino ripropone con lentezza il tema stesso della serie. Ma le ghiotte proposte del doppio CD non si esauriscono con Williams.
L’affannata orchestrina di Horner, ad esempio, apre uno scorcio sulla celebre battaglia di Alamo Jobe, al suono di baldi e secchi brani d’azione. Incantevole e nostalgica la lirica pastorale dell’episodio Gather Ye Acorns di Broughton, in cui l’autore di Silverado mescola armonica a bocca, fiati e chitarra in una lucente pittura sonora, uno dei quadri più variegati e corposi della raccolta. Il compianto Georges Delerue appare con due opere, The Doll e Without Diana. In entrambe non rinuncia al vibrante romanticismo che gli ha garantito la dedita ammirazione di molti estimatori: soprattutto nelle pagine conclusive del secondo dei due episodi profonde una partecipazione quasi straziante alla malinconia del racconto. Le brutali dissonanze adottate da Billy Goldenberg (che aveva lavorato con lo Spielberg ante-Williams di Duel) in The Amazing Falsworth fanno pensare al Goldsmith di Coma, mentre David Shire, nel suo concitato balletto per Moving Day, ripropone il mix di sintetizzatori ed orchestra che ha reso stilisticamente indimenticabile il suo contemporaneo contributo a 2010 (grazie alla rinnovata collaborazione con lo specialista di musica elettronica Craig Huxley, l’inventore del blaster beam reso celebre in Star Trek il film). L’irriverente e scatenata ballata di un Danny Elfman quasi esordiente, che si scalda i muscoli per il Beetlejuice che verrà, diverte nel commentare il frammento horror comico Mummy Daddy diretto da William Dear, mentre Clint Eastwood si affida all’inseparabile Lennie Niehaus per la sua storia di fantasmi Vanessa in the Garden, in cui gli scorci melodici sono volutamente basati su temi del Tannhauser di Wagner. Ancora Bruce Broughton, infine, con un registro ben diverso dal lirismo del precedente episodio, chiude questa prima stupefacente raccolta con Welcome to my Nightmare, suite horror intossicata di Herrmann, le cui timbriche sono curate con la maniacale ricercatezza che contraddistingue questo autore.

Stampa