Mushka

cover mushkaFabrizio Mancinelli
Mushka (Id. – 2023)
Lakeshore Records
14 brani – Durata: 35’37”



Il cortometraggio d’animazione classica, Mushka, è disegnato, ideato e diretto da un animatore storico della Walt Disney Animations, Andreas Deja, polacco di nascita ma naturalizzato statunitense, colui che negli anni ’80 e ’90 creò su carta poi trasposti su celluloide, tra i tanti, il mitico Roger Rabbit in Chi ha incastrato Roger Rabbit? di Robert Zemeckis (1988), Re Tritone in La sirenetta, con la regia di John Musker e Ron Clements (1989), Gaston in La bella e la bestia, per la regia di Gary Trousdale e Kirk Wise (1991), Jafar in Aladdin di John Musker e Ron Clements (1992), Scar ne Il re leone, regia di Roger Allers e Rob Minkoff (1994), Ercole in Hercules di John Musker e Ron Clements (1997) e Lilo in Lilo & Stitch con la regia di Dean DeBlois e Chris Sanders (2002).

Abbandonata nel 2011 la Casa di Topolino, negli anni a venire Deja ha ottenuto vari riconoscimenti fino a che ritorna alla ribalta con questo corto, Mushka, in veste di regista, co-sceneggiatore, co-produttore e supervisore all’animazione, musicato dal nostro Fabrizio Mancinelli, con una canzone originale, “Mushka’s Lullaby”, scritta dal monumento disneyano musical-canoro per eccellenza, quel Richard M. Sherman, che insieme al compianto fratello Robert Bernard Sherman (New York City, 19 dicembre 1925 – Londra, 6 marzo 2012), ha composto le musiche e canzoni di capisaldi per Walt Disney (e non solo) quali La spada nella roccia (1963), Mary Poppins (1964), Gli Aristogatti (1970), Pomi d’ottone e manici di scopa (1971) e Citty Citty Bang Bang (1969). La canzone del premio Oscar Richard M. Sherman (95 anni di età) è una ninnananna (così come il titolo indica precisamente), “Mushka’s Lullaby”, presente nell’album in tre versioni arrangiate, prodotte e dirette da Mancinelli, che ha spalmato qui e là il leitmotiv portante all’interno del suo score, ossia la Song Version interpretata dalla voce vellutata e carezzevole della soprano e attrice Holly Sedillos – ha cantato e vocalizzato in film e serie quali Shazam! Furia degli Dei, Super Mario Bros – Il Film, Willow, Avatar – La via dell’acqua e Nope –, solo strumentale e per flauto e pianoforte con la partecipazione straordinaria di nostre carissime conoscenze, Sara Andon e Simone Pedroni (la loro performance è da pelle d’oca), co-prodotta con Robert Townson.
La melodia di Sherman in queste versioni, sia sinfoniche che per voce e due strumenti, risalta ancor di più per carica emozionale intimisticamente nostalgica, profondamente tradizional-popolare e arcaica, marcatamente classicheggiante e barocca, dai tratti klezmer ben distinti, commovente e cullante da far versare copiose lacrime anche all’anima meno sensibile. Uno di quei leitmotiv che toccano corde sentimentali fin troppo nascoste nei meandri più segreti del nostro cuore, scaldandolo e avvicinandolo a Dio sempre di più, che solo uno spirito illuminato come quello del glorioso compositore Sherman potevano concepire e partorire su pentagramma. Un pentagramma che ha immediatamente inebriato e ispirato Fabrizio Mancinelli, musicista originario dell’Aquila, il quale ha saputo delicatamente, quasi in punta di piedi, inserire nelle trame della sua partitura con tale grazia e rispetto nei confronti di tale Maestro dell’Ottava Arte da fargli ottenere il premio all’Hollywood Music in Media Awards come miglior canzone per cortometraggio, condiviso con la Sedillos e lo stesso compositore italiano, residente a Los Angeles – da noi recensito più volte con le sue colonne sonore per il musical The Land of Dreams e i film di vario genere Scappo a casa, The Boat, La lunga corsa e Il viaggio leggendario –.
