The Creator

cover the creatorHans Zimmer
The Creator (Id. – 2023)
Hollywood Records
12 brani - Durata: 43’48’’

Se c’è un compositore che negli ultimi anni ha affrontato tutti i generi e ha abbracciato più universi (dal DCEU all’MCU, da 007 a Dune) quello è sicuramente Hans Zimmer. Fagocitando tutti gli spunti che oggi il mondo dell’intrattenimento mainstream offre, il compositore tedesco è diventato il più prolifico autore di colonne sonore della sua epoca. Importano poco le questioni relative al suo coinvolgimento con la Remote Control che molti detrattori considerano una “fabbrica di temi” dove si perde l’artigianalità del processo artistico di un “creatore”. Ebbene, proprio in quanto creatore di musica, Zimmer non poteva non essere il compositore della partitura destinata al lungometraggio di Gareth Edwards dal titoloThe Creator. Il film di fantascienza, che al botteghino ha incassato poco, partendo da istanze molto interessanti si perde nell’anonimato di una pellicola che si appiattisce andando sempre più verso il finale. Risentendo di tale mancanza di profondità, anche la partitura ideata dal compositore naturalizzato americano non sembra essere dotata di elementi identitari forti.
Sin dai primi brani (“They are not people”, “A place in the sky”) l’ascoltatore si ritrova di fronte a una musica che si perde in una nebbia di suoni a tratti minimalisti che non riescono a trovare una precisa identità. Per raggiungere un certo lirismo, dobbiamo arrivare a “Where it all began”, brano nel quale gli archi si distendono trovando una prima dimensione specifica caratterizzata da tonalità nostalgiche che sembrano essere il fil rouge che si inerpica per tutto l’album e riaffiora anche nei pezzi successivi.
Zimmer è certamente un artista dell’atmosfera, riesce a creare e a convertire in musica mondi distanti (basti pensare al lavoro per Dune che gli è valso il premio Oscar), e anche in questo caso il pregio della partitura consiste proprio nel saper trasformare in note un mondo lontano nel tempo e nello spazio attraverso delle sonorità rarefatte. Si pensi a “She is not real” o a “Stand by” (tra i migliori dell’intera partitura) nei quali un’architettura classica prende il sopravvento, gli archi si intensificano e i fiati eseguono un tema essenziale alla Zimmer (si va con la memoria al celeberrimo tema del Cavaliere Oscuro costituito da pochissime note), il tutto condito da un coro in sottofondo che conferisce solennità. The Creator è certamente una partitura classica nel suo impianto sostanziale; dopo i numerosi esperimenti elettronici che Zimmer ha compiuto negli anni, nelle sue ultimissime opere sembra delinearsi un “ritorno all’ordine” che fa riaffiorare il musicista dei primi lavori in cui l’elettronica era comunque sempre subordinata a un solido impianto strumentale. Quest’anima classica sembra stridere con la fantascienza messa in scena, eppure, da bravo interprete di storie, Zimmer ha individuato il cuore della questione posta da Edwards e lo ha fatto riconoscendo che la dialettica instauratasi tra creatore e creatura è ancestrale con risvolti teologici; non a caso in “Prayer” troviamo auree sacrali date dal coro che contribuiscono a rarefare e rendere assoluta l’atmosfera.
La parte finale della score si caratterizza per brani che riprendono elementi già ascoltati; sia “Heaven” che “True love” sono il compimento di questo viaggio nel tempo della fantascienza ma anche in questioni ontologiche.
Né la partitura né il film riescono a conferire la giusta profondità a questioni tanto importanti e, come molte volte accade, si semplificano temi che andrebbero posti in altro modo. Nonostante la mancanza di una precisa identità, il lavoro del compositore è piacevole da ascoltare e soprattutto ci fa tornare ai tempi in cui Zimmer era uno sperimentatore che coniugava innovazione e tradizione, lasciando sempre in primo piano l’essenza della storia tradotta in note. È così, dunque, che il compositore/creatore di musica si mostra dotato di più anime che coesistono e che riescono ad abbracciare tutte le sfaccettature che una storia può avere, creando una propria creatura fatta di musica e immagini.

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