Diabolik chi sei?

cover diabolik chi seiPivio & Aldo De Scalzi
Diabolik chi sei? (2023)
Edizioni Curci/Carosello Records/Creuza
Lato A disco 1: 7 brani
Lato B disco 1: 10 brani
Lato A disco 2: 9 brani
Lato B disco 2: 1 brano



Diabolik chi sei? segna il capitolo conclusivo della trilogia dei Manetti Bros. sul ladro fumettistico creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. Dopo Diabolik nel 2021 e Diabolik – Ginko all’attacco! nel 2022 sul podio della OST ancora una volta il duo genovese Pivio (nome d’arte di Roberto Giacomo Pischiutta) & Aldo De Scalzi, assistiti nella composizione di alcune pagine dai sempre fedelissimi Luca Cresta e Claudio Pacini, e affiancati in questa nuova ultima avventura cinematica del Re del Terrore di nero vestito (Giacomo Gianniotti) e della sua sexy bionda femme fatale Eva Kant (Miriam Leone), perennemente pedinati dall’Ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), dai Calibro 35, Alan Sorrenti, Mario Biondi, Raiz e Franco Ricciardi. Questa partitura rispetto alle due precedenti, sempre e comunque ad altissimi livelli qualitativi compositivi, esecutivi e realizzativi, entrambe pubblicate su doppi LP da collezione con un albo a fumetti edizione speciale all’interno della confezione vinilica extra lusso – idem l’ivi recensita che contiene l’albo “Diabolik, chi sei?” estratto dal remake n. 5 del 1968 –, è ancora più, se aspiriamo a darne risalto a gran voce, creativa (anche se il leitmotiv portante resta quello già divenuto di culto fin dal primo film), cantata (ben cinque ragguardevoli songs) e divisa in due universi musicali nettamente distinti e significativi, come divisa è la pellicola stessa: presente e passato del nostro Diabolik, ossia l’oggi con un nuovo furto che però ha un intoppo causato da una spietata banda di rapinatori senza scrupoli, che porta il nostro ladro a doversi schierare con il suo arcinemico di sempre, l’ispettore Ginko, anch’egli minacciato dai delinquenti di cui sopra, e l’ieri in cui scopriamo perché Diabolik prenderà questo nome, attraverso le sue romanzesche avventure da ragazzino ad adolescente su un’isola di malviventi comandata da un pazzo criminale: da questo il titolo Diabolik chi sei? ricavato dal centosettesimo albo dell’omonimo fumetto. Lo score nel primo disco del Lato A si mostra all’uditore con “Diabolik Tema (Funky Teaser)”, breve ma gustoso assaggio leitmotivico del motivo noir oramai iconico dei due compositori liguri, poi si passa alla prima canzone ad opera dei Calibro 35 come composizione e con la performance guascona di un Alan Sorrenti divertito e simpaticamente arrogante nell’interpretazione: “Ti chiami Diabolik” è un pezzo funky Blaxploitation sin nelle viscere, con una ritmica fulminante e una melodia dal Groove subito riconoscibilmente avventuroso anni ’70 alla Isaac Hayes, a commento dei titoli di testa del film. La song “Io non sono qui” sorge ‘cazzutamente’ funky, con quella grinta rauca canora di Raiz dirompente, rammentante nella sua evoluzione sonora le sigle anni Settanta/Ottanta dei film polizieschi statunitensi simil Chips o Starsky & Hutch. “La notte di Ginko” è una canzone funky-rock-folk Settantina nelle forme sfottenti, maggiormente rimarcate dalla performance sciolta di Franco Ricciardi. Mario Biondi, con il suo distintivo tono vocale cavernosamente sensuale e impunito, dà un’interpretazione perfetta della funky-pop dal caldo Groove di “La mia sola attrazione”, che entra sotto pelle senza abbondarci più. Aldo De Scalzi esegue vocalmente la canzone soft jazz “Sullo stesso piano”, dono amorevole, commovente, imprescindibile e invocante al fratello Vittorio De Scalzi, polistrumentista e cantante leader dei New Trolls, band rock progressive da lui fondata negli anni ’60, scomparso il 24 luglio del 2022: una preghiera delicatamente toccante e profondamente intima che, non vi nego, fa sgorgare più di una lacrima ascolto dopo ascolto, in special modo per quella tromba solista sul finale, suonata accoratamente da Gianpiero Lo Bello. Finite le pagine canore, il brano “Morte del poliziotto” risuona sinteticamente e gregorianamente ‘altrove’, coralmente e pianisticamente astratto come un canto gospel dell’aldilà, con una chitarra elettrica riverberata in chiosa che urla straziata.