Nelle parole di Mancinelli, rilasciate durante un’intervista, l’enorme soddisfazione per il suddetto riconoscimento: <<Sto cercando da ore le parole giuste per descrivere un’emozione inaspettata nel condividere un premio con il mio eroe Richard M. Sherman (sì, proprio lui… quel Richard M. Sherman di Mary Poppins) e con la mia amica incredibile, la cantante Holly Sedillos, che ha donato alla canzone una bellissima anima. E che piacere figurare tra le nomination, insieme ad altri brillanti colleghi, quali Christopher Lennertz e al suo significativo progetto Pacemaker Musical>>.
Il piccolo film di Deja, che si è aggiudicato tre importanti premi come miglior corto d’animazione, ci racconta la classica storia di una bimba di 9 anni di nome Sarah, la quale, lontana dalla nonna ammalata, deve per forza di cose andare a vivere con il burbero padre nella casa immersa nella foresta della gelida Ucraina, dove però fa un bellissimo e strano incontro: un cucciolo di tigre che chiamerà Mushka dato che alcuni peli sulla sua testa formano la lettera M. Quando la tigre diventerà adulta, logicamente, inizieranno i guai. Mancinelli scrive una OST melodiosamente gentile e sinfonicamente larga, con un tema disneyanamente romantico e fanciullesco che si può ascoltare in “Happy New Year”, con intromissioni di elementi da carola natalizia, tra Čajkovskij e un inciso epico elgariano nella parte centrale del pezzo. “I’ll Be Alright” inizia sottilmente nelle retrovie per poi far cantare archi, fiati e legni, in primis il violoncello, cosa che accade anche nel susseguente “Arrival at the Station” con chiosa misteriosa e tremebonda. “The Miners/New Home” suona drammatico e tensivo, con quel violoncello melanconico che cerca di prevalere sui picchi brutali dell’orchestra, per poi rasserenarsi in un puro commento alla Alan Menken. Inizialmente teso e sospettoso si mostra “Out There in the Forest”, dopo gli archi e fiati, che giocano a rimpiattino, nella seconda parte si elevano in un volo meraviglioso per grande orchestra, con una chiusura mickeymousing drastica e brutale. “Chasing the Tiger” ritorna a battere sentieri armonici inospitali con un roboante incedere degli ottoni che segnano l’inseguimento della tigre. Soave e frivolo risuona il levare di fiati e archi, con accenno del dolcissimo tema di Mancinelli che viene all’improvviso sovrastato dal vocalismo fiabesco della melodia shermaniana e dalla grandeur sinfonica valzeristica e giullaresca del ‘Tutti’ orchestrale nel brano “I’ll Call Him Mushka/Growing Togheter”. Bruschi inserimenti degli ottoni e placidi ma misterici interventi dei fiati aprono “Instict Awakes/Sarah’s Nightmare/The Card Game” che si chiude via via con una melodia danzante balcanica assai diffidente e impaurita, quasi funerea. “They Want Mushka/Chase in the Forest and Farewell” è una traccia precipitosa, perigliosa con un ingarbugliato crescendo sinfonico dinamicamente aggredente e portentoso, che viene spezzato dalla combinazione tra il tema di Mancinelli e quello di Sherman in un tripudio dolorosamente mesto, di nuovo reciso dall’orchestra che corre furiosamente al salvataggio in extremis, con passaggi climax/anticlimax magnificamente architettati, dissolti in un violino piangente che da il là al brano successivo “Grandma Needs Me/Big Cat Rescue Team”, dove luminoso, spirituale e amabilmente ninnante rivive in tutta la sua purezza il leitmotiv di Mancinelli per un finale di partitura, prima degli End Credits cantanti dalla Sedillos sul motivo di Sherman, strappalacrime e addolcente che solo chi sa scrivere realmente per orchestra e dirigere con il cuore in mano riesce a farci pervenire in questo modo così intimamente acuto. La versione del tema di Mancinelli eseguita splendidamente da Sara Andon al flauto e da Simone Pedroni al piano, come bonus track del CD (insieme alla succitata versione della canzone di Sherman), ha una tale soavità nelle forme e talmente toccante nello scambio recondito dei due strumentisti da farci sprofondare in un vortice di sensazioni senza fine, turbanti positivamente, come la melodia medesima composta dal compositore italiano.    

Stampa