Il Lato B del primo disco inizia con il funkyssimo e corto “Ingresso della Bauer”, che lascia il posto ad un altro momento funky dal Groove cattivo e dai tratteggi horror synth anni Ottanta di “Funky Bauer”. “Belve da rapina” è una traccia ritmicamente metal sospensiva, con il tema di Diabolik per brass inneggianti, che nella seconda metà cresce convulsamente tra psichedelia e ottoni epici. Lascivamente sensoriale “Black Sense”; funky gasato in “Appostamento in moto” dove primeggiano ottoni, basso e batteria (nelle colonne sonore del duo Pivio-De Scalzi vi sono sempre musicisti virtuosi di prim’ordine, compresi i due compositori); molto sound alla Coliandro nella psichedelia funky soul di “Diabolik torna al rifugio”; lounge seduttivo piccioniano-umilianiano in “La bossa dei boss”; “Diabolik colto di sorpresa” suona parecchio Blaxploitation all’italiana simil Franco Micalizzi, con quell’Hammond misterico e grave sullo sfondo; tensivamente in crescendo per archi, batteria, basso, tromba strillante e zigzagante, chitarra elettrica “Diabolik e Ginko a terra”; si chiude questo lato del primo vinile con “Il poliziotto di avvicina alla villa”, una specie di revival ritmicamente progressive alla Goblin in cui risplendono tutti gli organici tirati in ballo in questa sarabanda compositiva performativa, tra mistery e gioco a rimpiattino poliziottesco.
Il Lato A del secondo disco ci presenta il brano “Eva ed Althea temono il peggio”, altra pagina funky-soul, intangibile nel suo nucleo, che ci mostra le due donne, amate rispettivamente da Diabolik e Ginko, coalizzate per liberare i propri diletti dalle grinfie della banda di criminali che li tiene in scacco; “Althea decide di cercare Ginko” è traccia disco-funky-soul volubile, dove gli ottoni, il flauto, il basso e le percussioni tribali si gonfiano boriosamente in un canto e controcanto strumentale scintillante; in “Uccideteli” quel prog gobliniano succitato si fa strada minaccioso e ipnoticamente affaticante; “Sono venuti a farci fuori” è un funky-jazzy investigativo pedinante; “Assalto alla villa” ha negli archi e nei synth iniziali una lunga sequenza timbrica e armonica mistericamente bondiana (certe soluzioni tonali normaniane alla Licenza di uccidere), che deflagra sul finire in rock metallico da jumpscare; “Eva ed Althea temono il peggio (reprise)” è pura leggiadria funky soul, con intermezzo soft lounge; “I due cercano di difendersi” saltella ritmicamente e cardiacamente senza tregua, con quel suono tribal-funky-jazz-metal che fonde tutti i generi sia cinematici che musicali della Blaxpolitation in una cosa sola; “Althea ed Eva per liberare i due” risuona furiosamente elettronico industriale da incubo ad occhi (ed orecchie) aperti.
Il Lato B del secondo disco vede nella lunghissima “Diabolik Suite” un cambio di registro della partitura: dal punto di vista della trama si tratteggia la storia di un neonato, che da grande diverrà il nostro Diabolik, salvato da un naufragio dagli uomini del potente King (l’egregio Paolo Calabresi), capo di un’organizzazione delittuosa globale, il quale cresce sull’isola di proprietà di quest’ultimo. Divenuto ragazzino e poi adolescente, dopo aver appreso tutte le arti criminose possibili e immaginabili da tutti i delinquenti e scienziati pazzi del luogo, cercherà di diventare il pupillo di King, il quale possiede una pantera nera imbalsamata, denominata Diabolik, panico selvaggio dell’isola uccisa tempo addietro da King stesso. Per raccontare in flashback questa parte segretissima della vita del futuro Re del Terrore mascherato, Pivio & Aldo De Scalzi affilano le loro scaltre e spiccate arti affabulatorie musicali fiondandosi a capo fitto nella Golden Age Britannica degli horror/noir targati Hammer Film Productions, con una suite orchestrale (archi e fiati in primis ed alcune eccedenze sintetiche) che si aggira frastornante e frastornata, malevolmente e malevola, furbescamente ingannevole, con sullo sfondo, quasi sotterraneamente, il tema di Diabolik abbozzato qui e là, tra cluster, rimbombi, frastuoni, flautandi, gocciolii, scampanii, intervalli e picchi a raffigurare l’inevitabile.   

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